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Recensione

Army of Two The Devil’s Cartel: Recensione e analisi

In questa generazione ci sono stati tanti giochi che si sono affacciati sul mondo videoludico, affrontando i pareri della stampa e dei videogiocatori. Army of Two, con i suoi due episodi, si è ritagliato una fetta importante tra i videogiocatori. Ora, con il suo nuovo capitolo, Electronic Arts e Visceral Games saranno riusciti a fare il tanto agognato salto di qualità? Scopriamolo insieme!

Alpha e Bravo

La prima novità di Army of Two: The Devil’s Cartel è l’abbandono (momentaneo?) di Salem e Rios, i due precedenti protagonisti, tanto amati dai fan. A rimpiazzarli troviamo Alpha e Bravo, chiamati in causa per fermare uno spietato cartello di droga messicano. Il gioco punta tutto sulla distruzione e spettacolarità, mostrandoci sequenze degne del miglior film d’azione hollywoodiano. Naturalmente, i caratteri dei protagonisti, cosi come la trama, non vengono analizzati, relegando il tutto a mero contorno della distruzione che la fa da padrona. Un gioco che punta il 100% sul fattore Shooting. Le differenze, d’obbligo da citare trattandosi di un brand, sono abbastanza notevoli. Oltre all’accantonamento -temporaneo o assoluto- del duo formato da Salem e Rios, ci troviamo di fronte un gioco più “serio”. Tutta quella ironia, quello humor nero, dei precedenti capitoli è stato eliminato. E’ stato discusso molto del fastidio di alcuni, sulle esultanze goliardiche dei due precedenti protagonisti, in scene dove il sangue e la distruzione la facevano da padroni. Che questo abbia portato al taglio netto dell’ironia nera (ma che divertiva)? Eliminate anche le sequenze dove si procedeva spalla a spalla e “l’aggro”, fattore che dava quel tocco di strategia agli scontri. Il gioco, presenta una longevità scarna, al di sotto della media del genere. Inoltre, l’assenza di un comparto multiplayer competitivo non allunga le pochissime ore che ci offre questo nuovo capitolo.

 

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Distruzione Viscerale!

Il nuovo capitolo di Army of Two mette da parte il Frostbite Engine 3 basandosi sul motore grafico Frostbite Engine 2, utilizzandolo al meglio. Il motore di gioco viene sfruttato benissimo, portando su schermo una distruttibilità dell’ambiente e delle esplosioni davvero coreografiche. Per quanto riguarda l’interazione (e la successiva distruttibilità) dell’ambiente, i ragazzi di Visceral Games hanno fatto un lavoro a metà. Certo, potremo distruggere auto, barili esplosivi e quant’altro, ma l’amaro in bocca sale quando alcuni oggetti come cespugli o tronchi d’albero rimangono invariati dopo numerosi proiettili riversati su di essi. Un fattore, questo, che poteva essere sviluppato in maniera migliore. L’IA dei nemici è a dir poco scandalosa. Anche alla massima difficoltà (con cui vi consiglio di approcciare il gioco) la sfida si rivelerà semplice, con nemici che mostrano un IA veramente bassa. Altro fattore decisamente migliorabile è l’aver usato lo stesso script per i numerosi nemici presenti. Avremo nemici che effettueranno SEMPRE gli stessi movimenti e spareranno insieme, come andando a ritmo. Gli sviluppatori potevano fare decisamente di meglio! Ottima, invece, la realizzazione degli scenari, vari e bellissimi. La customizzazione, di armi e maschere, è come sempre di alti livelli.

 

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Tutto sommato -il gioco- regala ai fan del genere tutto quello che desiderano. Alto tasso di distruzione senza accendere il cervello. Purtroppo i numerosi tagli e le pecche tecniche, fanno di Army of Two: The Devil’s Cartel il capitolo più brutto della serie.

 

I pro

  • Grande personalizzazione di armi e maschere
  • Uso del Frostbite 2
  • Distruzione totale

I Contro

  • IA nemica
  • Longevità
  • Assenza di tante feature

Voto Globale 6

Commento: Army of Two: The Devil's Cartel risulta essere il peggior capitolo della serie. Complice scelte sbagliate e i numerosi tagli al gameplay (per non parlare della decisione di non offrire un comparto multiplayer. Non ci sentiamo di "bocciare" il nuovo titolo di Electronic Arts, perché seppure minimamente fa i "compitini a casa" offrendo uno shooter sufficiente. Purtroppo il tanto agognato salto di qualità viene rimandato al prossimo -eventuale- titolo del brand.

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