Dopo averlo giocato a fondo, ecco finalmente la nostra recensione dello stealth game Aragami.
Negli ultimi anni, il genere stealth è stato trattato sempre meno dagli sviluppatori, che hanno preferito concentrarsi su generi di videogiochi più appetibili alle masse. Difatti all’infuori dell’ottimo Hitman, uscito a cadenza episodica, fatico a ricordare un altro stealth uscito nell’anno corrente, degno di attenzioni. Badate bene: mi riferisco agli stealth game puri con visuale in terza persona.
Qualche settimana fa, però, è arrivato su PC, Playstation 4 e Xbox One, Aragami, uno stealth game capace di catturarmi ancor prima della sua uscita. Questo per via dell’intenzione finale del team di sviluppo, Lince Works, di realizzare uno stealth puro in terza persona che – permettetemi un paragone – ricorda vagamente quel Tenchu che in molti non hanno ancora dimenticato, tranne gli sviluppatori che gli hanno dato i natali…
Le prime due cose che guardiamo in un videogioco sono il lato artistico e la grafica, due componenti comuni ma profondamente diverse, almeno in Aragami. La terza cosa che deve essere poi valutata è il gameplay, mentre la quarta è sicuramente la storia. Ovviamente il tutto varia a seconda di ogni videogiocatore e al genere del titolo che ci si trova a giocare.
Aragami ci fa vestire i panni per l’appunto di un Aragami, ovvero uno spirito vendicativo che ricorda nelle sue fattezze una sorta di ninja, capace di destreggiarsi da un’ombra all’altra e fare della oscurità la sua fedele alleata. La luce sarà invece da evitare, perché – oltre a renderci visibile – costituirà uno ostacolo per ricaricare il nostro potere principale, costituito dal salto nell’ombra, ricaricabile solamente e ogni qualvolta ci troveremo all’interno di una zona buia e lontani da occhi indiscreti.
Il nostro obiettivo per l’intero arco dell’avventura sarà quello di aiutare la principessa Yamico, colei che ci ha evocato. Dovremo infatti sconfiggere l’esercito della luce guidato da Kaiho, responsabile della morte della gente di Yamico e reo di tener prigioniera la stessa principessa, presso una fortezza situata all’interno della città giapponese Kyuryu.
Aragami è – come ho scritto a inizio recensione – uno stealth indie che è stato in grado di incuriosirmi fin da subito e che – a parer mio – ha osato più di quanto mi sarei immaginato. Buonissime premesse e idee che hanno dovuto, però, fare i conti con delle problematiche non di poco conto. Ma partiamo dalle cose positive del gameplay. Le meccaniche di quest’ultimo sono semplici, immediate e si arricchiscono a mano a mano che si procede con l’avanzamento della storia. All’inizio, infatti, si potranno avvertire una sorta di mancanze, come impossibilità di attirare i nemici samurai con un qualche oggetto o rumore oppure la possibilità di spostare i corpi. Ebbene, posso confermarvi che si tratta di mancanze temporanee, atte ad arricchire il gioco con il proseguo dei livelli, onde evitare un senso di ripetitività e una conseguente mancanza di stimoli. Pertanto, mi sento di condividere in toto la scelta messa in atto dagli sviluppatori.
La possibilità di trovare punti abilità per le mappe di gioco, sotto forma di pergamene, non può che rappresentare un bel incentivo per il giocatore, tale da spingerlo a esplorare le meravigliose location del Giappone antico.
Ed è proprio ora che entra in gioco una differenza piuttosto netta in Aragami. Mi riferisco al suo stile artistico evocativo e meraviglioso, grazie alla presenza dello stile cell shading, contrapposto ad una grafica caratterizzata da texture di basso livello e con un caricamento lento, una pulizia approssimativa e, in generale, un’ottimizzazione che, in alcuni casi, mi ha fatto rabbrividire e al contempo dispiacere. Questo perché Aragami possiede tutte le carte in regola per essere un buono stealth, ma la sua natura indie e i problemi evidenziati qualche riga più sopra, ne vanno a limitare fortemente il suo potenziale.
Non posso assolutamente far finta di nulla davanti a queste problematiche, ma non posso nemmeno nascondere il divertimento e la goduria che Aragami è stato capace di regalarmi per molte ore di gioco passate in compagnia del protagonista e della principessa Yamiko.
Altri problemi riscontrati riguardano la presenza di texture ballerine che compaiono e scompaiono, di una gestione poco calibrata del puntatore del salto nell’ombra e dei controlli della telecamera, alle volte poco reattivi. Inoltre alla difficoltà di per sé medio-alta del gioco, ci si aggiunge una collocazione poco equilibrata dei checkpoint. In alcune occasioni, infatti, potrebbe esserci il rischio di dover rigiocare una lunga sessione di gioco visto che, una volta scoperti, difficilmente riusciremo a farla franca senza essere prima uccisi dai nostri assalitori.
Infine è da evidenziare una certa ripetitività delle canzoni di sottofondo a tema giapponese, che accompagnano il giocatore durante le ore trascorse per completare l’avventura. L’effetto ripetitività si sente, anche perché la longevità è di buon livello e ciò non può che rappresentare un aspetto alquanto positivo, se consideriamo che l’intera opera può essere portata a casa a fronte di un prezzo di circa 20 euro.
Aragami è uno stealth indie che sprigiona un pò di aria fresca verso il genere degli stealth. Nonostante le sue pecche, dovute a un concept di gioco forse più esteso, rispetto a ciò cui poteva veramente osare, il titolo di Lince Works è riuscito ad intrattenermi dall’inizio alla fine, grazie al fatto di avere sempre un motivo in più per poterlo giocare. La varietà di fatto è garantita dalla tabella di attività che non dà accesso solo a mosse aggiuntive ulteriori, ma anche ad abilità di cui non potremo fare a meno con l’avanzare del gioco. Dunque, consiglio il gioco soltanto agli amanti del genere stealth. Ovviamente tutto questo considerando gli aspetti positivi e negativi, riportati precedentemente nel corpo della review. Alla fine ho deciso di affibbiargli un 7, proprio perché - a conti fatti - ritengo Aragami meritevole di questo punteggio.