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Recensione

Call of Duty: Ghosts, recensione

Call of Duty ritorna, e si porta dietro dei Fantasmi!

Se c’è un titolo che si può dire abbia definito la generazione di console attuale ponendosi come centro assoluto dell’esperienza multigiocatore (almeno su console ndR.) e riuscendo a guadagnarsi la fetta di pubblico più ampia, facendo ampiamente parlare di se, nel bene e nel male, ad ogni nuova uscita, quello è sicuramente Call of Duty. Iniziata su PC e portata successivamente su praticamente ogni piattaforma esistente sul mercato, la serie ha saputo ritagliarsi un proprio spazio predominante nel già affollato panorama degli shooter in prima persona grazie ad un gameplay accessibile, fresco e frenetico e ad un multiplayer sempre solidissimo, ricco ed appagante. Questo brand miliardario, tuttavia, ha attraversato una serie di numerose trasformazioni che l’hanno portato da essere uno sparatutto qualsiasi al punto di riferimento assoluto per l’esperienza FPS su console. I due team di sviluppo che da sempre si alternano annualmente per produrre un nuovo capitolo della saga, infatti, hanno arricchito sempre più il carnet di contenuti offerti dai propri prodotti, migliorando quanto di buono fatto in passato, aggiungendo nuove modalità e limando il quadro complessivo dell’opera, infondendo, nello stesso tempo, il proprio marchio ai vari capitoli e facendo spaccare il pubblico in due fazioni tra chi preferisce gli episodi di Treyarch e chi quelli di Infinity Ward. Proprio questi ultimi si sono trovati a dover sviluppare, quest’anno, un titolo sia per le piattaforme current gen che per la nuova generazione scegliendo di percorrere la strada più difficile, quella di abbandonare la saga Modern Warfare e produrre una sotto-serie completamente nuova per entrare al meglio nella next-gen. Il risultato è Call of Duty: Ghosts, un titolo con un setting inedito, con un differente cast di personaggi e con una trama totalmente slegata dagli episodi del passato. Sarà vera gloria?

La leggendaria unità Ghosts

Partiamo analizzando la trama di questo nuovo capitolo della serie in cui impersoneremo Logan Walker, figlio del Capitano dell’Esercito degli Stati Uniti Elias T.Walker. Il gioco inizia proprio con il padre del ragazzo intento a raccontare a lui e a suo fratello Hesh le gesta della leggendaria unità Ghosts e dei suoi valorosissimi uomini capaci di affrontare in netta inferiorità numerica e in un territorio ostile un intero esercito di soldati nemici ed uscirne comunque vincitori. Improvvisamente delle scosse di terremoto e una serie di forti esplosioni interrompono la narrazione costringendo i tre uomini a tornare verso casa. Durante la strada scopriranno che Odin,una potentissima arma orbitale capace di devastare intere città si è improvvisamente rivoltata contro gli USA radendone al suolo larghissime porzioni. I responsabili di questa catastrofe si rivelano essere i soldati della “Federazione”, una coalizione di nazioni sudamericane che, stanche del predominio assoluto degli Stati Uniti, decidono di indebolirli con l’attacco spaziale per poi, grazie ad un esercito nutrito e ben equipaggiato, assaltarne i confini conquistando l’intero territorio. Quello che i Fed non hanno calcolato, tuttavia, è che gli uomini dello Zio Sam sono tutt’altro che propensi a essere invasi e, 10 anni dopo l’attacco, il fronte di resistenza riesce ancora a tenere duro, grazie anche all’intervento dei letali e organizzatissimi Ghosts. E’ qui che l’avventura ha inizio, con Logan e Hesh arruolati in un esercito pronto a tutto per porre fine ad un conflitto troppo lungo e logorante portato avanti dal misterioso Rorke e per riprendere possesso della propria terra. Un incipit, questo, non propriamente originale ma che comunque avrebbe potuto dare il la ad una storia dal ritmo serrato con personaggi carismatici e un crescendo di avvenimenti che guidasse il giocatore fino alla fine delle canoniche 5/6 ore di gioco necessarie a terminare la campagna. Usiamo il condizionale non perchè la campagna sia brutta, studiata male o piena di bug, anzi, il problema è che con una premessa del genere ci si sarebbe aspettati un evoluzione degli avvenimenti e dei personaggi degna di nota che invece è solo accennata facendo arrivare il giocatore ai titoli di coda con una sensazione di piattezza generale abbastanza marcata. Sia chiaro fin da subito, la campagna scorre che è un piacere e le ore che servono a portarla a termine volano letteralmente via, è solo che, contrariamente al passato nessuno dei suoi elementi risulta particolarmente memorabile, nessuno dei suoi momenti particolarmente esaltante e nessuno dei suoi colpi di scena davvero convincente. C’è da dire che la varietà di situazioni è davvero lodevole tra missioni nello spazio, combattimenti subacquei, infiltrazioni tra i ghiacci e sezioni prese di peso da Mission Impossible, ma il tutto si traduce sempre in una semplice shooting gallery in cui abbattere tutti i nemici a schermo fino all’ondata successiva, e poco più, dimenticando completamente il sistema di bivi narrativi introdotto in Black Ops II, un vero peccato. Anche il cast dei personaggi risulta abbastanza anonimo e stereotipato con il tanto pubblicizzato cane Riley, una delle aggiunte più di rilievo proposte da questa incarnazione del brand, relegato a semplice comparsa in alcuni livelli a lui dedicati. Il ritmo dell’azione, invece, si conferma sempre altissimo, con scene scriptate dal taglio fortemente cinematografico e dalle fortissime dosi di adrenalina, una vera gioia per gli occhi.

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Un multiplayer ricchissimo di contenuti

Ogni giocatore, comunque, sa che il vero piatto forte dell’offerta di tutti i Call of Duty non è il single player, bensì la ricchissima componente multiplayer che qui si ripresenta più in forma che mai. Iniziamo con la novità più importante ovvero la possibilità di creare da zero il proprio soldato personalizzandone il sesso, l’aspetto fisico e l’equipaggiamento scegliendo tra le decine di opzioni disponibili. L’ arsenale risulta ricchissimo di bocche da fuoco tutte differenti tra loro, dotate dei propri punti di forza e delle proprie debolezze, ad esempio un fucile d’assalto sarà più potente ma meno rapido di una mitraglietta che, a sua volta, sarà meno potente ma più versatile di un fucile a canna liscia e così via. Il sistema di sblocco delle armi non è più legato alla progressione dei livelli ma si basa sui cosiddetti Punti Squadra che è possibile guadagnare giocando nelle varie modalità di gioco e compiendo determinate azioni durante le partite. Gli stessi punti serviranno a sbloccare gli ormai famosi perks, delle abilità caratteristiche per il proprio soldato, stavolta selezionabili tramite un sistema Pick 8, similare a quanto visto con le armi in BO2. Ad ogni perk, infatti, è stato dato un punteggio e saranno accumulabili fino ad un massimo di 8 punti permettendo al giocatore di adattare completamente il proprio soldato al proprio stile di gioco. Reintrodotte per l’occasione anche le tre diverse classi di KillStreaks già viste in MW3 ovvero Assalto, Supporto e Specialista con i primi dotati di serie di uccisioni offensive come droni d’attacco, cani da guardia, elicotteri, tute Juggernaut ecc.., i secondi dotati di radar costante, casse di munizioni, supporto orbitale ecc.. e gli ultimi capaci di accumulare perks fino ad un totale di ben 21 divenendo, di fatto, super soldati. Una scelta, quella di differenziare le KillStreaks, dettata sicuramente dalla volontà del team di sviluppo di variegare ancora più un comparto multiplayer già di per se molto corposo e di imprimere un elemento di “tatticità” (passateci il termine) altrimenti assente. Moltissime le modalità di gioco presenti, tra cui spiccano le nuovissime Blitz, Cranked, Infection, Hunt e Search & Rescue (tutte spiegate nel dettaglio nel nostro articolo dedicato raggiungibile cliccando QUI). Anche le mappe sono disegnate con cura e tutte ben differenziate tra loro, alcune strutturate in maniera anche molto verticale e tutte dotate di una complessità e ampiezza lontane dagli standard a cui CoD ci aveva abituati. La struttura dei comandi, infine, risulta molto simile a quanto visto nei precedenti episodi con la sola differenza che, se premeremo il tasto B o O durante la corsa, il nostro soldato si esibirà in una scivolata utile a raccogliere, ad esempio le piastrine nemiche, con più rapidità o a evitare una sventagliata di proiettili raggiungendo velocemente un riparo dato che anche a livello standard basteranno pochissimi colpi ad ucciderci. Insomma il multiplayer di Call of Duty: Ghosts non si distacca troppo dai capitoli precedenti ma si perfeziona ancora restituendo una delle esperienze più complete che il mercato abbia da offrire al momento.

La Modalità Squads

Presentata solo successivamente al reveal del multiplayer, la modalità Squads si configura come un multiplayer asincrono in cui il giocatore, accompagnato dalla sua squadra creata in precedenza, affronterà in una serie di stipulazioni, la squadra di un altro utente mossa dall’intelligenza artificiale. Quest’ultima, già abbastanza deficitaria nella campagna single-player (in cui i soldati si limiteranno a spararci addosso cambiando sporadicamente copertura senza inventare schemi o strategie di sorta) qui risulta essere davvero un ostacolo per il divertimento in quanto sia i propri compagni che gli avversari si limiteranno ad essere delle sagome per il tiro a bersaglio senza rappresentare mai una vera minaccia per i giocatori. Un’occasione sprecata, quindi, che fa di un concept interessante e potenzialmente funzionale, una delle feature peggio implementate dell’intero pacchetto.

La Modalità Extinction

La modalità Extinction, invece, risulta essere una delle novità migliori e meglio congeniate del prodotto Infinity Ward portando l’esperienza Zombie, vista nei capitoli recenti di Treyarch, ad un nuovo livello. Ogni giocatore, infatti, ricoprirà un ruolo ben preciso da scegliere spendendo punti abilità guadagnati abbattendo orde di feroci e velocissimi alieni e potenziarsi nella cura dei compagni, nella riparazione dei macchinari o nella resistenza ai danni, elemento, questo, che aggiunge quasi elementi ruolistici a questa interessantissima modalità. Inizieremo ogni partita armati della sola pistola e dovremo farci strada utilizzando i dollari guadagnati spargendo sangue alieno per procurarci nuovi attrezzi del mestiere mentre difendiamo una trivella incaricata di distruggere tutti i loro nidi fino a raggiungere l’area successiva in un crescendo di difficoltà davvero ben calibrata. Che dire, armatevi di 3 amici e tanta pazienza e lanciatevi in una delle modalità migliori mai viste in un capitolo della saga!

Tecnicamente Parlando

Il comparto tecnico, da sempre l’elemento più criticato dai detrattori, risulta essere in linea con quanto visto in passato e non rappresenta il tanto atteso salto di qualità nè su current gen nè sulle console di nuova generazione. C’è da dire che il frame-rate, almeno su Ps3 e 360 risulta stabilissimo a 60FPS il che rende ogni partita fluida e piacevole ma le textures e i modelli avrebbero meritato sicuramente tutt’altra cura. Ottimo invece il level design delle mappe multiplayer, tutte molto articolate e visivamente accattivanti. Solo buono il sonoro con un doppiaggio in italiano di qualità altalenante e un campionamento sonoro di buona fattura (anche se il rumore prodotto da alcune armi si somiglia troppo). Per concludere, se si attendeva un comparto tecnico “di nuova generazione” non è questo il titolo che fa per voi.

I pro

  • Multiplayer ricchissimo.
  • 60FPS stabili.
  • Modalità Extinction ottima.
  • Campagna adrenalinica...

I Contro

  • ...ma che soffre di alcune pecche abbastanza marcate.
  • Modalità Squads non soddisfacente.
  • Tecnicamente non stupisce.

Voto Globale 8

Per concludere Call of Duty: Ghosts si presenta come un titolo dotato di molte luci ma di altrettante ombre, complice sicuramente la difficoltà di sviluppare un titolo che sia all'altezza delle aspettative su due generazioni di console differenti. La campagna scorre in modo piacevole ed è dotata di sequenze molto spettacolari ma soffre di una generale piattezza dei propri protagonisti e di una trama non sviluppata al meglio delle proprie possibilità. La modalità Squads non riesce a soddisfare a causa dell'intelligenza artificiale poco brillante mentre il comparto multiplayer si conferma come quanto di meglio la produzione abbia da offrire grazie alla sua ricchezza di contenuti, la sua solidità e le centinaia di ore di divertimento che è capace di donare al pubblico. Nota assolutamente di merito anche per la modalità Extinction che se affrontata con 3 amici risulta divertentissima ed appagante. Si tratta, dunque, di un Call of Duty abbastanza classico che sarà sicuramente amato dai fan ma che non riuscirà a convincere i detrattori della sua bontà.

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