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Recensione

Call of Cthulhu – Recensione, viaggio nel cuore della follia!

Dopo aver giocato all’ultima creatura di Cyanide, è giunto il momento di darvi il nostro giudizio finale a riguardo.

Call of Cthulhu punta a offrire un’avventura capace d’attingere a piene mani dai grandi racconti di H. P. Lovecraft, ma il risultato finale si sarà rivelato convincente?

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Fin dal suo primissimo annuncio, Call of Cthulhu è riuscito a ottenere una grande attenzione da parte di critica e pubblico. L’idea alla base della creatura targata Cyanide avrebbe infatti dovuto vedere il mescolarsi di un’esperienza investigativa con dei toni che avrebbero attinto a piene mani dai racconti dello scrittore H. P. Lovecraft. L’idea di potersi lanciare in un’avventura capace di riprodurre su schermo quelle sensazioni tanto malate e fuori da ogni schema possibile e immaginabile, tra creature indescrivibili e ambientazioni tanto affascinanti quanto inquietanti, seppero infatti far presa sul pubblico già dal primo trailer rilasciato dal team di sviluppo, una creatura potenzialmente capace di concretizzarsi in un’opera imperdibile.


Non ci volle però molto prima che il titolo incappasse in problemi di sviluppo che andarono complicandone il cammino, una serie di ritardi sulla tabella di marcia che portarono ben più di qualche utente a temere sull’effettiva riuscita del prodotto finale. La software house non si è però persa d’animo e dopo una lunga e faticosa gestazione, Call of Cthulhu è infine giunto nei negozi, pronto a far vedere di che pasta fosse fatto. Anche noi di Kingdomgame abbiamo recentemente potuto metterci sopra le nostre mani e ora, dopo averlo vissuto ed esplorato nella sua interezza, siamo finalmente pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.

Detective alle prime armi

In Call of Cthulhu vestiremo i panni di Edward Pierce, investigatore privato fin troppo attaccato alla bottiglia e in cerca di un qualche caso realmente capace di stimolare il suo interesse. L’occasione propizia giunge innanzi al detective con il sopraggiungere di un uomo desideroso di farci indagare sul caso Hawkins, relativo a un tragico incendio in cui un’intera famiglia perse la vita. L’individuo che ha deciso d’ingaggiarci crede però che dietro alla faccenda vi sia molto di più e per tale motivazione ci chiede di recarci a Darkwater, un villaggio sperduto sulla costa orientale degli Stati Uniti, per investigare sull’accaduto. Da qui avrà quindi inizio la nostra avventura, un viaggio ricco d’insidie e pericoli in cui sarà nostro compito tentare di far luce sugli orrendi misteri che sconvolsero la vita di questo piccolo paesino costiero. Fin dai primi istanti in-game, è facile poter respirare a pieni polmoni i toni che solo le opere di Lovecraft sono in grado d’offrire, lì dove lugubri e desolanti ambientazioni andranno sempre a farla da padrone.

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In Call of Cthulhu vi ritroverete a indagare su un terribile incendio avvenuto nella cittadina di Blackwater.

È chiaro che il perno portante del titolo sia rappresentato dalla sua narrativa, una sceneggiatura che nelle circa dieci ore necessarie per giungere ai titoli di coda si prende il suo tempo per presentare all’utente di turno tutto ciò che vuole offrire. Personaggi assai interessanti, colpi di scena a ogni angolo e momenti di pura follia vanno così susseguendosi all’interno di un’esperienza che riesce a tenere perennemente con il fiato sospeso. Nel mentre che si gioca, vi è genuino interesse nello scoprire la verità sugli oscuri segreti di Darkwater – per quanto i chiari rimandi alle opere di Lovecraft possano far ben capire dove il gioco voglia andare a parare – e i ragazzi di Cyanide hanno lavorato con anima e corpo per portare alla luce un prodotto che fosse capace di mettere a dura prova il giocatore, portandolo a domandarsi più volte dove la realtà dei fatti possa aver lasciato il posto alla pura follia. Quella offerta da Call of Cthulhu è una storia enormemente piacevole da scoprire che forse va però purtroppo perdendosi leggermente nei suoi finali – sì, ve n’è più di uno –, i quali appaiono alquanto sbrigativi e incapaci d’offrire quel colpo al cuore finale che il pathos dell’esperienza generale ci fa desiderare con enorme ardore nel corso di tutta l’avventura.

Alla ricerca della verità

Come specificato dallo stesso team di sviluppo, Call of Cthulhu s’identifica come un RPG investigativo-narrativo in prima persona. Dopo pochi minuti di gioco, diverrà infatti evidente come la produzione voglia portarci a vivere una storia interagendo con i suoi numerosi attori, piuttosto che limitarsi a lanciarci nel mezzo dell’azione ad armi spianate. La creatura targata Cyanide ci chiederà, infatti, d’esplorare in lungo e in largo ogni zona della mappa per far luce sulle ombre che aleggiano a Blackwater. Man mano che giocheremo ci ritroveremo così a cercare indizi, identificare teorie e interrogare chiunque possa apparire come utile per le nostre ricerche.

Proprio sotto quest’ultimo aspetto, il titolo richiederà all’utente di turno un’attenta analisi dell’ambiente circostante – aprire cassetti per trovare note e lettere, identificare luoghi d’interesse, scoprire particolari fuori posto – per poi interagire con gli abitanti del villaggio in modo tale da ottenere quante più informazioni possibili. Call of Chtulhu mette infatti a nostra disposizione un semplice sistema di dialoghi a scelte multiple dove sarà nostro compito tentare di carpire il più possibile da ogni conversazione. Invero, l’idea è assai interessante ma si scontra suo malgrado con un’esperienza troppo guidata e incapace di penalizzare sufficientemente il giocatore, il quale potrà tranquillamente giungere al finale anche lasciando per strada numerose nozioni di valore ai fini del caso.

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In-game dovrete esplorare attentamente ogni ambientazione per trovare utili indizi relativi alla vostra indagine.

Il titolo non manca neanche d’offrire qualche sezione più movimentata, ma non aspettatevi d’affrontare alcunché. Ogni qualvolta ci ritroveremo innanzi a qualche minaccia, tutto ciò che potremo fare sarà nasconderci e cercare d’aggirare il nemico. Edward Pierce non è infatti un combattente e lo scontro diretto è fuori questione, pena un repentino game-over che vi farà ricominciare dall’ultimo checkpoint. In queste fasi – il più delle volte improntate allo stealth – ci ritroveremo così a muoverci silenziosamente nell’ombra, magari completando nel mentre enigmi mai troppo complessi per giungere alla prossima area, una struttura ludica capace d’intrattenere ma che perde inesorabilmente parte del suo charme a causa di un’intelligenza artificiale assai deficitaria e facilmente ingannabile.

Tra realtà e follia

Nel mentre che si proseguirà nell’avventura offerta da Call of Cthulhu, il giocatore potrà anche entrare in contatto con un albero delle abilità per il protagonista tanto interessante nelle prime fasi quanto inutile una volta che avremo macinato qualche ora in-game. Sostanzialmente, avanzando nella trama o trovando specifici collezionabili, otterremo punti abilità da dover poi utilizzare per potenziare il nostro alter-ego digitale, il quale potrà così specializzarsi in diversi ambiti, tra cui figurano eloquenza, investigazione, occultismo e altro ancora. Se a una prima occhiata l’offerta presentataci potrebbe apparire assai interessante e potenzialmente capace d’approfondire piacevolmente l’esperienza ludica, basta davvero poco per rendersi conto di come buona parte delle abilità ottenibili siano sostanzialmente inutili, al punto tale che l’intero titolo potrebbe venir tranquillamente completato senza migliorarsi neanche una singola volta.

Call of Cthulhu presenta un mood generale che cattura perfettamente lo spirito delle opere di H. P. Lovecraft.

A conti fatti, l’investigazione è l’unico vero elemento che può offrire qualche utile capacità aggiuntiva, come lo scassinamento di porte da utilizzare per accedere a vie secondarie perfette per aggirare in tutta comodità gli avversari. Sotto un profilo puramente tecnico, l’opera di Cyanide si muove tra alti è bassi. Il comparto artistico è infatti uno dei cavalli da battaglia dell’intera produzione, con un’atmosfera splendidamente riuscita che richiama magnificamente le opere di H. P. Lovecraft, tra scenari terribilmente lugubri e opprimenti che regalano un continuo senso di decadimento che andrà facendosi sempre più palpabile man mano che giocheremo. Di contro, il dettaglio generale del prodotto non fa gridare al miracolo, con texture non sempre degnamente dettagliate, animazioni legnosette e conta poligonale per NPC e oggetti di sfondo piuttosto povera, così come lasciano a desiderare i caricamenti tra un livello e l’altro, i quali su una Xbox One Fat superano tranquillamente il minuto d’attesa. Fortunatamente, un buon doppiaggio inglese e una colonna sonora che compie degnamente il suo lavoro aiutano a migliorare una situazione altrimenti critica.

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I pro

  • Narrativamente intrigante e sfaccettato
  • Atmosfera magnificamente riuscita
  • Tante idee a condire l’esperienza…

I Contro

  • Troppo guidato
  • Realizzazione tecnica incerta
  • …ma non tutte sufficientemente sviluppate

Voto Globale 7

Una volta giunti ai titoli di coda di Call of Chtulhu, è difficile non sentire un leggero retrogusto amaro in bocca. I ragazzi di Cyanide sono infatti riusciti a sviluppare un prodotto capace di reggersi sulle sue gambe grazie a una struttura ludica indubbiamente piacevole ma afflitta da qualche ingenuità di troppo. Narrativamente parlando, il titolo mette in mostra una sceneggiatura interessante ma che va perdendosi parzialmente nelle sue battute finali mentre, sotto un profilo puramente ludico, le tante idee messe in mostra per variegare e impreziosire l’offerta non hanno purtroppo trovato sempre il giusto riscontro in un lavoro di rifinitura che potesse valorizzarle degnamente. Di contro, il mood generale dell’opera non potrà che far andare in estasi tutti i fan di H. P. Lovercraft, vuoi per i suoi interessanti personaggi, vuoi per le sue affascinanti ambientazioni, lì dove il giocatore non saprà mai con certezza dove la realtà avrà lasciato posto alla follia. Ottime musiche e un doppiaggio di buon livello vanno infine affiancandosi a un lavoro tecnico discreto ma incapace di far gridare al miracolo.
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