Siamo tornati a prendere il controllo dei cacciatori della cripta, questa volta a fianco di Jack Il Bello. Pronti a partire per la luna? C'è anche Claptrap.
Negli ultimi anni abbiamo passato ore e ore nelle lande di Pandora. Ucciso centinaia di banditi e mostri di ogni tipo. Abbiamo aperto innumerevoli casse del bottino e collezionato altrettante armi leggendarie. Siamo stati in compagnia di altri cacciatori e aperto la mitica cripta. Borderlands è stata un’autentica manna dal cielo per 2K e Gearbox Software. Soprattutto per quest’ultima, la casa di sviluppo con a capo Randy Pitchford è stata sempre nell’ombra dell’industria videoludica. Gearbox ha sempre avuto il compito secondario di trasporre le opere di qualcun altro su di una piattaforma specifica. Fino al 2009, quando finalmente proposero una nuova IP: Borderlands. L’aver lanciato un titolo unico e fresco fece uscire Gearbox dall’anonimato nel quale era racchiusa, espandendo i suoi fan e generando seguaci del loro nuovo brand. Questa fama ha ingolosito anche 2K Games che, seguendo i trend del momento, ha applicato un sistema di monetizzazione post-vendita del tutto opinabile. Abbiamo anche visto come sia usanza fare uscire degli spin-off, o dei prequel, prima del vero e proprio seguito – qualcuno ha detto Batman: Arkham Origins? -. Ed ecco che siamo qui a parlarvi di una di quelle mosse strategiche atte a farci aspettare Borderlands 3 con meno ansia.
Con un colpo di genio da parte di Gearbox e 2K Australia, “The Pre-Sequel” è il titolo più adatto che potessero trovare per questo capitolo di Borderlands. Questo non è casuale, la trama ci porta infatti una delucidazione sugli eventi intercorsi tra il primo capitolo e il secondo. In Borderlands 2 ci ritrovavamo catapultati in una serie di eventi e personaggi totalmente inediti, senza svelarci più di tanto “chi, cosa, come”. Uno di questi personaggi è Jack Il Bello, vero e proprio protagonista del secondo capitolo. Carismatico, dalla battuta pronta, nonché con l’innata voglia di toglierci di mezzo. Ma chi è davvero Jack Il Bello? Prorpio grazie a Borderlands: The Pre-Sequel andremo a scoprire il suo passato e alle motivazioni che l’hanno portato agli episodi di Borderlands 2.
Il gioco inizia con Lilith che interroga Athena, uno dei nuovi personaggi selezionabili, sul perché essa sia alleata con il cattivone della Hyperion. Il suo racconto è ciò che il giocatore vivrà in prima persona. Athena, Wilhelm, Nisha e Claptrap sono i quattro cacciatori assoldati da Jack per trovare una seconda cripta su Elpis, la luna di Pandora. Arrivati su Helios, la stazione spaziale costruita dalla Hyperion, troviamo Jack circondato dai soldati della Legione Perduta. Una volta fatta piazza pulita scopriamo che questi sono guidati dal comandante Zarpedon, la quale ha l’intenzione di prendere il controllo dell’Helios One per distruggere Elpis. Senza svelarvi troppo, vi diciamo che da qui inizia una sotto trama, nella quale scopriamo un lato diverso di Jack Il Bello, del tutto nuovo per noi. L’aspetto che più ci lasciò con l’amaro in bocca nel primo Borderlands era proprio la trama, praticamente assente. Da qui il nostro elogio a Gearbox, che ha voluto rimediare con il secondo capitolo, proponendo un racconto decisamente più complesso e completo, che culmina con The Pre-Sequel, che raggiunge il punto più alto in questa componente. Riesce infatti bene nel compito di intrecciarsi con i due precedenti capitoli, raccontando al meglio gli eventi, anche grazie alle cutscene, ora finalmente presenti.
Il gameplay è quello classico a cui ci ha abituato Gearbox, riprendendo con quanto fatto in Borderlands 2, il quale migliorò la differenziazioni delle armi, sottolineando ancora di più le caratteristiche che distinguono i vari produttori delle bocche da fuoco. Ed ecco quindi che ci ritroviamo ancora una volta a girare per le ambientazioni proposte dal titolo, affrontando mostri e nemici di svariate tipologie. L’attenzione va sempre riposta, da buon RPG, alle debolezze e alle resistenze di ognuno. Il classico sistema “sasso, carta forbice” non è così influente e ricorrente, ma affrontare un nemico con una resistenza al fuoco, con un’arma incendiaria non ci renderà una vita facile. È piuttosto un sistema da seguire per velocizzare gli scontri. Per esempio, se sappiamo che una zona è controllata da dei robot, è bene portarci avanti equipaggiando un fucile con probabilità di corrosione. Alle classiche bocche da fuoco, vanno ad aggiungersi le armi laser. Queste sono davvero piacevoli da usare, e il loro utilizzo varia, come al solito, grazie al rodato sistema di creazione casuale che ne genera sempre di nuove ed uniche. Anche se, come nel secondo capitolo, si ha sempre una certa sensazione di déjà vu, seppur le statistiche varino, le possibilità relative alla loro estetica sono ben poche.
Borderlands: The Pre-Sequel è ambientato sulla luna. Quella di Pandora, come vi dicevamo poco sopra. Questo, per forza di cose, porta delle novità per quanto concerne proprio il gameplay. Il quale ruota intorno al “Kit Oz”. Come fosse un jetpack, ci permette una spinta maggiore verso l’alto, già di per se maggiore del normale a causa della gravità. Il tutto porta ad una maggiore verticalità dell’azione, con i combattimenti che si svolgono terra-aria. Inoltre è stato aggiunto un attacco eseguibile proprio mentre sorvoliamo le teste dei nemici. Tenendo premuto il tasto dedicato, precipitiamo al suolo generando un’onda d’urto in grado di danneggiare i nemici. Come ogni altra offensiva eseguibile nel gioco, anche questa dipende dalle caratteristiche dell’equipaggiamento, oltre che dal nostro livello.
La progressione è la medesima che conosciamo, ed in questa terza incarnazione del brand inizia a sentirsi la necessità di uno svecchiamento generale. Sia per quando riguarda le missioni, che l’avanzare di livello del nostro personaggio. Soprattutto per quanto riguarda l’albero delle abilità, ancorato ai tre diversi rami. La verticalità di cui vi parlavamo prima, si riflette anche nel level design. Infatti, non sarà raro dover raggiungere un tetto, o le profondità di una gola, per attivare un interruttore, o recuperare un oggetto richiesto da una missione. Questo porta ad un nuovo tipo di esplorazione, sicuramente un modo valido per portare qualcosa di nuovo, giustificando l’episodio e l’ambientazione. Peccato che sia proprio questa, la luna di Pandora, ad essere l’aspetto meno entusiasmante del titolo. Il design appare banale, poco curato, tralasciando qualche scorcio piacevole alla vista, gli altri sono tutt’altro che memorabili, così come il level design. Problematico anche l’aspetto tecnico, con un aliasing piuttosto evidente, che si somma ad inspiegabili freeze dalla durata di diversi secondi e un caricamento delle texture decisamente lento una volta raggiunta una nuova zona della mappa. Non aiuta la scrittura lenta dei salvataggi – nella versione Playstation 3 da noi provata – che ci costringe ad attendere prima di poterci spostare nel luogo desiderato.
L’operazione dietro a Borderlands: The Pre-Sequel è chiara. Il problema è che risulta controproducente, soprattutto per la breve distanza dall’ultima volta che abbiamo preso in mano il pad e abbiamo percorso le lande di Borderlands 2. Contando poi la sua copertura post-uscita, che ha visto innumerevoli contenuti scaricabili, con il più recente uscito proprio quest’anno. Questo porta inevitabilmente ad un continuo senso di déjà vu, il quale ci fa balzare in testa la voglia di vedere svecchiate tutte le meccaniche di Borderlands. Insomma, The Pre-Sequel è un more of the same. La trama è davvero interessante e riempie i buchi lasciati dal secondo capitolo. 2K Australia ha cercato di sfruttare l’ambientazione lunare, peccato che le meccaniche introdotte non riescano ad innovare al gameplay, ma sicuramente lo rendono più frenetico e divertente. Il punto più basso è sicuramente il lato artistico, con un design delle ambientazioni e dei nemici decisamente sottotono. Si fanno sentire anche i problemi tecnici, tra l’altro storici della serie, che evidentemente dovremo attendere ancora per vederli eliminati del tutto. Tagliando corto, se siete ancora innamorati di Borderlands nel suo insieme e le sue meccaniche non vi hanno stufato, fatelo vostro, se vi è bastato il secondo capitolo e volete prendere una pausa, lasciate perdere.