Preparatevi ad essere trasportati nel meraviglioso mondo di Chris Eriksen dove la realtà è semplicemente troppo grigia per non essere colorata con l'immaginazione. Ecco che cosa ne pensiamo de "Le Fantastiche avventure di Captain Spirit", episodio autoconclusivo che fa da apripista alle vicende di Life is Strange 2!
Eccoci quindi a dover prendere fin da subito decisioni fondamentali tanto per il ragazzo quanto per il suo alter ego come ad esempio scegliere se rendere il costume di Captain Spirit un’armatura leggera o massiccia o indossare un elmo piuttosto che una maschera. L’avventura procede in toni morbidi e giocosi invitandoci a vivere assieme a Chris quello che a prima vista ci appare come un piacevole sabato mattina qualunque, fatto di modellini e pastelli di cera: ma questa sensazione di calore creatasi sfuma presto quando notiamo nella stanza del ragazzo accenni alla madre scomparsa e soprattutto il tono spigoloso che il padre Charles gli riserva per invitarlo in cucina a fare colazione. Ed è proprio il dialogo tra padre e figlio che inizia a delineare con più chiarezza le dinamiche all’interno di questa piccola famiglia, con un Charles evidentemente affetto da problemi di alcolismo che spesso sfociano in esternazioni violente che impauriscono non poco il piccolo Chris, sebbene quest’ultimo cerchi in tutti i modi di minimizzare ed assecondare il genitore in evidente difficoltà, dimostrando una maturità empatica ben oltre la norma per un ragazzino di soli nove anni. Grazie a questo intenso colloquio ci troviamo a ricordare con chiarezza la vera forza delle serie Life is Strange e Life is Strange: Before the Storm ovvero l’incredibile caratterizzazione dei personaggi e l’impatto emotivo suscitato dalla narrazione. Sfortunatamente, nel contempo è anche un altro aspetto a balzare alla mente: sto ovviamente parlando del cliché del padre che in preda ad una forte depressione decide di trovare conforto nell’alcool.
Le nostre decisioni incideranno sullo svolgimento dell’episodio!
Dopo quest’inizio tutt’altro che incolore riacquistiamo il completo controllo di Chris, inoltrandoci così in una nuova fase puramente esplorativa. Particolarmente notevole la rielaborazione della realtà sotto il punto di vista del ragazzino che – come tutti i bambini – non perde occasione per trovare note scherzose anche sulle più noiose incombenze domestiche, il tutto grazie al suo infallibile “potere” da supereroe che lo rende in grado di maneggiare la materia, ma senza evitare di combinare qualche guaio. Emerge in questa parte un altro grande limite dell’esperienza auto conclusiva offerta da Captain Spirit, ovvero un gameplay identico ai titoli che lo hanno preceduto – estremamente essenziale – che porta a scemare il turbinio di emozioni che ci avevano investito durante l’animato scambio con Charles. Certo, l’interfaccia è resa esteticamente più accattivante, ma ai fini pratici non si rilevano elementi che potrebbero essere caratterizzanti di Life is Strange 2.
Epiche battaglie a colpi di poteri speciali!
L’avventura di Chris – come accade nelle storie di ogni supereroe che si rispetti – trova il suo fulcro nella battaglia contro il malvagio Matroid, villain indiscusso di questo capitolo. E allora via con le cacce al tesoro, le missioni aerospaziali e i duelli con i pupazzi di neve: tutto pur di arrivare ad affrontare preparati l’acerrimo nemico! Ma se questa battaglia non fosse altro che la trasposizione del conflitto interiore che porta il ragazzo al non accettare ancora completamente la scomparsa della madre Emily?
Decisamente un capitolo effimero quello de “le Fantastiche avventure di Captain Spirit”, se consideriamo la longevità ridotta della run: non necessita difatti di più di un’ora e mezza per essere completato nella sua interezza; Abbiamo a disposizione, quindi, davvero un tempo estremamente limitato per immergerci appieno nella splendida finestra creata da Dontnot Entertainment sul mondo di Life is Strange, ma nonostante ciò la casa di sviluppo ha saputo infonderci un acuto senso di familiarità e nostalgia, mediante il sapiente ausilio di un theme musicale eccezionale ovvero “Death with Dignity” del cantautore statunitense Sutjan Stevens. Impossibile non accennare anche al doppiaggio – in lingua inglese – che trova il suo apice nell’eccellente interpretazione di Chandler Mantione nei panni del piccolo Chris: è anche grazie alla peculiare modulazione della voce del giovane attore che Dontnot riesce a tenerci letteralmente incollati allo schermo, permettendoci di immergerci completamente e con realismo anche in quelli che sono in verità sogni ad occhi aperti. Piacevole infine scoprire la possibilità di selezionare un’interfaccia di gioco completamente in italiano – cosa per nulla scontata in un episodio scaricabile gratuitamente – che permette anche a coloro che non sono particolarmente ferrati nella lingua anglofona di godersi appieno ogni più piccola sfumatura.