Lunar Great Wall Studios si affaccia all'industria videoludica con un'esperienza platform peculiare e desiderosa di stupire il pubblico.
L’industria videoludica italiana è una realtà ancora in divenire che nel corso di questi ultimi anni ha mostrato importanti accenni di crescita, sia da parte di grandi software house che in termini di piccoli team indipendenti. Tra i tanti studi di sviluppo desiderosi di affermarsi nell’universo videoludico come realtà a tutto tondo figurano anche i ragazzi di Lunar Great Wall Studios, realtà costituita da diversi sviluppatori che già ebbero modo di farsi le ossa nei lidi di Milestone.
Nel suo stato di totale libertà, il team ha quindi deciso di cimentarsi in un compito assai ardito, raccontare un tema fuori dai normali schemi e alquanto delicato offrendo però al contempo un’esperienza che, pad alla mano, potesse rivelarsi varia e stimolante agli occhi dell’utente di turno. Il lavoro fatto ha così infine portato alla luce Another Sight, opera 2.5D dall’anima platform che nelle sue premesse punta a immergere il giocatore in un mondo alienante che poggia le sue basi su un’avventura avvincente e capace di tenere il giocatore sulle spine dai primi istanti in-game fino ai titoli di coda. Noi di Kingdomgame abbiamo potuto recentemente giocare il tutto nella sua interezza e ora siamo finalmente pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.
In una Londra dell’epoca vittoriana, la piccola Catherine sta visitando una non meglio precisata stazione metropolitana insieme alla sua famiglia quando, di colpo, un assordante rumore pervade l’intera struttura. La giovane Kit – questo è il nomignolo con cui si fa chiamare – perde i sensi finendo con il risvegliarsi in quello che sembra uno strano mondo onirico fatto di macerie e enormi ingranaggi meccanici che fluttuano nel cielo. Al peggio, però, non vi è mai fine e pochi secondi si rivelano sufficienti per accorgersi che il prezioso dono della vista ci è stato inspiegabilmente rubato. Kit, infatti, sembrerebbe essere stata colpita da un’inusuale forma di cecità che le permette di visionare solo ciò che emette qualche forma di rumore, una condizione assai pericolosa viste le insidie che potrebbero nascondersi in ogni angolo di queste pericolanti strutture.
La solitudine viene però velocemente messa da parte grazie all’arrivo di un curioso gatto chiamato Hodge che deciderà di seguirci nel corso del lungo viaggio che intraprenderemo per poter tornare dalla nostra amata famiglia. Narrativamente parlando, Another Sight offre un’avventura interessante e capace di trattare un tema assai delicato. La perdita della vista rappresenta una colonna portante all’interno del racconto, un’avventura dalle premesse indubbiamente intriganti che riesce a mantenere elevato l’interesse del giocatore per tutta la sua durata. Nel corso del viaggio che andremo vivendo, potremo poi fare la conoscenza di numerosi personaggi ben delineati nel carattere che riescono a impreziosire piacevolmente l’intero intreccio scenico, il tutto nel mentre che andremo cercando di capire cosa ci sia accaduto.
Come detto poco sopra, ludicamente parlando Another Sight si presenta come un platform 2.5D che punta molte delle sue peculiarità sulla perdita di vista che ha colpito la nostra protagonista. In-game avremo infatti l’opportunità di controllare sia Hodge, con cui entreremo in contatto nei primi minuti di gioco, sia con la giovane Kit. Quando ci muoveremo nei panni di Catherine, la nostra cecità verrà rappresentata da un’opprimente oscurità che andrà espandendosi tutt’intorno a noi, con solo una piccola porzione di mappa ben visibile. Nello stato in cui ci troveremo non potremo correre e molti ostacoli non saranno visibili fin quando non ci finiremo praticamente contro, e gli unici oggetti che riusciremo a visualizzare saranno quelli che andranno emettendo una qualche forma di rumore, come se possedessimo un sonar super sviluppato.
Al contrario, Hodge potrà muoversi velocemente in giro per la mappa sfruttando appigli e impalcature per potersi arrampicare e passando in stretti cunicoli inaccessibili per Kit. Compito del giocatore sarà quindi quello di dover superare i diversi livelli di gioco sfruttando le capacità di entrambi i nostri protagonisti, i quali dovranno cooperare per risolvere i diversi enigmi che andranno presentandosi periodicamente a ogni nuovo stage. I puzzle che affronteremo avanzando nell’avventura non si sono mai rivelati troppo ostici e i percorsi da dover compiere si sono sempre mostrati sufficientemente chiari, per quanto intricati. Sfortunatamente, però, la necessità di dover necessariamente controllare entrambi i protagonisti per potersi muovere nell’ambiente di gioco rende l’intera esperienza ludica alquanto noiosa e monotona.
La mancanza di un qualsivoglia comando utile per spostare Hodge e Kit contemporaneamente costringe il giocatore a dover ripercorrere più volte strade già battute anche solo per superare una semplice porta. Inoltre, nonostante sia possibile sfruttare i miagolii di Hodge per muoversi più velocemente, bastano davvero pochi minuti per cominciare a sentire un preponderante senso di frustrazione nel mentre che si comanda Kit, la quale si sposterà con una lentezza a tratti disarmante. L’interesse e la curiosità iniziale vanno così velocemente scemando innanzi a una struttura di gioco che sembra quasi diluita meccanicamente per rendere il tutto generalmente più longevo, un lavoro che purtroppo non abbiamo apprezzato.
Another Sight pecca poi proprio in quello che dovrebbe essere uno degli elementi portanti dell’intera avventura, ovvero quel cuore da platform 2.5D che in-game si traduce in numerose sezioni in cui dover saltare e superare ostacoli al momento giusto per non incappare in un repentino game-over. Sfortunatamente, un sistema di controlli alquanto macchinoso unito a un’esecuzione dei salti a dir poco terribile – siamo morti letteralmente decine e decine di volte proprio perché il sistema di controllo del salto si è rivelato a dir poco approssimato – minano in toto il risultato finale, con fasi al limite del trial and error dove bisognerà fare numerosi tentativi prima di riuscire a calibrare il salto nel modo più opportuno.
Tecnicamente parlando, la creatura di Lunar Great Wall Studios colpisce in positivo per la presenza di un comparto artistico indubbiamente ispirato capace di offrire un’ottima ricchezza in termini d’ambientazioni, con scorci suggestivi che si ammirano con piacere. Lo stile utilizzato in alcune circostanze, quasi come se ci si trovasse innanzi a un dipinto, conferiscono poi al prodotto finale un carisma visivamente invidiabile capace di lasciare stupito il giocatore. Il comparto audio, infine, svolge soddisfacentemente il suo lavoro grazie a un piacevole doppiaggio inglese unito a una colonna sonora che accompagna degnamente il giocatore senza però mai stupire.