Un titolo che farà vacillare la propria fedeltà nel credo degli assassini.
Il 2014 è un anno ricco per Ubisoft e per il brand di Assassin’s Creed che per la prima volta vede l’arrivo di due nuovi capitoli della serie nello stesso anno. Uno è Assassin’s Creed Unity, disponibile su console Xbox One, PC e PlayStation 4, racconta le avventure dell’assassino Arno durante la rivoluzione francese, potete trovare la recensione completa del gioco seguendo questo link. In questa recensione invece esamineremo il suo “gemello” Assassin’s Creed Rogue, disponibile su console di vecchia generazione Xbox 360 e PlayStation 3, nel quale sfideremo il credo stesso degli assassini impersonando Shay Cormac e verremo a conoscenza del come si sia arrivati all’inizio del terzo capitolo della serie e anche di Unity.
Il giocatore vestirà, all’interno dell’animus, i panni di Shay Cormac dal 1752 al 1776, abile combattente del ramo coloniale americano della confraternita degli assassini. Avvicinato al credo dal suo migliore amico Liam O’Brien, iniziò il proprio addestramento sotto lo sguardo vigile di Achille Davenport, colui che farà da mentore anche al futuro Connor Kenway; essendo infatti questo capitolo ambientato prima degli avvenimenti del terzo ufficiale episodio della serie troviamo un Achille ancora in forma e temibile, insieme ad una confraternita ben solida e sviluppata. Assasin’s Creed Rogue è il capitolo a cui viene affidato il compito di spiegare il perché in Assassin’s Creed 3 Connor avesse trovato l’ordine degli Assassini a pezzi e prossimi alla scomparsa.
Grazie alla bravura mostrata in diverse missioni, Shay viene messo a conoscenza di alcuni ambigui retroscena della missione svolta dall’assassino Adèwalè ad Haiti, dove un disastroso tsunami si sarebbe abbattuto sulle sue coste a causa di un antico manufatto, risalente all’era dei precursori, trovato in uno dei loro siti. Da qui inizia la vera missione del nostro assassino, recuperare una strana scatola nella quale sono conservate le coordinate dei siti ed un antico manufatto in grado di decifrarle. La caccia è lunga e contemporaneamente le relazioni tra Inghilterra e Francia peggiorano fino a far scoppiare nel 1754 la Guerra dei sette anni, ma finalmente Shay riesce a mettere le mani su entrambi gli artefatti e a scoprire la locazione di un nuovo frutto dell’eden a Lisbona. Achille apprezza gli sforzi del ragazzo e nota il suo potenziale, proprio per questo affida a egli stesso la missione di recarsi nella città portoghese. Da qui in poi tutto cambia radicalmente, Shay raggiunge il sito desiderato e preleva lo strano manufatto, che però si disintegra quasi istantaneamente nelle sue mani, ed un terribile terremoto si scatena, siamo quindi i responsabili del disastroso terremoto del 1755 di Lisbona che costò la vita a molte persone innocenti.
Tornato in America furioso, il capitano della Morrigan accusa il suo mentore di avergli ordinato consapevolmente di compiere un inutile strage e lo implora di concludere le ricerche che porterebbero solo altra morte, ma la sua protesta si rivela ben presto inutile. Per evitare lo spargimento di altro sangue decide di rischiare la sua stessa vita sottraendo gli oggetti all’ordine ma viene scoperto, bandito dalla confraternita e ferito a morte durante la sua disperata fuga. L’ormai ex assassino verrà ritrovato da George Monro il quale lo affiderà alle cure di un’anziana famiglia. Shay ritorna presto in forze deciso a fermare la pazzia degli Assassini e trovando ben presto nei Templari dei preziosi alleati, compreso il gran maestro templare Haytham Kenway. Questo capitolo della serie si può quindi identificare come un prequel di Assassin’s Creed 3, ma non solo, le nostre azioni determineranno anche l’inizio di Assassin’s Creed Unity e delle avventure di Arno, che incontreremo personalmente in una delle sporadiche missioni ambientate sui tetti di una Parigi pre rivoluzionaria. Fuori dall’Animus vestiremo invece i panni di un comunissimo impiegato dell’Abstergo Entertainment il cui compito è ottenere i ricordi del pluricitato Shay. Nel complesso i personaggi riescono per lo più a rimanere impressi nella mente del giocatore, pur essendo tanti, grazie ad una buona caratterizzazione. Anche il protagonista riesce a non rimanere anonimo all’interno della sua storia, pur non essendo troppo carismatico, le faide tra Shay e i suoi ex compagni e l’inserimento di personaggi già noti nell’universo del brand lo invogliano a scoprire la verità.
Seppur la trama di Assassin’s Creed Rogue sia ben strutturata e nuova, riuscendo a coinvolgere adeguatamente il giocatore, non si può dire lo stesso del gameplay, il quale è fin troppo riciclato dal precedente Assassin’s Creed Blackflag. Il sistema di combattimento navale è rimasto lo stesso, salvo qualche piccolissima novità, come il tasto per effettuare la carica contro un’altra nave, cannoni piccoli più veloci e finalmente anche arrembaggi alla propria nave da parte dei nemici. Restano anche tutti i problemi marittimi del precedente titolo nei quali molti avevano posto la loro fiducia su possibili sistemazioni: onde che partono dalla terra ferma, possibilità di solcare i mari senza problema alcuno veleggiando contro vento e ombre che nel viaggio rapido non sono pertinenti alla posizione del sole. Anche la terra ferma mostra gli stessi problemi, stesse meccaniche di Blackflag con l’aggiunta di qualche piccola modifica dovuta sopratutto al differente punto di vista del protagonista, che essendo legato ai templari e non più agli assassini, dovrà più volte affrontare quest’ultimi, addestrati nel mimetismo e nelle uccisioni furtive.
Questo cambiamento, seppur limitato solo alle missioni secondarie, offre molte nuove prospettive e sopratutto riflessioni. Per tutti questi anni siamo stati abituati a identificare il credo degli Assassini come un credo giusto, nobile e pacifico, ma lo sguardo critico ed esterno di Shay riesce a instaurare anche nel giocatore il dubbio che forse questo credo tanto giusto non è. Per conquistare le diverse sezioni della città dovremo sconfiggere la banda del luogo composta da membri della confraternita che terrorizzano la gente del luogo, il che ricorda molto quanto visto con i templari nei precedenti capitoli.
Dovendo affrontare gli ex confratelli, Shay dovrà ben guardarsi le spalle da potenziali attacchi furtivi, velenosi o stordenti, per la prima volta avremo finalmente dei nemici con le nostre stesse abilità, dotati di lame celate e che si nascondono in carretti di fieno, erbacce e tetti aspettando il momento giusto per colpire. L’alleanza con i templari offre al nostro capitano anche differenti possibilità d approccio, grazie sopratutto all’inedito fucile ad aria compressa in grado di sparare i consueti dardi soporiferi, ma anche i nuovi dardi scoppiettanti e le varie granate. Non parleremo del comparto multiplayer di questo titolo semplicemente perchè non ne è provvisto, questa scelta di Ubisoft lascia un po’ confusi, tuttavia gli amanti dei collezionabili festeggeranno con Rogue. All’interno del titolo questi rispecchiano quasi il 40% della campagna principale: scrigni, lettere, frammenti, prosperità, canzoni, mappe e altro ancora saranno più o meno nascosti nelle varie mappe, è dunque aperta la caccia al tesoro.
Giocando a questo titolo avrete la possibilità di fare rotta e visitare la New York del XVIII secolo ma non solo, a disposizione dei giocatori ci sono anche la River Valley americana e una porzione nord dell’Oceano Atlantico. Ad esclusione di New York che è una zona completamente terrestre, le altre due saranno esplorabili sia via mare che a piedi in alcune prestabilite aree. La suddivisione delle aree navigabili è regolata ancora una volta dai fortini posti sulle varie coste, ma le aree visitabili a piedi sono state aumentate visivamente, presentando molti più paesaggi da esplorare e villaggi o misteri da scoprire. Nonostante il rigido inverno del Nord America si fosse notato già in Assassin’s Creed 3, in Rogue troveremo ad accoglierci nel settore del Nord Atlantico mastodontici ghiacciai, iceberg e molto altro che regaleranno al giocatore qualche momento senza fiato. Le calde acque e trasparenti cristalline hanno dunque ceduto il passo a oscuri abissi gelati nei quali anche il capitano della Morrigan deve cedere all’idea di sguazzarci per più di alcuni secondi senza rischiare la vita. Agli amanti delle temperature più miti corre in aiuto la River Valley ricca di fauna e flora di ogni genere. Alcune sporadiche missioni saranno anche ambientate nella Parigi pre rivoluzione, ma saranno molto limitate nella possibilità d’esplorazione e regaleranno pochi brividi a livello visivo.
La bellezza visiva dei paesaggi circostanti è ancora una volta all’altezza delle aspettative, con fauna e flora pertinenti alla locazione geografica, più variegata ed anche migliorata rispetto al precedente capitolo. Anche la modellazione dei personaggi può dirsi ancora una volta sufficiente, nessun balzo in avanti ma neanche nessuno scivolone da parte dei grafici. Il tutto però è accompagnato da un comparto sonoro un po’ capriccioso. Se avete apprezzato i canti marinareschi di Blackflag sarete contenti di sapere che sono presenti anche in questo nuovo capitolo, tuttavia alcuni sono stati copiati dal precedente episodio, il che potrebbe far storcere il naso a chi sperava in una “playlist” completamente rinnovata. Anche alcune voci secondarie della popolazione sono state prese e incollate dal vecchio Blackflag mentre altre – ad esempio i mercanti – non sono state affatto tradotte. Queste piccolezze si notano senza difficoltà dovendosi muovere spesso tra la folla e visitando i negozi. Ci chiediamo se questi siano effettivamente errori causati da un cattivo doppiaggio, dalla “pigrizia” degli sviluppatori oppure una scelta ponderata della quale però non si capisce il motivo.
Tutti quelli che si aspettavano un copia incolla del precedente capitolo con Assassin's Creed Rogue avranno parzialmente ragione. Di nuovo in questo titolo c'è ben poco, ma la trama è ben raccontata e riesce, in quello che forse è il suo principale intento, a colmare i buchi narrativi dei precedenti episodi della saga ed anche del contemporaneo Unity. Nonostante i soliti errori che questo brand si strascina da sempre e la mancanza di vere novità, Rogue rimane un gioco ben ideato e sviluppato, con qualche bug qua e là, ma in grado di "vestire" la tripla A senza vergogna. Ubisoft ha avuto successo ancora una volta.