Activision e Vicarious Visions riportano in auge una saga storica dell'era PlayStation. Semplice operazione nostalgica? Scopritelo nella nostra recensione completa!
Correva l’anno 1996. Laddove il successo di due colossi come Nintendo e SEGA veniva suggellato da due delle più celebri mascotte del mondo videoludico e non solo, il mercato vedeva l’affacciarsi di Sony e della sua PlayStation. Dall’esigenza di creare un personaggio simpatico ed emblematico che accompagnasse il nuovo gioiellino, e che tenesse testa all’idraulico Mario e al porcospino blu Sonic, Naughty Dog decise di mandare una squadra per una spedizione di ricerca sui mammiferi della Tasmania. Dalla matita di Charles Zembillas e dalle menti di Andy Gavin e Jason Rubin nacque così Crash Bandicoot, un platform 3D in esclusiva che portò anche a mamma Sony la sua mascotte. Ad oggi, dopo 21 anni ed un successo incredibile, il frenetico marsupiale arancione e le sue scorribande sono storia, quasi leggenda. Ed Activision, in accordo con Sony, decide di rispolverare la preziosa licenza della celeberrima saga, commissionando ai ragazzi di Vicarious Visions un progetto dal forte sapore nostalgico. La “remastered plus” Crash Bandicoot N.Sane Trilogy riporta in auge sulle nostre fide PlayStation 4 i tre capitoli originariamente rilasciati sulla vecchia PSX: Crash Bandicoot, Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back e Crash Bandicoot 3: Warped, opportunamente ammodernati sotto il profilo tecnico ed impreziositi con alcune novità. Semplice operazione nostalgica, dunque, o molto altro? Scopriamolo!
Bastano appena pochi secondi in-game e rieccoci catapultati sulla non meglio localizzata isola australiana N.Sanity. Tra esperimenti certamente malriusciti da parte della nemesi del nostro alter ego, il dottor Neo Cortex, e creature antropomorfe destinate a formare una schiera con cui dominare il mondo, ci ritroveremo ben presto di fronte a quell’incipit che ricorda pesantemente le vicende dell’idraulico più famoso del mondo: il nostro Crash riuscirà a sfuggire agli esperimenti del dottore, ma la sua bella Tawna resterà prigioniera. Ha dunque così inizio il nostro viaggio per la salvezza della fanciulla, a partire da ambientazioni e livelli silvani sino a giungere a templi, fabbriche e, infine, al castello di Cortex. L’impronta narrativa, così come la totalità della struttura ludica e del level design vengono riproposti fedelmente in questo restyling, senza alcuna sostanziale modifica. Ecco che ci ritroviamo, pad alla mano, il classico platform 3D, lo stesso di 21 anni fa, caratterizzato dallo stesso level design sopraffino e ragionato. Ben lungi dal voler fornire in questa sede un giudizio in merito alla qualità – indiscussa, per altro – dei titoli originali, questo scritto è chiaramente improntato a valutare la qualità della riedizione e del lavoro su di essa svolto.
La scelta di mantenere pressoché inalterata la struttura ludica dei titoli, tuttavia, va raffrontata al tempo che avanza, all’evoluzione del medium e alla conseguente evoluzione del genere sottesa. Va da sé che non possiamo esimerci dal considerare ed analizzare questo aspetto, in sede di recensione. A tal proposito, il primo capitolo della trilogia, Crash Bandicoot, è certamente quello del pacchetto invecchiato peggio, e che presenta le maggiori ed anacronistiche criticità. A partire da quei problemi legati alle hitbox che già si trascinava appresso il capitolo originale – presenti anche in questa riedizione – per giungere ad una struttura della progressione in generale decisamente molto lineare. Il tutto si traduce in un’avventura particolarmente ostica, con un livello di sfida talvolta reso crudele dalla legnosità dei comandi, dai tempi di risposta e dalla tutt’altro che eccezionale precisione nei salti. Tutto ciò porta il giocatore a dover studiare con meticolosità il level design, a memorizzarlo e ad analizzare attentamente i pattern dei nemici, portando l’avventura ad un ritmo compassato e ragionato. Poco male, se non fosse che vi sia ad accompagnarlo un trial and error sfrenato, compulsivo, che fa storcere non poco il naso.
La situazione migliora sensibilmente nel secondo capitolo, sino a giungere all’apice di quel climax ascendente che la saga su PlayStation è riuscita a far culminare in Warped, in cui ritmo, level design e difficoltà si rivelano eccezionalmente bilanciati. Se nel primo episodio la longevità viene scandita prevalentemente dalla difficoltà e dal trial and error, al netto di un numero di stages non così esaltante, nei successivi due capitoli l’introduzione dei cristalli da raccogliere e di nuove gemme opzionali colorate ha permesso di ampliare la prospettiva di completamento e la varietà dei livelli in generale, introducendo un backtracking bilanciato e funzionale. Anche il numero di livelli è aumentato, e la linearità dell’avventura viene abbandonata in favore di una struttura a zone-sezioni che ci consente di affrontare i vari stages nell’ordine che preferiamo. A livello di ritmo, inoltre, dal secondo capitolo si ha una progressione più dinamica, favorita dall’introduzione di sezioni più improntate all’azione a bordo di veicoli di vario tipo o in groppa a simpatiche bestie.
Come si è detto in precedenza, il lavoro svolto in questa “remastered plus “non ha inficiato significativamente sugli aspetti inerenti al gameplay dei tre capitoli in questione, anche se qualche novità in questo campo è stata introdotta. La più lampante è certamente l’introduzione del bandicoot femmina Coco, sorella di Crash, disponibile sin dal primo capitolo attraverso una macchina del tempo. Ad eccezione delle boss fight, difatti, sarà possibile scegliere di affrontare qualsiasi stage con Coco sin dal principio. A questa aggiunta di rilievo se ne segnalano alcune di minori, che riguardano soprattutto il primo capitolo. In modo particolare, è stata introdotta la difficoltà dinamica, originariamente presente solamente da Crash Bandicoot 2. Questa vi consente di ottenere, dopo un numero consecutivo di fallimenti, qualche piccolo vantaggio, come protezioni dello stregone Aku Aku extra o checkpoint aggiuntivi.
L’aspetto su cui Vicarious Visions ha lavorato maggiormente nel riportare alla luce la storica mascotte Sony è certamente quello tecnico. La gran parte delle risorse è stata destinata al restyling grafico di texture, ambientazioni, livelli, modelli dei personaggi e animazioni. Queste ultime sono state completamente riviste e rielaborate da zero, con risultati molto soddisfacenti. Le espressioni facciali, in modo particolare, sono state rese dinamiche e dettagliate, come si può notare persino nelle varie sequenze in game. Anche le cutscene, fedelmente riprodotte come il resto, sono state completamente rielaborate in risoluzione 1080p e debitamente impreziosite di dettagli. Le ambientazioni e i livelli di tutti i tre capitoli sono riprodotti con una fedeltà certosina, segno di un attento e amorevole lavoro di studio e conoscenza di un brand che non meritava nulla di meno. Ottima la resa degli effetti di luce, così come particolarmente di qualità si rivela essere il restyling grafico dei personaggi, con un Crash più in forma e “definito” che mai.
L’unico appunto tecnico che può essere fatto al pacchetto confezionato dai ragazzi statunitensi è il framerate bloccato a 30 fps. Per una riedizione di titoli che hanno circa 20 anni sul groppone ci si poteva aspettare forse qualcosa in più in termini di fluidità, per lo meno su PlayStation 4 Pro, ma in generale il lavoro svolto è encomiabile e meritevole di un plauso per la fedeltà nella ricostruzione tecnica e stilistica. Da segnalare, in chiusura, anche l’ottimo lavoro svolto sul fronte audio, con la colonna sonora peculiare rimasterizzata, a livello qualitativo del resto della produzione, e un doppiaggio completamente in italiano che rievoca le atmosfere e la teatralità dei titoli originali. Infine un altro piccolo appunto per i tempi di caricamento, frequenti e oltremodo prolissi, in modo particolare nel secondo e nel terzo episodio.
Crash Bandicoot N. Sane Trilogy è ben lungi dal configurarsi come una semplice operazione nostalgica. Si rivela, altresì, un prodotto ideale anche per le nuove generazioni, per tutti coloro che per ragioni di tipo anagrafico non hanno potuto fare la conoscenza dei marsupiali targati Naughty Dog. Il platform ideato da Gavin e Rubin resta un prodotto eccezionalmente godibile ancora oggi, al netto di alcune problematiche di gameplay relative al primo capitolo. I ragazzi di Vicarious Visions hanno svolto un restyling d'eccezione, mostrando passione, conoscenza e amore per un brand entrato di diritto nella storia del videogioco e nel cuore di milioni di persone. Crash è tornato, gente, ed è ancora in forma smagliante!