Ce la farà il nostro Wilson a uscire intero da questa avventura?
In un’epoca in cui il mercato dei videogiochi è dominato da titoli che fanno dell’azione, delle sparatorie, della grafica in altissima definizione e delle storie da blockbuster hollywoodiano i loro cavalli di battaglia, ci sono sviluppatori un po’ meno blasonati che cercano di offrire al grande pubblico esperienze leggermente più ragionate, raffinate, ricercate creando prodotti che esulano dagli stereotipi dei best-seller dell’ultima generazione e propongono qualcosa di nuovo per stuzzicare le menti dei giocatori dal palato più sopraffino. E’ il caso di Klei Entertainment che, dopo aver lanciato il proprio Don’t Starve su PC quasi un anno fa tenta di bissarne il successo facendolo approdare anche su PS4 e includendolo nel programma Plus di Sony. Scopriamo ora insieme come si è comportato il titolo sulla console di nuova generazione dell’azienda nipponica.
Al centro dell’esperienza proposta dal team canadese c’è la necessità di sopravvivere con qualsiasi mezzo all’ambiente ostile in cui verremo catapultati appena dopo aver premuto il tasto di Avvio nel menu principale. E’ vero, è vero, iniziare una recensione in questi termini potrebbe risultare affrettato, ma credeteci quando vi diciamo che, dopo un preambolo di pochissimi secondi, che serve da semplice incipit narrativo, Don’t Starve vi abbandonerà letteralmente al vostro destino costringendovi a far lavorare i neuroni per venire a capo di una situazione pericolosa e potenzialmente letale. Ogni cosa negli ambienti generati randomicamente dal software, infatti, può uccidervi in pochissimo tempo costringendovi a ricominciare l’intero gioco dall’inizio. Ragni, animali, fulmini, fuoco, fame e anche il buio e le misteriose creature che si celano al suo interno attentano all’incolumità del nostro protagonista, un mite scienziato senza alcuna abilità di combattimento che farà della propria mente e del proprio ingegno le sole armi con cui sopravvivere il più possibile. L’interfaccia è semplice ma allo stesso tempo intuitiva e ben congegnata, in quanto sarà sempre possibile tenere d’occhio il momento della giornata in cui ci si trova (in modo da non farsi cogliere impreparati dal calare delle tenebre che ci uccideranno istantaneamente ndR), le risorse raccolte fino a quel momento e le statistiche di salute, fame e sanità mentale del nostro eroe.
Il sistema di crafting è l’elemento cardine della formula imbastita dalla software house che strizza l’occhio a quello che ha reso Minecraft il fenomeno che è diventato ma lo potenzia, lo raffina in ogni sua parte. Raccogliendo qualche rametto e alcune pietre, infatti, sarà possibile creare un’accetta che ci servirà per abbattere alberi che a loro volta ci forniranno la legna per accendere il fuoco che ci proteggerà dalle pericolose creature nascoste nelle tenebre e via dicendo. Una struttura che a una prima occhiata potrebbe sembrare semplicistica ma che nasconde una profondità che non esitiamo a definire rara nel panorama videoludico moderno. Tante le sorprese che si nascondono all’interno del mondo di gioco tra artefatti misteriosi, caverne sotterranee da esplorare, porte dimensionali e tanto altro che vi lasciamo il gusto di scoprire senza addentrarci oltre nel discorso. Le meccaniche survival/crafting del titolo, quindi, si dimostrano solide e divertenti seppur, in un primo momento, possono risultare spiazzanti per un pubblico un po’ meno avvezzo alla tipologia di gameplay proposto mentre l’elemento “permadeath” può risultare quantomeno frustrante in quanto ci costringerà a ricominciare, ogni volta, tutto daccapo senza possibilità di tornare sui nostri passi a recuperare gli oggetti raccolti fino a quel momento. Anche la mappatura dei comandi adattata al pad Dualshock 4, infine, risulta assolutamente piacevole in modo da non far rimpiangere nemmeno per un momento la configurazione mouse+tastiera, un indiscutibile merito che va conferito all’opera del team Klei Entertainment in quanto non si trattava di un’impresa facile da realizzare.
L’elemento che caratterizza maggiormente la produzione è sicuramente il suo peculiare, piacevolissimo e ricercato stile grafico che richiama da vicino le prime opere dell’eclettico regista Tim Burton e delinea un prodotto curato nel proprio stile minimale tendente al gotico e, a tratti, anche allo steam-punk. Ottimo anche l’accompagnamento sonoro dotato di musiche di grande atmosfera e di effetti sonori bizzarri ed esilaranti. Buoni anche gli sporadici dialoghi (scritti) che non mancheranno di strapparvi un sorriso se masticate bene l’inglese in quanto il titolo è privo di qualsiasi tipo di localizzazione in italiano.
In conclusione questo Don't Starve si presenta all'appuntamento con PS4 come un titolo survival dalle spiccate meccaniche di crafting che saprà accontentare tutti gli appassionati del genere e non. Una difficoltà molto elevata almeno nelle prime battute potrebbero scoraggiare molti utenti in quanto l'elemento "morte permanente" li costringerà a ripetere l'intera esperienza dall'inizio più e più volte ma la semplicità della struttura nasconde un titolo incredibilmente profondo e ricco di personalità che vale la pena di provare almeno una volta per distaccarsi dalla monotonia del mercato moderno.