Scopriamo insieme se la nuova produzione targata Aardman Animations possiede le qualità necessarie per potersi imporre sul mercato.
Per quanto non di rado capiti di sentire a più riprese gli illuminati più disparati pronti ad attaccare l’universo dei videogiochi in quanto portatore di violenza e stupidità tra le generazioni più giovani, per tutti coloro che realmente si sono interessati a questo ricco mondo è oramai divenuto chiaro che il media videoludico è in grado di andare oltre al semplice sparare con il fucile o al calciare un qualche pallone. L’inaspettato arrivo dell’industria indie che, come un fulmine a ciel sereno, è andata espandendosi a macchia d’olio soprattutto in questi ultimi anni, ha infatti portato alla luce un’innumerevole quantità d’opere capaci di tentare nuove strade, sia ludiche che narrative, alle volte anche grazie all’aiuto di grandi publisher desiderosi d’accaparrarsi una fetta di questo enorme mercato.
Ogni tematica è oggi trattabile, qualsivoglia questione sociale o scottante può essere trasposta in salsa videoludica per colpire al cuore un ricco pubblico sempre alla ricerca di nuove esperienze fuori dagli schemi. In tal senso, 11-11: Memories Retold rappresenta l’esempio lampante di questo grande mondo, una produzione diversa da tutto ciò a cui siamo abituati che – facendo a più riprese l’occhiolino a quella piccola perla che fu Valiant Hearts – punta a raccontarci gli orrori della Grande Guerra. Dopo una lunga attesa, anche noi di Kingdomgame abbiamo infine potuto finalmente toccar con mano l’opera di casa Aardman Animations e ora siamo pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.
È il novembre 1916, quando la Prima Guerra Mondiale si trova nel pieno del suo svolgimento e le zone di trincea continuano a mietere innumerevoli vittime. A Toronto, il giovane fotografo canadese Harry Lambert sta compiendo tutto il possibile pur di conquistare il cuore di Julia, la figlia del suo datore di lavoro. Le giornate passano con spensieratezza tra una foto e l’altra fin quando, durante un pomeriggio come tanti altri, il maggiore Martin Barrett giunge in città alla ricerca di un fotografo che possa documentare le imprese delle truppe al fronte. Promesse di successo e gloria – oltre alla certezza che un simile gesto sia sufficiente per stregare la giovane Julia – sono più che sufficienti per convincere Harry ad arruolarsi e vivere la sua grande avventura, ancora totalmente estraneo agli orrori che lo aspettano.
Nel mentre, in Germania, un padre di famiglia tedesco, tale Kurt Waldner, sta lavorando come ingegnere all’interno di una fabbrica per l’assemblazione di dirigibili da utilizzare in guerra, niente più di un uomo che come tanti altri si è impegnato a contribuire per la “causa”. Il lavoro procede speditamente giorno dopo giorno ma durante la riparazione di una radio danneggiata, l’uomo scopre suo malgrado che il battaglione tedesco in cui presta servizio suo figlio Max è stato attaccato dalle forze nemiche. Terrorizzato all’idea che il ragazzo possa essere deceduto, Kurt decide così di arruolarsi per tentare di trovare il figlio perduto, o quantomeno le sue spoglie.
Partendo da un’introduzione tanto semplice quanto efficace, 11-11: Memories Retold ci farà vivere gli ultimi due anni della Grande Guerra da entrambi i lati della barricata con un incedere narrativo di grande impatto che riesce a mettere perfettamente in luce le atrocità che si succedettero in quell’oscuro periodo. L’avventura ci porterà infatti a impersonare i panni di Harry e Kurt senza soluzione di continuità, un continuo cambio di prospettiva che ci aiuterà a comprendere meglio i punti di vista dei due schieramenti, degli uomini che dovettero lanciarsi in battaglia in nome d’ideali e obiettivi spesso neanche condivisi.
L’ottima interpretazione dei due attori principali – doppiati dagli abilissimi Elijah Wood e Sebastian Koch – rappresenta indubbiamente una delle colonne portanti dell’intera esperienza, un lungo viaggio durante il quale due anime profondamente diverse nelle proprie convinzioni dovranno scontrarsi e mettersi in gioco per affrontare una realtà a cui niente e nessuno avrebbe mai potuto prepararli, il tutto mescolato in un riuscito mix d’emozioni che ci accompagneranno nel mentre che giocheremo, le quali andranno ampliandosi soprattutto nelle battute finali.
L’opera targata Aardman Animations non vuole però essere solo una storia videoludica fine a sé stessa ma punta piuttosto a imporsi come una sorta di documentario in cui poter meglio comprendere dinamiche e curiosità relative agli eventi che caratterizzarono quegli anni. Il titolo è infatti costellato di collezionabili che, una volta raccolti, c’inonderanno d’interessanti informazioni relative a soldati, indumenti, battaglie, armi e molto altro ancora, quasi stessimo leggendo un libro di storia, un’aggiunta indubbiamente apprezzata e che attribuisce all’intera produzione ancor più valore.
Se sotto il profilo narrativo 11-11: Memories Retold mette in luce un intreccio scenico decisamente riuscito, è in termini ludici che l’avventura mostra il fianco a tutte le sue ingenuità. Pochi minuti in-game sono infatti più che sufficienti per rendersi conto di come l’esperienza, pad alla mano, risulti essere assai lenta e compassata. Di fatto, nel corso di tutta l’avventura ci ritroveremo di volta in volta in diverse ambientazioni piuttosto risicate in termini di grandezza e spesso rappresentate da un’unica strada realmente percorribile dove ci verrà richiesto di compiere specifiche azioni per procedere nella trama. Riparare una radio, fotografare qualche soldato, ricaricare una mitragliatrice, la prova sul campo del titolo si riduce soprattutto a questo, un continuo spostarsi per andare a interagire con qualche oggetto di sfondo dello scenario.
La produzione non vuole infatti raccontare una guerra fatta d’esplosioni e proiettili a tutto spiano – per quanto comunque non manchino un paio di situazioni più movimentate – ma preferisce piuttosto concentrarsi sul lato umano della guerra, sui soldati che dovettero combattere, sui piccoli gesti quotidiani che caratterizzavano le lunghe giornate al fronte. Come detto poco sopra, ogni capitolo è poi costellato da infiniti collezionabili che potrete raccogliere per scoprire interessanti retroscena sugli avvenimenti che starete vivendo in-game, il tutto affiancato poi a delle semplici idee di fondo pensate per variegare l’opera.
Per fare un semplice esempio, Kurt potrà saltuariamente scrivere lettere per la sua famiglia in cui dovremo essere noi a decidere in che modo impostare il tutto tra una serie d’opzioni disponibili – alcune delle quali saranno poi accessibili solo dopo aver compiuto determinate azioni secondarie – oppure, ancora, Harry avrà la possibilità di scattare foto in piena libertà che potranno poi essere inviate a Julia. Non mancano neanche alcuni piccoli enigmi ambientali e basilari minigiochi a contornare il tutto, ma alla fine dei conti il risultato finale si dimostra incapace di distogliere il giocatore dalla ripetitività di fondo che caratterizza l’esperienza a causa di una semplicità generale degli incarichi a tratti disarmante, con gli sviluppatori che andranno guidandoci continuamente passo dopo passo.
Ciò che però davvero riesce a differenziare 11-11: Memories Retold da qualsiasi altro videogioco si riassume nel suo peculiare stile grafico, concretizzatosi con il prezioso aiuto di Digixart. Pochi sguardi sono più che sufficienti per rimanere basiti innanzi a quello che appare come un vero e proprio dipinto vivo e pulsante in cui i colori vanno mescolandosi per formare oggetti, persone e scenari capaci di rimanere ben impressi nella mente del giocatore, un lavoro fuori dal comune sicuramente meritevole d’elogi. Di contro, però, bisogna ammettere che il peculiare stile artistico della produzione potrebbe affaticare più di un utente in caso di sessioni di gioco prolungate, un contraltare invero piuttosto pericoloso ma che noi abbiamo riscontrato solo in un paio d’occasioni. A chiudere il tutto ci pensa infine un doppiaggio inglese di grande livello affiancato da una colonna sonora capace d’accompagnare più che egregiamente il giocatore.