Giant Squid ricalca le orme di Journey per la realizzazione di un titolo che vuole entrare nei cuori dei videogiocatori
La grande industria videoludica odierna è senza ombra di dubbio un mondo particolarmente strano e ricco di curiose incongruenze. In particolare, una delle critiche che più spesso viene mossa dai videogiocatori nei confronti di questo mercato in continua crescita si riassume nel continuo sviluppo di titoli fin troppo simili tra loro per genere e meccaniche di gameplay, con vere e proprie mode che nascono, crescono ed infine scompaiono per far posto ad altro; in passato successe con i titoli ambientati nella Seconda Guerra Mondiale, oggi vi è la mania del free-roaming.
Nonostante però i forum e i siti videoludici di tutto il mondo vengano spesso utilizzati dall’utenza come valvola di sfogo per mostrare il proprio sdegno nei confronti di questo fastidioso comportamento messo in atto dalla quasi totalità delle software house più conosciute, nel momento in cui un qualche sviluppatore tenta di variare le carte in tavola in modo tale da offrire maggior varietà all’interno di un mercato oramai omologatosi agli standard dettati da brand quali Call of Duty od Assassin’s Creed rilasciando titoli atipici o comunque capaci d’introdurre nuove idee fresche ed originali, questi finiscono con il vendere poco o nulla a quello stesso pubblico che, messo davanti all’opportunità di provare con mano qualcosa di diverso, preferisce voltarsi dall’altra parte.
In una situazione diametralmente opposta si ritrovò invece Journey, titolo sviluppato dai ragazzi di Thatgamecompany originariamente uscito su Playstation 3 ma poi rilasciato anche su Playstation 4 che, nonostante la particolare struttura di gameplay posseduta, riuscì a guadagnarsi gli elogi di un vasto pubblico, un risultato talmente entusiasmante che diverse altre software house decisero di ripercorrerne le orme per ritentare il colpaccio.
In particolare, questa volta è stato il turno di Giant Squid, software house indie nata proprio grazie alla collaborazione di due ex dipendenti di Thatgamecompany meritevole di aver rilasciato ABZU, interessante videogioco che tenta di riproporre ciò che Journey fu in grado d’offrire a tutti gli appassionati di console Sony, un emozionante ed indimenticabile viaggio nel cuore di un mondo di gioco tanto splendido quanto evocativo.
Le somiglianze presenti tra ABZU e Journey sono evidenti in ogni singolo aspetto dell’opera targata Giant Squid, a partire dalla sua componente narrativa. Il gioco, infatti, ci farà impersonare i panni di un curioso essere subacqueo che si risveglierà nel cuore dell’oceano, desideroso d’esplorare i fondali marini ed alla disperata ricerca di reliquie e strutture appartenute ad una civiltà fortemente legata al mondo oceanico ormai decaduta e la cui storia ci verrà narrata attraverso geroglifici sparsi per tutto il mondo di gioco, in verità capaci d’offrirci solo qualche indizio sugli avvenimenti che hanno colpito questo popolo scomparso, lasciando il resto alla libera interpretazione del giocatore.
Narrativamente parlando, ABZU non offre insomma niente di sconvolgente o fuori dagli schemi, mettendo da parte qualsivoglia possibile colpo di scena per far spazio ad una storia semplice ma comunque godibile, capace d’intrattenere dall’inizio fino ai titoli di codi, purtroppo arrivati dopo poco meno d’un paio d’ore di gioco, una durata davvero risicata per un titolo venduto a quasi venti euro.
Molto vicino a Journey risulta essere anche il sistema di controllo che la software house ha realizzato per il suo gioco, con la possibilità di potersi muovere liberamente di zona in zona alla ricerca di possibili oggetti con cui interagire tramite la pressione di un singolo tasto che, una volta premuto, permetterà al nostro alter-ego digitale di produrre un suono simile ad un sonar e utilizzabile per diversi scopi differenti, dall’attivazione d’interruttori ed oggetti, alla possibilità di farsi seguire dagli esseri marini che ci circondano o, ancora, per dare ordini ad alcuni droni che incontreremo nel corso del nostro viaggio.
Unica sostanziale differenza con l’opera di Thatgamecompany, a livello di gameplay, è rappresentata dalla possibilità di potersi muovere a 360°, una libertà d’azione di grande valore e capace di restituire al videogiocatore la sensazione di non avere alcun vincolo, peccato solo che la telecamera non sempre riesca a star dietro ai nostri veloci spostamenti, alle volte creando qualche grattacapo di troppo. È importante sottolineare che il nostro anonimo protagonista non necessità di respirare sott’acqua e, conseguentemente, non vi saranno timer di qualsivoglia sorta da dover tenere sott’occhio per evitare una prematura morte.
L’obiettivo di Giant Squad non era quello di realizzare un videogioco nel modo in cui viene spesso inteso dal videogiocatore, quanto piuttosto dar vita ad un vero e proprio viaggio, a tratti rilassante ed emozionante, in altri casi adrenalinico ed incalzante.
Ecco quindi che si rende possibile eseguire fino a tre brevi boost della velocità per tirarsi fuori da situazioni difficoltose così come ci si può aggrappare ad un pesce per controllarlo o per farsi trasportare in giro per la mappa di gioco ammirando le splendide ambientazioni che raggiungeremo di volta in volta, il tutto all’interno di un oceano sconfinato che rappresenta il vero protagonista dell’avventura, un luogo tanto misterioso quanto familiare, a volte immerso nell’oscurità e nel silenzio, in altri casi irradiato dalla luce del sole e popolato da infinite specie di pesci differenti.
Gli sviluppatori hanno anche voluto inserire dei particolari totem sparsi un po’ ovunque e che, se trovati, permettono al nostro protagonista di entrare nella cosiddetta “fase di meditazione”, azione non necessaria per portare a termine l’avventura ma che permette di osservare e seguire tutte le specie animali presenti nei dintorni.
In tal modo, sarà possibile osservare forma e comportamento di tutte le oltre cento specie di pesci realizzate con la massima cura ed i cui movimenti nel vasto oceano sono stati accuratamente riprodotti. In questo aspetto, in particolare, ABZU si vuole discostare pesantemente da Journey, offrendo un modo ricco di vita, in continuo movimento e che non vi darà mai l’idea di essere soli e abbandonati a voi stessi, seppur non sia presente alcuna componente multiplayer.
Da un punto di vista puramente tecnico, ABZU è una vera e propria gioia per gli occhi, con una direzione artistica in particolare che risulta essere semplicemente meravigliosa. I ragazzi di Giant Squid hanno lavorato faticosamente per riuscire a ricreare un universo di gioco che potesse cogliere appieno l’idea del mondo marino, da una parte grazie all’intelligente utilizzo di uno stile grafico in cell-sheding, dall’altro lato tramite il sapiente utilizzo della palette cromatica.
Il blu ed il verde, insieme alle loro numerose sfumature, sono sicuramente i colori predominanti, ma spesso ci s’imbatte in momenti dov’è il rosso a farla da padrone, o ancora il giallo o l’arancione. È però nel momento in cui il mondo di gioco si apre ad enormi distese dove vegetazioni dai molteplici colori si stagliano sul terreno mentre centinaia di pesci diversi si muovono in ogni direzione che ABZÛ mette in mostra il suo vero cuore pulsante, ed in più di un’occasione mi è capitato di poggiare il pad per osservare in tutta tranquillità ciò che mi circondava.
L’utilizzo dell’Unreal Engine 4 ha poi permesso al team di sviluppare ottimamente l’intelligenza artificiale dei pesci, i quali si muovo coerentemente a seconda del modo in cui ci avvicineremo a loro, un sorprendente quadro generale impreziosito da giochi di luci ed ombre ottimamente realizzati.
Chiude il tutto una colonna orchestrale semplicemente divina, da dover imperativamente ascoltare con un buon paio di cuffie per goderne appieno. Tutte le tracce udibili sono orchestrate a regola d’arte e si dimostrano capaci d’adattarsi magnificamente alle diverse situazioni di gioco che dovrete affrontare, incalzanti nei momenti più concitati, appena percettibili ma sempre presenti quando ci si muove nel buio più assoluto.
La prima opera realizzata dai ragazzi di Giant Squid è, senza alcun ombra di dubbio, un piccolo capolavoro. Nonostante le numerose somiglianze con Journey, ABZU possiede e riesce a mostrare una sua anima che lo contraddistingue pesantemente dal lavoro di Thatgamecompany, nonostante un sistema di controllo prettamente identico. Di grande valore anche il comparto tecnico, il quale si fregia di una direzione artistica sublime dove la ricreazione del mondo subacqueo è riuscita pienamente. La colonna sonora varrebbe invece già da sola il prezzo del biglietto per la sua capacità d’emozionare il giocatore relazionandosi perfettamente a tutte le situazioni di gioco a cui andremo incontro. Purtroppo non manca qualche piccolo neo, tra una telecamera non sempre capace di seguire ogni nostro movimento ed una durata dell’intera esperienza davvero breve, ma se già ai tempi avete gustato con piacere quell’incredibile avventura che fu Journey, sappiate che ABZU saprà offrirvi emozioni altrettanto uniche ed indimenticabili.