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Recensione

Batman: The Telltale Series – Recensione, l’ascesa ad episodi del Cavaliere Oscuro

Giunge a conclusione dopo cinque episodi la prima serie Telltale dedicata al protettore di Gotham, ecco il nostro verdetto!

La Gotham che abbraccia le vicende narrate in questa serie targata Telltale è in parte la Gotham di Nolan, in parte l’esempio di come la criminalità e la corruzione possano distruggere la società. Non è ancora l’oscura e deserta metropoli vista nel recente Arkham Knight curato da Rocksteady, ma il fantasma di future disgrazie si aggira mal celato tra i grigi grattacieli che ne compongono la skyline. E’ una città intrappolata all’interno di una continua lotta tra innumerevoli fazioni, di cui alcune agiscono alla luce del sole certe della propria impunibilità, mentre altre, più subdole, richiedono dolorosi sforzi per essere smascherate. Il suo Batman ha i tratti dell’affascinante playboy impersonato da Christian Bale ed il profondo timbro dell’oramai onnipresente Troy Baker. I suoi personaggi hanno invece nuove fattezze, inedite caratteristiche che si allontanano da ciò che gli amanti di questo universo hanno imparato a conoscere nel corso degli anni.

Se infatti numerose sono le sfumature con cui è stata dipinta nel corso degli anni la città di Gotham, dalla coppia O’Neill/Adams, passando per Frank Miller e fino alle recenti trasposizioni cinematografiche e videoludiche con Christopher Nolan ed i ragazzi di Rocksteady, la software house di San Rafael ha deciso di offrire il proprio punto di vista, rischiando coraggiosamente di attirarsi le ire dei fan storici. Non ci si trova quindi davanti ad un semplice rigurgito contenente una lunga serie di deja-vu, quanto piuttosto ad un parzialmente nuovo inizio, che funge da fondamento per lo sviluppo di un Batman sì familiare ma non comune.

Non si può uccidere una leggenda

Batman: The Telltale Series è il principio di una storia che molto probabilmente continuerà nei prossimi anni con nuove stagioni e che sceglie come proprio protagonista un Bruce Wayne ben più giovane ed inesperto del solito, non ancora completamente unitosi in comunione con la sua nera armatura. E’ però anche il fischio d’inizio per le storie di molti altri personaggi, che in quest’occasione vengono re-immaginati con forme e vesti diverse. Che si tratti di Oswald Cobblepot, che tutti noi abbiamo imparato a conoscere come il Pinguino, di Harwey Dent e la sua discesa verso un’inferno di instabilità mentale o di Selina Kyle ed il suo pericoloso fascino, ognuno di essi ha indosso una maschera diversa dall’usuale. 

D’altronde è questo il focus principale delle produzioni targate Telltale, in cui meccaniche di gioco e realizzazione tecnica danzano intorno a solitamente ottime componenti narrative. Nonostante gli ultimi scivoloni che rispondono al nome di “The Walking Dead: Michonne” e “Minecraft Story Mode” la fiducia riposta in questa nuova rivisitazione delle avventure del Cavaliere Oscuro era piuttosto alta e la scommessa di molti si è dimostrata alla fine almeno parzialmente azzeccata. Pur offrendo un nuovo contesto ed un’interessante linea narrativa ciò che questa serie non riesce però a fare è raggiungere gli splendori delle avventure di Clementine e Lee, lasciando quella perfetta indagine dei personaggi e strutturazione dei dialoghi più come un unicum che come una caratteristica comune ai prodotti Telltale.

Batman The Telltale Series

Il groviglio di linee narrative che accompagna i giocatori nel fluido progredire delle vicende riesce a raggiungere una degna conclusione con il quinto ed ultimo episodio. Non tutte le questioni sollevate nelle circa otto ore necessarie alla risoluzione delle vicende vengono però affrontate in toto, tanto che alla fine del gioco più di qualche domanda rimane ancora sospesa in aria. Così come la sensazione che nel panorama della narrazione vi sia molto di artefatto, più di qualche escamotage volto all’occultamento di fallacie e mancanze relative alla storia. Colpi di scena improvvisi ed inaspettate risoluzioni sono i principali imputati di un’accusa che punta il dito contro l’incrinarsi della coerenza generale a favore della spettacolarità della sorpresa.

Di più poteva infatti essere fatto nell’indagine di personaggi fondamentali come Oswald Cobblepot, Vicky Vale e Selina Kyle, la cui psicologia si basa solamente su classici e banali desideri di vendetta o inopportune colpevolizzazioni. Ne patisce di conseguenza l’introduzione e la caratterizzazione dei villain di questo gioco, più simili ad estemporanee meteore che a vere e proprie minacce capaci di mettere davvero in ginocchio Batman. Alan Moore ci aveva messo una sessantina di pagine con “The Killing Joke” per regalare ai suoi lettori una delle visioni più stupefacenti dell’evoluzione e della psicologia di un personaggio carismatico ma difficile da trattare come il Joker. I ragazzi di Telltale approfittano invece della presenza di molti pesi massimi di questo universo, ne inseriscono interessanti spunti ma non rendono loro a fondo giustizia creando una storia ricca sì di figure ma ben parca di protagonisti.

Tanti dialoghi, un pò d’azione

Se la struttura generale dei titoli Telltale è oramai conosciuta ai più, la decisione (condivisibile o meno) di concentrarsi quasi esclusivamente sul contesto narrativo piuttosto che su delle vere e proprie meccaniche di gioco continua a levar più di qualche perplessità nelle menti di volti videogiocatori. Nonostante ciò, in questa serie dedicata a Batman si è potuto apprezzare più di qualche passo avanti rispetto alla solita ricetta. Addizioni non certamente incredibili e di largo respiro, ma capaci nondimeno di introdurre una necessaria ventata di novità e di freschezza all’interno della saga.

Rimane comunque il classico approccio episodico che oramai contraddistingue ogni produzione Telltale e che ben si abbina agli obiettivi che un tale genere di prodotti si prefigge. “Puntate” che variano poco in durata, assestandosi mediamente intorno alle 2 ore o poco meno, e che si basano in larga parte su intermezzi dialettici e lunghi scambi di battute. Dialoghi che rimangono ancorati al tradizionale sistema di scelte multiple finalizzate alla personalizzazione dell’esperienza di gioco ed ad una maggiore identificazione con i personaggi.

Batman The Telltale Series

A queste corpose sezioni si aggiungono però anche momenti ben più ricchi di azione, governati da quick-time events che scandiscono il progredire dei combattimenti e che ben si coniugano con l’impennata che subisce il ritmo di gioco. Ulteriore addizione alla formula di gioco è costituita dalle sezioni investigative, particolari momenti in cui è richiesta l’analisi di indizi e scene del crimine, in modo da formulare ipotesi e teorie sugli intrighi narrati in questo episodio. Si tratta tuttavia di attività non esattamente complicate o impegnative, in cui una manciata di minuti è più che sufficiente per collegare tra loro le varie tracce necessarie ad una ricostruzione fedele agli eventi accaduti. Ci si poteva aspettare maggiori sforzi in tal senso, con enigmi e puzzle meno semplici da risolvere e maggiormente soddisfacenti.

Nuova tecnologia, vecchi risultati

Il tanto annunciato passaggio ad un nuovo motore grafico, sponsorizzato come uno dei migliori sintomi del progresso in opera nella software house californiana, appare purtroppo come l’ennesima promessa non mantenuta dagli sviluppatori. Anche stavolta, inspiegabilmente, la maggior parte degli episodi ha sofferto di problematiche talvolta gravi per quanto riguarda l’ottimizzazione tecnica. Problemi parzialmente giustificabili nel caso stessimo parlando di un titolo open world o di un action adventure dallo spettacolare impatto visivo. Batman The Telltale Series è invece una semplice avventura grafica che come larga parte dei suoi predecessori continua a soffrire delle stesse deficienze tecniche. Crash improvvisi e pesanti cali di framerate sono solo alcune delle problematiche che ci hanno impedito una serena fruizione del gioco. Problematiche che, per fortuna, sono state risolte nel giro di pochi giorni grazie a rapide patch correttive.

Lo stile artistico adottato rimane quello a cui siamo stati abituati con i vari The Walking Dead, The Wolf Among Us e Game Of Thrones, caratterizzato da un ampio uso del cel-shading e da tratti fortemente fumettistici. Elementi che nel loro insieme contribuiscono a creare un solido ed apprezzabile quadro di insieme ma che a distanza di anni dalla loro prima implementazione, pur dimostrando notevoli miglioramenti, continuano a scoprire il fianco agli stessi fastidiosi difetti. A partire da scenari ed ambientazioni frettolosamente realizzate e povere di dettagli e proseguendo con una modellazione poligonale dei volti che continua ad ostacolare, almeno in parte, la resa delle espressioni facciali, sono ampi i margini di miglioramento di cui questo Batman avrebbe potuto fare sfoggio rispetto ai suoi predecessori. Specialmente in un titolo che fa della narrazione e dei dialoghi il suo focus principale.

Batman The Telltale Series

Una buona prova attoriale, nonostante un Troy Baker meno incisivo rispetto alle prestazioni cui ormai siamo abituati, riesce comunque a trascinare con efficacia i botta e risposta non sempre magistralmente scritti che occupano la maggior parte di questi episodi. Spiccano infatti le recitazioni di Laura Bailey nei panni di Catwoman e Richard McGonagle (conosciuto ai più come la voce di Victor Sullivan nella serie Uncharted) nei panni di Carmine Falcone. E poco male per quanto riguarda la mancanza di un doppiaggio italiano, visto l’alto livello raggiunto dal cast scelto dagli sviluppatori.

I pro

  • Doppiaggio di ottima fattura
  • Interessanti cambiamenti rispetto al contesto originale
  • Narrativa fluida ed appassionante...

I Contro

  • ... anche se deficitaria nella caratterizzazione dei personaggi
  • Onnipresenti problematiche tecniche
  • Sezioni investigative troppo semplicistiche

Voto Globale 7

Il risultato raggiunto da Batman: The Telltale Series è complessivamente soddisfacente. Seppure non sia onesto classificare questa produzione come un passo falso nei progetti di Telltale, non si può nemmeno soprassedere ai difetti che un titolo come quello in esame possiede. E se sui difetti tecnici si può velocemente stendere un velo pietoso vista la loro ormai onnipresenza in ogni prodotto proveniente dal quel di San Rafael, gli inciampi narrativi rappresentano un boccone ben più grosso da digerire. La sceneggiatura non rende completamente giustizia ad una lunga serie di personaggi il cui carisma e la cui storia rappresentano già di per sé dei notevoli vantaggi da poter utilizzare. E pur introducendo importanti novità anche azzeccate ed interessanti nel loro sviluppo, il progresso delle vicende si risolve nell'ormai classico paradigma che circonda ogni storia dedicata ai supereroi. Il che consiste in un piccolo problema. Bruce Wayne è un semplice uomo prima che un supereroe. 

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