Eccola. Xbox Scorpio ha cambiato nome e si è presentata al pubblico domenica scorsa come Xbox One X, denominazione più allitterativa di quanto si potesse supporre inizialmente. E’ la console più potente ed esteticamente riuscita in arrivo sul mercato, grazie ad un form factor veramente ridotto (volume minore anche rispetto alla versione S), ed a soluzioni tecnologiche particolarmente innovative se inserite nel contesto di riferimento.
Sarebbe quindi semplice dilungarsi in quest’articolo sulle meraviglie tecniche che il colosso di Redmond ha deciso di implementare nel suo nuovo prodotto. E’ vero, sono 6 teraflops di potenza della scheda grafica, la frequenza di clock è settata a 1.172 Ghz, possiede 12 GB di memoria GDDR5, 326 giga byte di banda passante, ma soprattutto è vero che la cosa più importante per una console rimangono sempre e comunque i videogiochi.
Microsoft ha puntato molto sulla potenza anche dal punto di vista del marketing, annunciando a più riprese nel corso dell’ultimo anno le sopracitate proprietà. Lo ha fatto lo scorso E3 con un video alquanto discutibile e lo ha continuato a fare fino alla presentazione della console consegnata in esclusiva proprio a Digital Foundry. Ha deciso di martellare l’utenza su questi punti proprio perché rappresentano il fianco scoperto dell’avversaria Sony, ossia la mancanza di una console che abbia capacità sufficienti per gestire i 4K nativi. Lo ha fatto perché, come abbiamo potuto vedere in occasione della conferenza, per ora mancano vere e proprie esclusive che possano agevolare le vendite e perché deve giustificare in qualche modo il prezzo stabilito per la commercializzazione.
Si è però dovuta scontrare con lo stesso problema che ha causato difficoltà anche a Sony con Playstation 4 Pro, ossia l’impossibilità di convogliare tramite feed video normali come possono essere quelli di Youtube e Twitch le meraviglie del 4k e dell’HDR. Ha poi, almeno per ora, compiuto un altro grosso passo falso, ossia tralasciare quasi completamente quella (larghissima) fetta d’utenza che ancora non possiede un televisore o monitor in Ultra HD o che non è sicurissima del suo acquisto. Non può in questo caso bastare la menzione del supersampling per convincere tali videogiocatori. E’ questa una strategia che appare ancora più insensata vista la sua posteriorità rispetto alle azioni della concorrenza. Anche Sony aveva deciso di percorrere la stessa strada, prendendosi, anche giustamente, una lunga sequela di critiche sullo stile di marketing adottato dalla compagnia per il lancio del proprio nuovo device. Tanto che in più di qualcuno, quando erano stati poi diffusi i dettagli sulle diverse modalità di gioco che potevano essere implementate dagli sviluppatori (focus variabile su framerate, definizione, dettaglio), si era chiesto come mai ai vertici dell’azienda non avessero deciso di sottolineare tali benefici fin dal principio.
Questa sequela di errori è ancora più imperdonabile nel caso della compagnia americana, alla quale era perlomeno garantita la possibilità di aggiustare il tiro basandosi sui feedback derivati da Playstation 4 Pro. Eppure in questi primi giorni dalla presentazione nulla è cambiato e più di qualche dubbio inizia a farsi strada nelle nostre menti.
Ciò non toglie però nulla alle meraviglie che Xbox One X porta in campo. Perché lasciatevelo dire, ciò che gira sulla macchina di Redmond è qualitativamente stupefacente. In assenza della possibilità di provare con mano la console abbiamo fatto un semplice test, prendendo i video di gameplay dell’E3 e riproducendoli su un pannello 4k HDR di qualità medio-alta. Ciò a cui abbiamo assistito è totalmente differente dalle sensazioni provate nel vedere le stesse sequenze sul monitor del portatile o di un qualunque computer. Si tratta di quanto più ci si può avvicinare al fotorealismo nel panorama console. Certo, ciò presuppone un importante assunto, ossia che i filmati diffusi recentemente avranno lo stesso dettaglio anche al momento del rilascio.
E qui arriviamo al punto più spinoso di tutta la faccenda. O meglio ai due principali interrogativi che affiorano nelle menti di chi è indeciso sull’acquisto di Xbox One X. Innanzitutto bisogna dire che la novità proveniente da Redmond è indirizzata molto probabilmente agli utenti enthusiast, soprattutto per via del suo prezzo. Microsoft ha già avuto occasione nel recente passato di provare sulla propria pelle quanto un price tag errato possa arrecare danno alle strategie aziendali.
Quando Xbox One fu annunciata, nel 2013, il suo costo era giustificato dalla presenza di Kinect all’interno della scatola. Ora la storia si ripete, con una giustificazione ancora più solida, composta da tutte quelle meraviglie tecniche che ovviamente hanno un impatto in termini di pricing.
Esiste però una piccola falla in questa logica. Alla più larga componente del mercato non interessano le ragioni che stanno alla base di un prezzo se questo supera la soglia psicologica comunemente accettata. Soglia psicologica imposta qualche mese fa proprio da Playstation con quei 399 euro necessari per portarsi a casa la versione pro della loro console (che potrebbero diventare addirittura 349 se la compagnia decidesse di puntare su strategie ancora più aggressive in corrispondenza con le festività).
Esisteva un rimedio a tutti i risvolti negativi attiratisi addosso con un prezzo del genere. Ed il rimedio era la presentazione di una corposa line-up che pur uscendo anche su Xbox One “base” facesse vedere tutti i suoi muscoli soprattutto sulla versione X. Eppure Microsoft non ha percorso, per sua impossibilità probabilmente, nemmeno questa strada. Concretamente, di esclusive provenienti dagli studi first-party e disponibili fin dal lancio della console non ce ne sono. Fatta eccezione per Forza Motosport 7 (come abbiamo trattato in questo articolo) e Crackdown 3. Entrambi giochi però non capaci di spostare gli equilibri di una console, il primo per il genere di appartenenza mentre il secondo per propri demeriti.
Ciò che abbiamo invece visto sul palco della conference sono una lunga serie di bellissimi titoli third party. Ma allora, perché qualcuno dovrebbe spendere oltre 500 euro per un gioco disponibile anche su Playstation 4 e Playstation 4 Pro? Per la possibilità di giocarli in 4K nativi invece che usufruendo dell’upscaling? Evidentemente no, visto che il sistema di checkerboard rendering utilizzato sull’ammiraglia Sony è talmente buono che spesso le differenze con un segnale nativo sono ben minori di quanto ci si potrebbe aspettare.
Comprare Xbox One X al lancio è quindi un atto di fiducia. Così come lo era tre mesi fa comprare Nintendo Switch. E così come nei mesi successivi è apparso chiaro che almeno il supporto first party sull’ibrida giapponese sarà curato e numeroso lo stesso potrebbe succedere anche per il prodotto mostrato a noi comuni mortali da Phil Spencer. Altrimenti il futuro in quel di Redmond sarà tutt’altro che roseo.