I ragazzi francesi di Motion Twin si mettono in gioco con un titolo ricco di potenziale che punta alla creazione di un vero e proprio sottogenere.
Quando Dead Cells giunse su Steam nel corso del 2017 in early-access, nessuno si sarebbe mai aspettato che i ragazzi di Motion Twin sarebbero riusciti a dare vita a un vero e proprio sottogenere videoludico, il cosiddetto roguevania. Roguelike e metroidvania sono infatti due generi estremamente diversificati tra loro che grazie al vasto universo indie hanno saputo riacquistare grande forza nel corso di questi ultimi anni. Imperdibili opere si sono succedute una dietro l’altra in rapida successione conquistandosi i consensi indiscussi di critica e pubblico, il tutto all’interno di un’industria dove si riteneva ormai tempo immemore che simili creature non avessero più nulla da dire. Con Dead Cells, però, il team francese ha deciso d’imporsi sul mercato creando un’esperienza ibrida pensata specificatamente per portare una nuova ventata d’aria fresca in un ambiente dove l’innovazione è oramai un difficile traguardo.
Dead Cells punta a definire un vero e proprio sottogenere, quello dei roguevania.
L’obiettivo non era facile e anche solo l’idea di poter fondere roguelike e metroidvania era da molti vista come una follia, uno scherzo di pessimo gusto che alla fine si sarebbe concretizzato in un disastro inenarrabile. Il team di sviluppo non si è però lasciato scoraggiare dal dilagante scetticismo che sembrava ruotare intorno alla loro nuova opera e anzi, nel corso di questi mesi ha fatto tutto ciò che era in proprio potere per migliorarla ed espanderla ulteriormente. Dopo aver atteso pazientemente l’arrivo di una release finale, il grande momento è infine giunto. Dead Cells è oramai disponibile nella sua versione definitiva e noi ci siamo lanciati a capofitto nel suo contorto mondo esplorandone ogni più piccolo anfratto. Dopo un lungo e faticoso viaggio nei meandri di castelli in rovina, fogne nauseanti e città abbandonate, siamo finalmente pronti a dirvi la nostra. Motion Twin è davvero riuscita a raggiungere il suo ambizioso obiettivo?
Uno strano ammasso informe di cellule precipita da un lungo tubo colpendo violentemente il terreno; intorno a lui si presenta quella che parrebbe essere una prigione mentre a pochi metri di distanza è possibile notare un cadavere malridotto. Senza esitazione alcuna, la creatura si avvinghia al corpo prossimo alla decomposizione impossessandosene, di fatto riportandolo in vita. Neanche il tempo di capire cosa stia succedendo che una figura femminile si mostra a noi spiegandoci che in questo strano luogo non è possibile raggiungere le porte dell’oltretomba. Ogni qualvolta dovessimo passare a miglior vita, finiremmo infatti semplicemente con il risvegliarci in questo luogo, costretti a continuare il nostro faticoso viaggio. Le domande sono tante e le risposte scarseggiano. Per poter saziare il nostro bisogno di sapere su quanto sta succedendo, non dovremo far altro che avanzare nel mondo di morte e distruzione che ci si è parato innanzi.
Come facilmente intuibile da questa premessa, narrativamente parlando, Dead Cells non grida certo al miracolo. Giocando andremo ponendoci i classici quesiti che spesso vanno presentandosi in occasioni similari, domande relative al nostro passato, al luogo in cui ci troviamo e alle motivazioni per cui siamo finiti in una località tanto remota. L’avventura pone sul piatto un’esperienza che, sotto certi aspetti, potrebbe facilmente riportare alla mente quanto visto nei Dark Souls di From Software, con una narrazione frammentata e non sempre chiara che andrà presentandosi a noi grazie a messaggi, note e personaggi sparsi in giro per il mondo di gioco. Fortunatamente, rispetto alla versione early-access, il titolo presenta ora molte più informazioni sparse in giro per le diverse mappe affrontabili e alla fine della propria storia avrete un quadro generale decisamente più completo di quanto non fosse in passato. Resta comunque il fatto che Dead Cells non ha mai puntato le sue carte su una storia ricca di phatos e, a conti fatti, quello che andrete a scoprire giocando altri non sarà che un confuso pretesto per farvi continuare a combattere.
Come detto poc’anzi, l’esperienza ludica offerta da Dead Cells rappresenta un’interessante via di mezzo tra roguelike e metroidvania. Di base, avremo infatti un action-adventure 2D in cui dovremo muoverci in ambienti dalla crescente difficoltà nel mentre che potenzieremo il nostro alter-ego digitale. Nel nostro inventario potremo tenere un’arma da mischia, una a lunga gittata che potrà essere sostituita da uno scudo a seconda delle preferenze, e due gadget utili per semplificarsi la vita, tra granate, lame rotanti e chi più ne ha, più ne metta. La componente roguelike, in tal senso, è facilmente evidenziabile. Ogni volta che vedremo il sopraggiungere del game-over, ci ritroveremo sempre nella stessa cella d’inizio gioco ma all’interno di un mondo completamente differente rispetto al passato. Stanze, oggetti e nemici saranno infatti inseriti in maniera casuale all’interno di ogni partita, elemento che come da prassi allontana non poco quel pericoloso rischio ripetitività che altrimenti si sarebbe potuto presentare al giocatore in maniera preponderante.
Ogni volta che la morte avrà la meglio su di noi, andremo quindi ad affrontare una vera e propria run completamente differente rispetto alla precedente, se non per alcuni piccoli elementi ludici pensati per dare un senso di continuità al tutto. Per quanto riguarda le contaminazioni da metroidvania, bisogna invece concentrarsi sull’eroe che andremo impersonando. Il team di sviluppo ha infatti ben pensato d’inserire nella sua opera una struttura di potenziamento che, diversamente da quanto accadrebbe in un qualsiasi altro roguelike, non viene azzerato una volta sconfitti. Eliminando nemici e aprendo forzieri sparsi per la mappa sarà infatti possibile ottenere delle particolari cellule utilizzabili per migliorarsi sotto diversi aspetti, sia attivi che passivi. Potremo, ad esempio, aumentare il numero di cure trasportabili o, ancora, avremo la possibilità di utilizzare particolari mutageni per causare ingenti quantità di danni aggiuntivi ai nemici. Oltre a questo, in giro per la mappa saranno presenti anche alcuni utili potenziamenti capaci di rendere più efficienti le vostre armi, aumentando al contempo la quantità di vita in vostro possesso.
La raccolta di tutti gli oggetti utilizzabili in-game sarà di primaria importanza per poter avere la meglio contro i nemici.
Tutto viene lasciato nelle sagge mani del giocatore, il quale dovrà cercare di dar periodicamente forma a un combattente ben equilibrato sia in combattimento che in difesa. Situazioni inizialmente impossibili da gestire diventeranno così sempre più facili da affrontare, e seppur non tutto quello che raccoglierete in una run rimarrà in vostro possesso in quella successiva, il costante potenziamento del vostro alter-ego digitale è indubbiamente palpabile. Oltre a questo, nel gioco sono poi presenti dei particolari obelischi che, dopo avervi messo davanti un potente nemico d’elitè da dover eliminare, vi permetteranno d’ottenere ulteriori potenziamenti – che non perderete una volta sconfitti – importantissimi ai fini dell’esplorazione. Fin dai primi istanti in-game, noterete infatti la presenza di alcuni oggetti dello scenario sostanzialmente inutilizzabili. Tali elementi potranno infatti essere sfruttati solo dopo aver ottenuto i poteri necessari per attivarli. Anche in questo caso, il loro posizionamento è del tutto casuale ma il loro sfruttamento si rivelerà ben presto essenziale per poter raggiungere aree segrete in cui ottenere ancor più potenziamenti e, conseguentemente, per divenire ancora più inarrestabili.
Quella che Dead Cells riesce così a offrire si è rivelata essere un’esperienza varia e divertente, anche grazie alla perfetta responsività dei comandi. La presenza di numerose tipologie di nemici affiancate da una gran varietà di strumenti – tutti tra l’altro ben visibili dal giocatore in delle teche di vetro una volta che li avrà sbloccati – offre run sempre diverse ma estremamente divertenti che, grazie alle capacità permanentemente migliorabili del proprio alter-ego digitale, riesce a mettere da parte quella rischiosa sensazione in cui, una volta imbattutisi nel game-over, ci si rende conto che intere ore in-game sono andate totalmente sprecate. La presenza aggiuntiva di vari mercanti in cui acquistare utili oggetti con la moneta di gioco, sfide impegnative da dover completare per l’ottenimento di utili ricompense e segreti sparsi in ogni angolo del mondo di gioco capaci d’invogliare all’esplorazione più sfrenata vanno così a chiudere un quadro dall’incredibile livello qualitativo dove però è anche presente qualche fastidiosa mancanza.
Lo stile in pixel-art regala scenari deliziosi che saranno un piacere da esplorare in lungo e in largo.
In primis, com’era facile immaginare, la preponderante casualità che rappresenta una delle colonne portanti di Dead Cells potrebbe portarvi a dover affrontare stanze estremamente semplici seguite di pari passo da zone incredibilmente difficili, dove il numero e la varietà d’avversari contemporaneamente presenti su schermo potrebbero rendervi la vita estremamente difficoltosa. Secondariamente, dispiace constatare come la software house non abbia posto poi molta attenzione per quanto riguarda i boss affrontabili, presenti in numero piuttosto risicato e poco accattivanti in termini di design. Ben poco si può invece dire allo splendido comparto tecnico sfoggiato dall’opera che, grazie a un sapiente uso della pixel-art, ha saputo dar vita a splendidi scenari capaci di mettere in mostra una palette cromatica estremamente ricca e capace di valorizzare perfettamente ogni ambientazione, alle volte con colori forti e vivaci, in altri casi con pennellate scure e saturate. Di gran livello si è infine rivelata anche la colonna sonora, composta da numerose tracce capaci d’accompagnare magnificamente il giocatore nel corso del suo lungo e difficoltoso viaggio.