Torna il racing game più violento di sempre
Dal punto di vista mediatico e sociale è interessante che Carmageddon sia tornato sui nostri scaffali oggi, nel 2016. Il titolo vide la luce quasi vent’anni fa, nel 1997: un’epoca in cui la nostra società, forse, non era ancora pronta alla violenza gratuita che avrebbe portato l’industria videoludica solo qualche anno dopo.
Stainless Games, dopo quasi un ventennio da quello che può essere considerato il suo capolavoro, ha scelto di far tornare la serie in auge dapprima l’anno scorso, con Carmageddon: Reincarnation per PC, e ora su Playstation 4 e Xbox One con Carmageddon: Max Damage. Le corse più sanguinose di sempre sbarcano anche su console.
Alla base di Carmageddon: Max Damage, ma verrebbe da dire di tutta la serie fin dal suo esordio negli anni novanta, c’è il profondo senso di irriverenza, fisica e verbale, la stessa che suscitò tanto scalpore anni fa al punto che in numerosi Stati – Italia compresa – il gioco fu censurato o ne fu addirittura vietata la vendita.
Grazie a patch e modifiche varie, tuttavia, tutti gli appassionati della serie hanno comunque potuto provare il titolo originale nella sua essenza e interezza, potendone apprezzare tutta la violenza e la volgarità delle sue feature.
Carmageddon: Max Damage si divide in alcune modalità di gioco piuttosto classiche, dalla Carriera al Gioco Libero fino all’immancabile Multiplayer. All’inizio di una Carriera o di un tracciato libero è possibile selezionare fra tre diverse difficoltà in cui si rispecchia tutta la cinica ironia della produzione di Stainless Games.
“Ridurre cagnolini in poltiglia con un martello” per un’esperienza di gioco facile, “Normale rampante follia” se cercate una difficoltà nella norma e “Più difficile che sfiorare il deretano di un rinoceronte” per chi cerca un livello di sfida alto. Una volta scelto se preferite cagnolini o rinoceronti è tempo di scaldare i motori.
Carmageddon: Max Damage è un racing game sorprendentemente longevo, grazie ai più di sessanta tracciati – circa tre o quattro per ogni livello – di cui si compone la modalità Carriera. A ciò si aggiungono le modalità di Gioco Libero come “Carma Classico”, nelle quali è possibile scegliere le caratteristiche dei tracciati, il numero di giri e altro.
Carmageddon è uno di quei titoli che, giocati in solitaria, risultano divertenti. Giocato con amici in Multiplayer è semplicemente l’essenza del divertimento. La particolarità di ogni tracciato è che, nella maggior parte dei casi, esistono tre modi diversi per vincere.
Potete optare per la soluzione più corretta – e noiosa, visto lo spirito del gioco – e completare i giri del tracciato. Le mappe di Carmageddon – ognuna, peraltro, piuttosto vasta e variegata – sono fatte per essere esplorate come se vi trovaste in un open world su quattro ruote.
Qui è possibile sprigionare tutta la vera essenza di Carmageddon con le altre due possibilità per vincere e far punti: demolendo le altre autovetture in gara, scontrandovici ad alta velocità oppure utilizzando i potenziamenti che potrete raccogliere dai barili posti lungo la mappa, oppure investendo i numerosi pedoni presenti su mappa in un tripudio di splatter e black humor.
Carmageddon non risparmia niente e nessuno e si impegna nel farvi sentire il più crudeli possibile: potrete metterli sotto proprio tutti, dalle vecchiette ai portatori di handicap.
Carmageddon: Max Damage è divertentissimo e passerete numerose ore a demolire auto o spappolare pedoni, il tutto a bordo di diverse vetture che si differenziano in peso, velocità e forza fisica. All’interno del garage potrete selezionare il veicolo a voi più congeniale e personalizzarlo in termini di colori e maneggevolezza.
Se da un lato Carmageddon risulta ancora così divertente – probabilmente perché ormai slegato da quell’aura di “scandalo” affibbiatagli vent’anni fa – dall’altro è il gameplay a risentire non poco del passare degli anni, troppi per non notare quanto Max Damage abbia una giocabilità per niente al pari con i tempi.
Non è tanto per il suo aspetto visivo, di per sé molto modesto. C’è da considerare, anzi, che Carmageddon: Max Damage è una produzione low cost e nonostante il basso budget, il lavoro di ottimizzazione grafica è di buon livello, in particolare il titolo può vantare di un ottimo e stabile frame rate.
Ciò in cui pecca realmente Carmageddon: Max Damage è nella componente puramente di guida. Ben consci che, per una simulazione ottimale e realistica, gli appassionati possono contare sui vari Gran Turismo, Assetto Corsa e soci, guidare in Max Damage è quasi una tortura.
Pur oscillando sensibilmente a seconda dell’auto utilizzata, la manovrabilità di queste ultime è davvero precaria, soprattutto in curva vi ritroverete a slittare fin troppo oltre le vostre reali intenzioni. Anche la gestione della telecamera, che si limiterà a “scattare” nella direzione e nel lato richiesti piuttosto che a girare intorno al veicolo a vostro piacimento, potrebbe crearvi qualche grattacapo.
Giocare Carmageddon oggi, nel 2016, è dunque interessante perché ci rendiamo conto di quanto sia cambiato il panorama mediatico, non solo videoludico, in termini di impatto visivo e sonoro. Siamo più abituati a vedere e assorbire la violenza rispetto a vent’anni fa e questo si riflette nella fruizione di Carmageddon: Max Damage.
Una partita a Max Damage, sul piano emotivo, ci regala le stesse sensazioni di una sessione di Rocket League – tanto per fare un paragone con un ibrido videoludico sul cui sfondo figura la componente racing – ed è questa la particolarità del panorama attuale, così variopinto e saturo da non arrecarci più neanche una briciola di sconvolgimento.
Carmageddon: Max Damage è ancora divertente come vent’anni fa, ma non è invecchiato benissimo. Il titolo risulta sorprendentemente longevo grazie a una carriera corposa e diverse modalità libere che, soprattutto in compagnia di amici, rendono violenza e distruzione ancora più soddisfacenti. Tuttavia, se da un lato lo spirito irriverente di Carmageddon è rimasto vivo e riesce ancora a strapparci qualche sorriso, il gameplay è rimasto stagnato nelle componenti essenziali che caratterizzavano i racing nel decennio scorso. Ne consegue una manovrabilità dei veicoli estremamente precaria e una pessima gestione della telecamera.