Eidos si è nuovamente dimenticata come si fanno i giochi, quelli memorabili almeno.
La serie Deus Ex sembra avere su di sé una sorta di maledizione. Il primo capitolo creato da Warren Spector viene considerato tutt’oggi un capolavoro, per molti è semplicemente uno dei migliori giochi PC di sempre. I pensieri sul seguito, Invisible War sono invece l’esatto contrario. Dopo una pietra miliare, ci si aspettava che il seguito fosse stato almeno all’altezza se non superiore.
Guarda guarda, sorpresa sorpresa, dodici anni dopo è capitata nuovamente la stessa esatta situazione. Human Revolution ebbe il difficile compito di rispolverare la serie facendo dimenticare lo scivolone di Eidos con Invisible War, ci riuscì neanche troppo difficilmente. Aveva uno stile visivo unico, una trama intrigante ed una gameplay peculiare. Non sarà stato difficile riproporre il tutto in Mankind Divided, no?
Deus Ex Mankind Divided riprende le vicende di Adam Jensen da uno dei finali del precedente capitolo. In particolare sappiamo che Adam ha affondato Panchaea e che è rimasto in coma per due anni in una struttura in Alaska.
Avviato il gioco ci ritroveremo su di un elicottero con una truppa armata. Scopriamo che Adam fa ora parte di una squadra anti terrorismo dell’Interpol. Questa ha un agente sotto copertura a Dubai, il suo scopo era di entrare in contatto con un trafficante di armi e potenziamenti ed organizzare un incontro.
Arrivati al punto di ritrovo, mentre stiamo per braccare l’obiettivo, intervengono degli strani individui coperti con una maschera d’oro ed evidentemente potenziati con degli innesti. Uccidono il trafficante ed attaccano la nostra squadra. Riusciamo a manomettere l’elicottero presente in zona per evitare che fuggano, una tempesta di sabbia però ci travolge uccidendo la maggior parte dei presenti.
Adam riesce a cavarsela e torna a Praga, base dell’Interpol e dove lui stesso alloggia. Appena arrivati alla stazione dei treni, notiamo come negli ultimi due anni la situazione sia precipitata. I “naturali” – coloro che non hanno innesti – e i potenziati, vengono visti come due razze diverse. A causa di diversi incidenti, a subirne sono proprio i potenziati. Non solo i bagni, gli ingressi ai trasporti pubblici e via dicendo, sono separati, ma subiscono anche un trattamento poco piacevole dalla polizia, oltre che dai naturali che non faticano ad insultarci o comunque a riempirci di male parole.
La polizia è onnipresente e ci chiederà non raramente i documenti. Facciamo per andarcene che un attacco terroristico rade al suolo la stazione. Anche in questo caso non sappiamo chi sia stato, ma sicuramente non renderà vita facile ai potenziati, ormai capro espiatorio in qualsiasi situazione. Quello che è certo è che Adam non si scorderà molto presto dell’accaduto. Ci risvegliamo a casa nostra, doloranti. La maggior parte degli innesti non funzionano più.
Ciò che toccherà fare al nostro caro potenziato è di scoprire chi si cela dietro ai due attacchi e le relative motivazioni. Con una trama che cerca di sorprenderci senza mai riuscirci. Non solo il tutto è poco interessante e la narrazione mal riuscita, ma ci vengono buttati addosso nomi su nomi che ci chiederemo spesso: “e questo chi è ora?”. Continueremo a porci questa domanda con anche la speranza che prima o poi qualcosa di interessante accada, per poi arrivare improvvisamente al finale.
Deus Ex Mankind Divided manca completamente di momenti iconici o anche semplicemente un minimo memorabili. Arrivati alla conclusione, dopo una missione che potrebbe essere benissimo scambiata per “una delle tante”, si rimane di stucco per tanti motivi, tutti sbagliati. Non ci si aspetterebbe mai che quella sia la fase conclusiva, sia perché, come detto, nel gioco ancora non era accaduto nulla di interessante, sia perché l’obiettivo della missione stessa non sembra essere così determinante.
Oppure semplicemente, Eidos non è riuscita in alcun modo a generare la giusta atmosfera, ad incanalare tutte le vicende e a portarle a termine nel momento giusto. La conclusione del precedente capitolo era epica, o perlomeno lo era resa. Il processo era: location unica, pathos e sfida sempre più crescente, boss finale e scelta multipla con conseguenze devastanti. Tutto questo non esiste in Mankind Divided, Eidos sembra che si sia semplicemente scordata di come fare videogiochi.
Non è solo la mancanza totale di epicità – per rendere l’idea, è più emozionante andare a fare la spesa alla Lidl -, di una boss fight decente -, il boss è uno, in tutto il gioco – ma almeno lo si può eliminare furtivamente – e di scelte realmente determinanti ma anche di risposte alle domande. Il gioco viene interrotto talmente bruscamente che sembra incompleto, tutti i personaggi e le vicende che ci sono state buttate in faccia rimangono in sospeso, facendoci capire che torneranno nel prossimo capitolo quando si poteva trattare tutto in un unico gioco.
Anche il primo non era da meno, ma Mankind Divided esagera. Passeremo più tempo ad entrare in appartamenti a cercare prove e violare computer che a fare qualcosa di anche solo un minimo più divertente.
Praga è sostanzialmente l’unica vera location presente, o almeno la più grande, quella esplorabile ed in cui passeremo più tempo. Seppur di Human Revolution si sia criticato tanto la palette giallognola onnipresente, era in realtà una scelta stilistica che lo distingueva da altre produzioni. La cittadina della Repubblica Ceca, seppur abbia qualche idea artistica simpatica ogni tanto, risulta fuori contesto, poco adatta allo stile cyberpunk del titolo, che è però presente nel vestiario dei personaggi.
Va detto però che il game design qui, al contrario di quello delle missioni principali, ci permette di sfruttare le nostre varie abilità. Per arrivare per esempio all’obiettivo di una missione secondaria avremo la possibilità scegliere uno dei percorsi disponibili. Potremmo aver bisogno del potenziamento che ci permette di sollevare carichi pesanti, in modo da svelare per esempio un cunicolo. Oppure, potremmo attraversare una zona piena di gas letale, ancora una volta, sempre se avremo sbloccato l’abilità che ci permette di farlo. Le possibilità sono ancora molte, possiamo usare il super salto per raggiungere un’altezza elevata, la nostra conoscenza dell’hacking per aprire una porta e via dicendo.
Per qualche ragione, nelle missioni principali non abbiamo così tante opportunità, per arrivare al nostro obiettivo spesso basterà semplicemente utilizzare l’abilità dell’invisibilità per passare inosservati tra nemici, trappole e telecamere. Puntando dritti dritti all’indicatore di direzione. Togliendo praticamente del tutto il gusto dell’esplorazione.
Anche questa volta, possiamo scegliere il nostro modo di agire, se letale o non letale. Agendo in modo letale dovremo ovviamente tener conto che le guardie presenti verranno allertate e dovremo confrontarci faccia a faccia con scagnozzi ben armati e non è detto che avremo proiettili a sufficienza. Dovremo anche tener conto che i nemici corazzati resistono ai normali proiettili, dovendo quindi portare con noi quelli perforanti, oltre a quelli EMP per disabilitare torrette e robot.
Insomma, la vita per quelli che decideranno di giocare in modo “caciarone” non sarà per nulla facile.
Al contrario, giocarlo in modo furtivo ci darà molta più soddisfazione. Abbiamo dalla nostra delle armi stordenti che ci permettono di mettere fuori gioco i bersagli senza far rumore. È buona norma trascinare i corpi per nasconderli dalla vista degli alleati, che altrimenti entrerebbero in fase di perlustrazione e soprattutto andrebbero a rianimare le guardie appena stese.
Anche qui, ci vengono in soccorso le abilità di Adam. Possiamo utilizzare l’invisibilità di cui sopra, o la soppressione dei rumori. Dobbiamo però tener presente la carica della batteria. Più le utilizziamo e più questa si scarica, rischiando di rimanerne a corto proprio nel momento del bisogno.
Potremmo tornare visibili proprio in mezzo ad una stanza piena di pericoli, oppure non poter abbattere un nemico. Perché sì, anche gli abbattimenti, letali o meno che siano, richiedono l’utilizzo della carica. È quindi fondamentale dosare l’utilizzo dei nostri potenziamenti, potremmo quindi trovarci nella situazione in cui decidere di evitare di usarli, o magari di ricorrere alle nostre armi piuttosto che agli abbattimenti.
Non mancano i dialoghi a scelta multipla che portano effettivamente ad una reazione diversa del nostro interlocutore, concludendosi in alcuni casi a con delle reazioni drastiche. Peccato per dei problemi non proprio minimali di sincronia labiale, con in alcuni casi proprio la mancanza delle animazioni delle labbra o l’interruzione improvvisa delle frasi.
Tecnicamente, per quanto riguarda la versione PS4, Mankind Divided soffre anche di un frame rate fin troppo basso in molte situazioni, anche quando nulla giustifichi il numero irrisorio di fps.
Mankind Divided è l’Invisible War moderno. È il Deus Ex maledetto, quello che segue un capitolo memorabile, di cui ci si aspettava tanto. Di conseguenza la delusione è tanta. È tanta perché non ha alcun momento un minimo interessante, finisce improvvisamente in malo modo tanto da farci credere che sia un progetto incompleto, quasi mancante di più di metà gioco.
Il gameplay, seppur in alcune occasioni ci viene dimostrato come ci sia la possibilità che sia veramente profondo e pieno di scelte, viene miseramente spogliato, anche a causa di un level design fin troppo semplice.