Un tuffo nel passato per rivisitare la città sottomarina di Rapture e quella al di sopra dei cieli, Columbia.
Le edizioni rimasterizzate hanno destato l’interesse di moltissimi giocatori. Questo perché rappresentano la gustosa possibilità di poter rigiocare o giocare per la prima volta a dei titoli apprezzati anni prima. In questo caso, Bioshock The Collection è una riedizione che in tanti aspettavano, visto che la serie ideata da Ken Levine è – ancora oggi – considerata da molti un vero e proprio vanto per l’industria videoludica.
Personalmente, ho avuto l’occasione di poter giocare questa rimasterizzazione con una consapevolezza in più. D’altronde il passare degli anni, mi ha permesso di godere dell’esperienza in maniera più netta, tranquilla e il tutto con uno sguardo più attento e preciso. Difatti questa collection contiene al proprio interno i tre capitoli della serie: Bioshock, Bioshock 2 e Bioshock Infinite.
Tutto questo vuole dire tre altrettante cose: tre storie, diverse ambientazioni e tantissime ore di gioco. Chi possedeva questi tre capitoli su PC, può scaricare l’update in forma gratuita. I possessori PS4 e Xbox One, invece, dovranno pagare la somma stabilita per tornare a Rapture e a Columbia.
“Oh, quanto mi sei mancata Rapture“. Quest’ultima è una città sottomarina, particolare e dal level design magnifico e accattivante. Il primo capitolo – insieme al secondo – è senz’altro quello che ha beneficiato maggiormente del restyling grafico, commissionato da 2K Games agli sviluppatori di Blind Squirrel, data l’impossibilità (per via della chiusura) di affidare la conversione a Irrational Games, team che diede i natali alla serie.
Uscito ben dieci anni fa, Bioshock è sicuramente il titolo della saga più apprezzato dai fan, grazie a un lavoro davvero ispirato e ad una trama in grado di stupire e ad interessare l’utente fino ai titoli di coda.
La caratterizzazione dei personaggi, primo fra tutti di Andrew Ryan, l’ideatore di Rapture, la fanno da padrone. La storia, le location e i personaggi (pazzi e stravaganti) di Bioshock 1 in full HD, fanno ancora la loro sporca figura, facendo risultare l’esperienza gradevolissima e fantastica da giocare. A mio modesto parere, il gameplay (rimasto inalterato) non sfigura davanti alle produzioni odierne, anzi, fa guardare il passato con un senso sottile di malinconia mista a un accenno di sorriso.
Parlando in generale di Bioshock, c’è da dire che non appartiene – almeno dal mio punto di vista – a un genere ben preciso. Difatti i tre capitoli della serie (solo il secondo non fu sviluppato direttamente da Ken Levine) sono strutturati come sparattutto in prima persona, ma presentano delle caratteristiche da GDR puro (aspetto che va a scemare in Infinite) e, in altre circostanze, richiedono una buona dose di tattica e strategia da parte degli utenti.
I dollari saranno decisamente importanti per acquistare nuove munizioni, al fine di non rimanere senza proiettili e muniti della sola chiave inglese, utilizzabile per i confronti corpo a corpo. All’inizio dell’avventura di Bioshock 1, si avrà accesso ai plasmidi, poteri fuori dall’immaginario comune che permetteranno al nostro alter ego di trasformare in cenere i nostri nemici, ghiacciarli e renderli inermi per alcuni secondi oppure lanciare oggetti contro di essi.
Ovviamente, questi sono soltanto tre dei plasmidi presenti, altri ancora saranno accessibili con il progredire dell’avventura. Le quote di Adam per acquistare nuovi potenziamenti, potranno essere ottenute a una condizione: uccidere delle creature robotiche potentissime chiamate Big Daddy e ottenere l’adam dalla sorellina del Bid Daddy in questione. A questo punto sorgerà un nuovo quesito: uccidere la bambina per ottenere il massimo dell’adam oppure ottenerne una parte, risparmiando di conseguenza l’esistenza della piccola? A voi la scelta!
In definitiva, devo dire di essere rimasto ancora sbalordito dalla narrazione e dalla potenza della storia, arricchita ulteriormente da numerosi nastri, dislocati in tutto l’ambiente del gioco. I nastri audio sono una componente aggiuntiva che reputo azzeccata, perché vanno ad approfondire alcuni fatti secondari della storia, necessari per capirne di più e collegare tutti i pezzi del puzzle. Alla fine di questo si tratta: i tre capitoli di Bioshock sono degli autentici puzzle, pieni di sorprese e quasi imprevedibili.
Il secondo di Bioshock non è il più memorabile. La magnificenza raggiunta dal primo episodio, infatti, non è stata eguagliata da questo capitolo, ma nemmeno da Infinite. Bioshock 2 non è stato sviluppato da Ken Levine e dal suo team, ma nonostante ciò ci troviamo al cospetto di un episodio di buona fattura, in grado di rimescolare – almeno in parte – le carte in tavola.
Difatti, il giocatore impersona un Big Daddy, chiamato Delta, apparentemente “diverso” dagli altri per via di uno stato d’animo vicinissimo a quello umano. L’obiettivo del protagonista è quello di riappropriarsi della sorellina Eleanor, con cui condivide un rapporto più profondo e intimo, rispetto a quello di altri Big Daddy e sorelline.
Delta è sicuramente più potente, rispetto al protagonista del primo Bioshock, ma è caratterizzato da una velocità minore ed è più propenso ad eseguire degli scontri corpo a corpo per far valere la propria stazza e – di conseguenza – risparmiare proiettili il più possibile.
L’avventura si svolge sempre a Rapture e vede l’introduzione di un nuovo tipo di nemici. Si tratta delle Big Sister, l’opposto dei Big Daddy, caratterizzate da una agilità spaventosa. Bioshock 2, quindi, offre un nuovo punto di vista, ma è sempre ambientato nella città sottomarina adorata nel primo capitolo. Una novità che presentava Bioshock 2 era l’introduzione del multiplayer. Inutile dire che in questa remaster, il comparto online è stato completamente tagliato.
Sono passati soltanto quattro anni dalla pubblicazione di Bioshock Infinite. Proprio per questo motivo, i ragazzi di Blind Squirrel devono aver pensato di non perfezionare più di tanto il codice di gioco, ma soltanto di rendere compatibile il codice PC con qualche ottimizzazione sulle console di attuale generazione.
Ken Levine è tornato a lavorare su Bioshock, proprio con Infinite, titolo che viene considerato da molti come “l’erede” o “seguito” spirituale del primo Bioshock. Al centro del racconto di questo capitolo viene messo il rapporto particolare di Booker, il protagonista della storia, e di Elisabeth.
Il destino di questi due ragazzi ruota attorno a Columbia, la città dei cieli; luminosa, calda e splendente, l’altra faccia della medaglia rappresentata da Rapture. Anche nella città dei cieli, bisogna affrontare un’altra mente malata ai livelli di Andrew Ryan, mi riferisco al profeta Zachary Hale Comstock. A differenza del primo capitolo, Infinite presenta una maggior propensione ad affrontare gli scontri con l’utilizzo delle armi.
Dunque, si riesce a percepire rispetto al passato, una diversa direzione del gameplay; più improntato all’azione e meno alla strategia, mentre la componente da gioco di ruolo sembra decisamente meno centrale e quindi in secondo piano. Oltre alle armi, Bioshock Infinite mette a disposizione del giocatore gli Igor, l’equivalente dei plasmidi.
La grafica ha sempre il timbro dei precedenti episodi, ma l’utilizzo dell’Unreal Engine 3 non dà la giusta valorizzazione alle location del gioco. Questo è un vero peccato, anche perché si sarebbe potuto lavorare di più sulla stabilità del frame rate per godere in maniera più fluida di questa emozionante avventura.
Dopo tutte queste righe, posso dire senza peli sulla lingua cosa penso della serie Bioshock: è una perla dell’industria videoludica, che vale la pena di essere giocata e – nei limiti delle possibilità – rigiocata ancora una volta. I videogiocatori che amano le avventure single player, caratterizzate da una fantasia fuori dal comune e conditi di stravolgimenti, devono assolutamente giocare Bioshock. Non ci sono giustificazioni. Vi aspettano innumerevoli ore di gioco, non ve ne pentirete.
Fortunatamente, Bioshock The Collection non è una mera proposta commerciale, atta a riscuotere ulteriori guadagni su prodotti usciti in passato. Al contrario, ci troviamo dinanzi a una remaster che - come recita il titolo della recensione - ha senso di esistere. Insomma, vale veramente i soldi del biglietto. Questo anche per gli extra che troverete all'interno della collection. Consiglio l'acquisto maggiormente a coloro che non avevano avuto l'occasione di aver giocato ai tre capitoli. Armatevi di pazienza, intuito e strategia. La strada da fare sarà lunga e non poco impegnativa.