L’ho toccato ed è morbidissimo! No, calmiamoci, non è mia intenzione raccontarvi chissà quale scabrosa situazione; si tratta solo della descrizione più idonea per potervi spiegare la sensazione provata nel metter mano per la prima volta su Yoshi’s Woolly World su Wii U. Certo, le origini da cui proviene questo videogioco potrebbero non dire molto ai più giovani fra voi, ma prima di narrarvi della mia esperienza con questo titolo è bene certificare una cosa: Super Mario World 2: Yoshi’s Island, rilasciato nel 1995 su Super Nintendo, è stato uno dei migliori platform – se non il migliore – della generazione di console cosiddetta a 16-Bit. Vuoi per una realizzazione tecnica impeccabile, vuoi per lo stile artistico ad esso associato o per la grande varietà d’azione e le novità introdotte nel gameplay, ma il primo Yoshi’s Island è considerato da molti ancora inarrivabile nel genere dei platform bidimensionali e questo la dice lunga sulle aspettative per l’ennesimo sequel.
Eppure ci hanno provato in tanti ad offuscare la sua stella, compresa la stessa Nintendo e la sua console a 64-Bit dove con l’acclamato seguito del 1997 intitolato Yoshi’s Story, ha invece ottenuto un bel buco nell’acqua, riuscendo a realizzare un titolo tanto curato graficamente, quanto estremamente semplicistico e poco stuzzicante per i veri amanti dei platform bidimensionali. La storia si è ripetuta in parte con Yoshi’s New Island su Nintendo 3DS lo scorso anno, proprio come potrete leggere dalla nostra recensione, soprattutto per via di un’estrema semplicità e una certa mancanza di quel qualcosa in più, che di solito differenzia i giochi di piattaforme Nintendo da tutto il resto.
Con il passare degli anni ci si è resi conto che la chiave del successo non è racchiusa nel potenziale tecnico delle nuove piattaforme da gioco, bensì nell’applicazione di solide idee, nel tentativo di ottenere un gameplay fresco e immediato. Vien da sé che il ritorno di questo amatissimo personaggio come assoluto protagonista in Yoshi’s Woolly World per Wii U, può aver effettivamente scosso la mia curiosità di vederlo in azione, di giocarlo e rimanere ancora una volta meravigliato di fronte a quella fiaba che era il primo titolo della serie; questa volta però ho scelto un approccio più freddo e distaccato rispetto al passato, avvicinandomi al GamePad con i piedi ben piantati a terra ed evitare così le cocenti delusioni raccolte con i precedenti videogiochi.
Per questo nei mesi passati ho badato volutamente poco ai filmati di gameplay e visionato con scarsa attenzione le Demo di gioco apparsa durante l’E3 2014. Fortunatamente la scelta sembra essersi rivelata corretta, soprattutto per il feedback visivo ricevuto dallo stile adottato – praticamente cucito addosso – dal team di Good-Feel, i ragazzi responsabile di questa nuova avventura.
Le prove generali erano già state fatte con Kirby e la stoffa dell’ eroe su Wii, nonostante il target fanciullesco a cui cercava di fare riferimento. Yoshi’s Woolly World per Wii U invece, fin dalle prime battute da la sensazione che sgomiti per trovare il suo posto fra l’accessibilità dei platform della serie Super Mario Bros. e la lodata complessità della serie Donkey Kong Country, proponendosi però come un gioco di piattaforme tendente all’esplorazione, anziché all’azione. Ma veniamo al dunque, analizzando quanto visto durante le prime battute di gioco.
I livelli affrontati non sono passati proprio velocemente di fronte allo schermo della TV. Penserete ad un “male” e invece ecco arrivare la prima gradita sorpresa: gli stage sono enormi, spesso conditi da vie alternative e “anfratti” in cui reperire item utili. Come ci ha abituati la serie non c’è limite di tempo ed è quindi grazie a queste caratteristiche che la “malattia che preme sul cervello nel tentativo di ricercare e raccogliere ogni singolo oggetto disseminato negli stage” trova il suo naturale sfogo.
Il particolare che però si lascia apprezzare immediatamente e sul quale si potrebbe stare a discutere per giorni, è l’estrema cura posta nella realizzazione tecnica, con animazioni particolarmente curate, spesso buffe e texture di elevatissima qualità, capaci di farci assorbire – quasi a toccarla con mano – l’estrema sofficità della lana e di altri tessuti e oggetti che compongono le varie ambientazioni di gioco. Bottoni, uncinetti, fili di lana che vengono tirati o stoffe compattate attraverso la spinta di Yoshi, sono quello che resta maggiormente scolpito nella mente dopo una sessione di gioco, un qualcosa che ti fa dire: “fammi accendere nuovamente la console solo per vedere come il suolo si comprime al passaggio del nostro Nintendosauro”.
L’intero gioco cammina in perfetto equilibrio sul filo di lana che divide l’esperienza visiva dei videogiochi, da quella di una ipotetica realtà cucita a mano. È una sensazione difficile da spiegare, che consiglio caldamente di vedere con i propri occhi anche se si dispone di altri sistemi di gioco.
Tutto il resto è invece storia o routine se preferite. Nintendo in ambito gameplay è insuperabile; ogni azione viene quasi naturale e non solo per l’estrema somiglianza dei giochi di piattaforme a cui siamo abituati. Lo studio ed il testing si notano fin dalle prime battute e i primi salti, sempre perfetti da controllare anche quando non si fa uso della camminata in aria di Yoshi. C’è grande armonia nei livelli di gioco provati, soprattutto per i temi scelti in ogni singolo stage e le sorprese pronte a mostrarsi ai nostri occhi. C’è poco da dire: fin’ora il test è risultato positivo. Mi è quasi sembrato di tornare ai tempi di Mega Drive e SNES e giocare a Micro Machines, dove le piste perfettamente integrate in un mondo reale ci lasciavano immergere in quei giochi di fantasia che tutti i bambini sanno fare in maniera del tutto naturale.
Ci sono moltissimi elementi da scoprire e prove da eseguire per capire quanto questo platform esplorativo sia in grado di donare ai videogiocatori, soprattutto nel campo della longevità e del multiplayer locale: due dei campi in cui Nintendo è solita eccellere.
Ovviamente il mio ruolo di tester continuerà ancora per alcune settimane e sarà mio scrupoloso dovere analizzare quanto questo Yoshi’s Woolly Word per Wii U ha da offrire, funzionalità Miiverse a parte. Il prossimo appuntamento è quindi in sede di recensione, augurandomi che tali premesse siano mantenute e magari superate… questo si che sarebbe un bel colpo al cuore. Fortuna che c’è lo strambo Poochie a consolarmi.