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Recensione

Battlefield Hardline – Recensione, mettiamo a ferro e fuoco la città

Titolo vero e proprio oppure un Download Content mancato?

La nostalgia ci sta seriamente mettendo alle strette. E’ un tema che abbiamo già affrontato in questo recente articolo, spingendoci a valutare sotto un altro punto di vista quello che oggi i videogiochi propongono al grande pubblico. Non è un problema derivato dalle nuove piattaforme, sia chiaro, ma il tutto nasce dal divertimento “a breve termine” che si prova con dei videogiochi spesso ciclici e dal gameplay vecchio, stagnante e sempre più spesso inferiore qualitativamente a quello a cui ci avevano abituati un tempo i vari sviluppatori.

In sede di test, è sempre bene evitare l’innalzamento di muri verso le produzioni che puntano molto di più sull’aspetto tecnico, rispetto alla sostanza, condite continuamente da quelle promesse sull’utilizzo di nuove tecnologie delle meraviglie, le stesse che dovrebbero avere il compito di dar vita all’ennesima svolta ludica, attesa ormai dall’ingresso di textures, poligoni, fisica ed effetti a limite dell’immaginazione.

Critiche a parte, ogni nuovo videogame andrebbe trattato con il massimo rispetto per via del sudore e del tempo speso per tirare su qualcosa di nuovo da giocare ed è quindi così, con una preparazione semi-spirituale, che l’attesa si fa carica di emozioni nel momento in cui l’inserimento del disco lascia spazio alla speranza di trovarsi di fronte alla concretizzazione di quell’idea fermamente stampata nella mente su Battlefield Hardline, giocato in versione beta nei mesi passati a più riprese.

Bisogna ammetterlo: questa volta ci avevamo fortemente creduto

Nonostante alcune delle scelte recenti di Electronic Arts non siano da tutti condivisibili, almeno una cosa bisogna ammetterla: c’è serietà da parte dell’intera compagnia ed è li a dimostrarlo la promessa solenne verso il videogiocatore, nel dedicargli quanto di meglio la tecnologia odierna possa offrire. E’ grazie alla divisione italiana che abbiamo potuto mettere mano al nuovo Battlefield Hardline, dedicando a voi lettori, sempre pronti nel darci supporto sulle pagine di Kingdomgame.it, il nostro punto di vista su un titolo così atteso. Avviato il download di vari update e la consecutiva installazione, ci siamo lanciati direttamente in quella modalità multigiocatore che tanto aveva conquistato i nostri desideri bellici durante le fasi di test.

Una rapida occhiata a dei menù semplici e intuitivi, fra l’altro abbastanza simili ai precedenti capitoli, ci hanno aperto la strada alla sessione multiplayer. Partita secca. Così, tanto per sgranchire le dita e avviare la discussa modalità principale, quella che di fatto avrebbe dovuto dar vita ad una serie di nuove caratteristiche al brand, in modo da spingerlo fuori dalla trincea a cui eravamo stati abituati.

Visceral Games ha avuto ragione: la narrazione funziona, il filmato introduttivo e quelli di intermezzo hanno veramente un taglio cinematografico che lascia ben sperare per una solida modalità in solitaria. Purtroppo, c’è un però: la magia finisce ben presto… giusto il tempo di mettere le mani sul controller e passare il tutorial iniziale.

Sono anni, troppi a dire il vero, che si sente sbandierare l’evoluzione dell’intelligenza artificiale della CPU: una sventagliata di parole lasciate al vento per tentare – forse – di impreziosire qualcosa che assolutamente non è tale. Non è una semplice questione di livello di difficoltà dinamico, anzi… magari lo fosse. Sullo schermo sono apparsi una serie di “no-sense” veramente imbarazzanti, partendo dalla cecità completa dei nemici, fino all’assoluta inutilità dei partner previsti nell’affrontare i dieci capitoli di gioco.

Ci sono molte più scene e situazioni scriptate nel nuovo titolo Electronic Arts, di quante ce ne siano state in videogiochi appartenenti al passato. Dall’andamento delle sezioni tipiche di un FPS, fino agli inseguimenti con i mezzi motorizzati non c’è la minima casualità negli eventi o la possibilità di azionare qualcosa di “non previsto”. L’unico sforzo di meningi richiesto sarà quello di tirar fuori lo “smartphone scanner” nel cercare di capire quali indizi recuperare, taggare i nemici fuori o dentro edifici – neanche fosse un satellite della NASA – abbandonandosi poi a qualsiasi cosa ci venga in mente senza la minima strategia. Tanto a far fuoco contro i nemici si fa sempre in tempo.

In alcune particolari situazioni ci si potrebbe anche trovare di fronte a interessanti aggiunte, utili ad aumentare l’immedesimazione nel gameplay, ma il tutto si svolge in maniera troppo poco realistica per il target che vuole toccare il nuovo arrivato, tanto da ridicolizzare il più delle volte la scena che si sta giocando. Fasi stealth a nostro parere pessime, sono seguite da indagini semplicistiche e scontri a fuoco con nemici kamikaze, spesso innescati da strane meccaniche di arresto poco funzionali… e dire che è stata una delle introduzioni maggiormente pubblicizzata.

Già, le trame apocalittiche della guerra hanno lasciato il posto all’eterno conflitto fra poliziotti e criminali, dando vita ad uno spin-off dalle dinamiche promettenti. Proprio da queste si parte ed il lancio di bossoli per distrarre i nemici o la nostra mano sinistra che tira fuori il distintivo per portare i malfattori ad arrendersi, si dimostrano particolarmente interessanti per i primi dieci minuti, scadendo ben presto in cicliche forzature sparpagliate negli episodi che compongono la campagna principale.

Non è quindi una questione di longevità, ma di sfida, di immedesimazione nei fatti narrati e in quello che potrebbe definirsi una simulazione di quei film o telefilm polizieschi che tanto ci tengono incollati alla TV. In sostanza, il taglio cinematografico fa il suo lavoro, ma è tutto il resto che invece non segue quanto si sperava in sede di aggiornamenti da parte del team di sviluppo. Se di videogiochi per “bambini” vogliamo parlare, allora questo è forse l’esempio lampante di quanta “semplicità” – e non in senso positivo – ci sia nel single player di Battlefield Hardline.

Uomo in mare! Gettate il salvagente, presto!

Ancora una volta è la componente online a salvare, almeno in parte, la baracca. Chiunque abbia giocato almeno una volta a Battlefield 3 o Battlefield 4 saprà con certezza quello di cui stiamo per discutere. Il salvagente questa volta ha anticipato gli eventi, ritrovandosi fra le braccia di quei giocatori che stanno attualmente affrontando il multiplayer in Battlefield Hardline. La modalità online può dirsi soddisfacente, ma il merito a quanto pare non è di Visceral Games, bensì di DICE e di quel Battlefield 4 da cui riprende praticamente tutto… tranne le mappe.

Tornano le quattro classi di personaggi selezionabili, alle quali si potranno eseguire varie personalizzazioni del caso. Armi, accessori, kit di varia natura e mimetiche sono li dove le avevamo lasciate precedentemente. Fortunatamente è stata reintrodotta la possibilità di eseguire modifiche alle nostre classi anche fuori dai match online, cosa che era per assurdo sparita nel predecessore.

La componente multiplayer che tanto ci aveva fatto sperare si è dimostrata un parziale copia e incolla di quanto fatto da DICE, con la sola differenza che i team sono suddivisi in poliziotti e ladri ed alcune nuove modalità di gioco mettono in scena delle varianti pensate per simulare rapine o la protezione di importanti Boss. Varianti dallo scarso appeal, forse realizzate in maniera poco lucida o minate dalla scadenza di fine lavori.

La speranza era quella di ritrovarsi immersi in mappe stile “metro”, case popolari così fitte da rendere difficile l’appostamento di quegli odiati cecchini sempre pronti a rendersi invisibili, oppure una quantità di edifici pronti a dar vita agli eventi Levolution semi scomparsi… e invece niente.

Qui un grattacielo, qui una zona con dei piccoli edifici, qui un po’ di prefabbricati… insomma, per quanto il netcode sia più stabile rispetto al lancio di Battlefield 4 e per quanto si tratti di uno spin-off, è difficile trovare giustificazioni per la pochezza di novità presenti in un videogioco che ad oggi, viene venduto intorno le 70,00 Euro. Anche la distruttibilità delle ambientazioni pare essere meno presente in Hardline e questo forse andrebbe visto anche come un bene, lasciando ai nuovi utenti la possibilità di nascondersi dai repentini attacchi di chi mastica la serie da anni.

Durante le sessioni di gioco è stato piacevole trovare un maggior bilanciamento fra le classi di personaggi, dando modo a chiunque di controllare un cecchino agevolmente come un operatore. La batosta arriva invece con i respawn, apparentemente studiati per trovarsi vicino al nemico di turno, rendendo spesso difficile trovare il giusto ritmo di gioco per ottenere risultati validi e competitivi. L’unico escamotage trovato è quello di giocare in server con impostazione “fanatico”, disattivando di conseguenza gli indicatori sulla mappa e le facilitazioni nel controllo dei mezzi.

Evidenti difetti e bug sono ancora presenti nel multiplayer di Battlefield Hardline, ma resta comunque l’unico paracadute a cui aggrapparsi. C’è ancora la voglia di giocarlo a più riprese nel tentativo di sbloccare nuovi armamenti e dimostrando così la propria bravura negli scontri multigiocatore. Qualcuno lo ha definito “Arcade” rispetto al passato; noi preferiamo definirlo inconcludente o meglio, senza un’idea precisa sul traguardo da raggiungere.

I pro

  • Il multiplayer è ancora il padrone della festa, nonostante non vi siano novità consistenti

I Contro

  • La modalità per singolo giocatore si può saltare a piedi pari
  • Trovate interessanti, ma estremamente ripetitive e forzate
  • Respawn mal gestiti, auguriamoci un aggiornamento migliorativo

Voto Globale 6.5

La delusione è qui, di fronte i nostri occhi. Non è strettamente legata ad una modalità per singolo giocatore mal gestita: lo è per un videogioco che è fin troppo simile ai suoi predecessori. Gli FPS ci hanno abituati in questi anni a dar scarso peso alla modalità single player, offrendo un multiplayer memorabile. Call of Duty e Battlefield ci hanno insegnato questo, sminuendo spesso quello che una volta era invece il fiore all'occhiello da accompagnare al multiplayer, anche locale.
C'è delusione per l'ennesima occasione sprecata, per un videogioco che a fronte di un ritardo nel rilascio iniziale non ha saputo mantenere la promessa di rendere almeno nuova, quell'esperienza solitaria su cui avevamo posato gli occhi, pregustandola attraverso parole e filmati pieni di speranze.
Battlefield Hardline di Visceral Games è uno spin-off, uno di quelli che si trova a metà strada fra la mossa commerciale e un ciocco di legno malamente intagliato. Niente diamante grezzo, forse più vicino alla parabola del "naso di Pinocchio", ricordato soprattutto per la sua capacità di allungarsi a suon di promesse non mantenute.

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