Eclipse mi ha incredibilmente sorpreso. Per Zetsubou No Shima? No.
Mentre Call of Duty: Infinity Warfare e la remastered di CoD 4 sono stati annunciati, i giocatori di Black Ops 3 continuano a ricevere i loro contenuti aggiuntivi. Avevo parlato del primo DLC, Awakening, come di pacchetto meritevole, soprattutto grazie a Der Eisendrache, una mappa zombie davvero divertente.
Con Eclipse, a grande sorpresa, le quattro mappe multiplayer sono imperdibili per chi ancora ha voglia di competizione online, mentre Zetsubou No Shima… potremmo tranquillamente lasciarla in mano ai non morti.
Zetsubou No Shima riprende quanto visto in Shadows of Evil, continuando – a livello temporale – le vicende di Der Eisendrache del primo DLC. Ci ritroviamo su una nave dell’esercito giapponese, con il giovane Takeo legato ed in ginocchio mentre viene interrogato da un ufficiale.
Quello che vuole sapere è dove il gruppo ha recuperato la “chiave dell’evocazione” – quella che Richtofen ha rubato al quartetto di Shadows of Evil -. Un’onda violenta è la perfetta occasione per ribellarsi e tentare di eliminare i soldati che li tenevano in custodia. Peccato che uno di loro spari a dei barili esplosivi, costringendoci a tuffarci in mare e a nuotare fino alla terra ferma.
Si tratta di un’isola ormai abbandonata dove trovavano luogo i laboratori di ricerca della Divisione 9. Questa era un team scientifico che andava a braccetto con il Gruppo 935, anch’essi a lavoro sull’elemento 115, di cui l’isola ne è ricca.
Sfortuna vuole che la contaminazione non abbia portato soltanto i nostri cari non morti, ma abbia afflitto anche la flora e la fauna. Questo si traduce in zombie rafforzati dagli arbusti – come il mini boss della mappa – piante carnivore e ragni giganti.
Sparse per l’ambientazione troviamo delle spore che possono essere sia un impedimento, sia un aiuto. Avvicinandoci queste potrebbero rilasciare della nube tossico. Entrando in contatto con esso, rallenteremo il passo e non saremo in grado di compiere azioni. Questo però si riversa anche sul nostro nemico, ed è in questo modo che le spore posso essere utilizzate con strategia, soprattutto quando gli zombie accumulati sono molti.
Avendo la mappa diverse zone allagate, queste hanno anche una seconda funzione: donarci un po’ di ossigeno necessario per respirare sott’acqua. Saremo infatti costretti a bagnarci per recuperare alcuni oggetti, ma anche per ripristinare l’energia, passaggio qui più lungo del solito.
Seppur l’ambientazione abbia un suo fascino e l’idea che la natura abbia preso il sopravvento sia azzeccata, dopo un paio di partite può risultare noiosa. Sia a livello visivo, sia per la mancanza di meccaniche realmente nuove e stimolanti. Ciò che più dispiace è l’aver completamente perso l’originalità di Shadows of Evil e tutto ciò che ne comporta.
Lo dico subito: sono sorpreso. Per la prima volta in una recensione di un DLC di Call of Duty, non ho da lamentarmi per nessuna delle mappe presenti. Tutte sono ben realizzate e finalmente senza gli odiosi problemi di level design che favoreggiano i camper o un team piuttosto che un altro. Incredibile.
Verge è la mappa remake di questo pacchetto. Chi si ricorda Banzai del, guarda caso, map pack 2 di World at War? In Black Ops 3 è stata reimmaginata in chiave post-apocalittica, con le due fazioni che si contendono il controllo delle risorse idriche ormai in esaurimento.
Come la mappa originale, i punti chiave sono due: il ponte e le gallerie. Dal primo lo scontro avviene dalla distanza, con questo che connette direttamente i due spawn. Chi è munito di fucile da cecchino si apposterà qui, tentando di fermare in anticipo l’avanzata del nemico, gli altri è meglio che stiano lontani. Piuttosto, dovrebbero dirigersi alle gallerie, dove lo scontro è brutale, faccia a faccia. Si arriva a contatto con il nemico senza accorgersene, tanto da dover ricorrere al corpo a corpo.
Interessante come Treyarch abbia voluto sfruttare il combattimento sott’acqua, che non sarà occasionale come in altre mappe, ma anzi, spesso necessario. Questo in particolare nella modalità postazione e salvaguardia. Dove nella prima una delle zone da controllare sarà proprio sott’acqua, mentre nella seconda il robot si immergerà per raggiungere la sua destinazione.
Spire è un terminal aeroportuale futuristico, con le sue tinte che ricordano le ambientazioni di Mirror’s Edge. Non è solo bella da vedere, ma anche da giocare. L’azione è veloce, si riposa e si corre poco, si arriva presto faccia a faccia con il nemico.
L’azione si svolge principalmente in una piccola area che funge da crocevia per le due fazioni che si scontrano quasi come se fosse un duello.
Dai colori accessi e idilliaci di Spire si passa a quelli cupi di Rift. Una mappa che ci vede sospesi sopra ad un vulcano attivo. Il centro di essa è uno spiazzo privo di coperture dove si incontrano le due fazioni per un combattimento dalla media distanza. Chi invece preferisce un contatto più diretto, i corridoi laterali sono la soluzione migliore.
Knockout è la mappa visivamente più originale e piacevole del pacchetto, questo grazie al suo stile orientale che vede templi Shaolin e alberi di ciliegio sparsi per l’ambientazione. Si combatte soprattutto nel grande piazzale che viene spesso conteso nelle varie modalità di gioco. Non c’è spazio per i cecchini, piuttosto per uno stile di gioco più immediato e veloce.
Eclipse è il pacchetto mappe indirizzato a chi ancora non si è stufato del multiplayer di Black Ops 3 e che vuole nuove mappe in cui combattere. Tutte le quattro presenti sono eccellenti grazie alla loro struttura bilanciata che non favorisce né i camper, né un team piuttosto che un altro. Non è difficile dire che sono anche migliori di quelle base. Zetsubou No Numa, fallisce invece nel portare qualcosa di nuovo nel mondo degli zombie di CoD. Questa è sì grande e con qualche meccaniche inedita, ma l’originalità di Shadows of Evil è ormai andata perduta.