Andando a pescare i nostri articoli pubblicati notiamo come trattino per la maggior parte di titoli con alle spalle una forza lavoro di grosse dimensioni. Arrivati alla conclusione del vostro videogioco preferito provate a non saltare i crediti finali, potrebbe essere noioso guardare una fila di nomi, quasi da risultare interminabile. Ma è proprio questo che ci fa capire quante decine e decine di persone vengano coinvolte nello sviluppo, tanto da far durare i ringraziamenti una ventina di minuti, se non di più. Se non riuscite a reggere per tutto questo tempo allora abbiamo un gioco che fa per voi: Unturned. Da ringraziare, in questo caso è una ed una sola persona. Il suo creatore, Nelson Sexton, è un ragazzo di sedici anni che sta facendo parlare molto di sé per aver sviluppato un titolo da solo, il quale è entrato da subito nella top five dei titoli più popolari su Steam. Non siamo comunque qui per parlarvi di Sexton, ma piuttosto della sua creazione che abbiamo avuto modo di provare in una sua versione preliminare.
Vi abbiamo parlato in diverse occasioni di come DayZ sia riuscito a creare un vero e proprio genere, degenerato poi in moda. Il successo della mod di Arma 2 ha suscitato l’interesse sia di veri e propri team di sviluppo che hanno cercato – e cercheranno – di proporre il loro survival game, sia di singoli sviluppatori. Unturned è un titolo che prede ciò che di buono Dean Hall ha progettato nella sua modification, unendola ad uno stile colorato e cubettoso che ricorda Minecraft.
Cominciata la partita, ci ritroviamo in una location casuale a Pei, un’isola situata sulla costa est del Canada. Ciò che subito balza all’occhio è l’HUD in fondo allo schermo, da classico del genere troviamo l’indicatore della salute, quello della fame, della sete, delle radiazioni e per ultima la stamina. Ogni singola statistica appena nominata deve essere tenuta in mente e mai sottovalutata. La prima cosa da fare è incamminarci alla ricerca di risorse, sperando che la fortuna sia dalla nostra parte e che la distanza che ci separa da un luogo d’interesse sia minima. Davanti a noi si erge una base militare. Il luogo preferito dai sopravvissuti… e dai militari zombie. Cerchiamo di intrufolarci al suo interno sfruttando le meccaniche stealth del titolo, ci abbassiamo e cerchiamo di sgattaiolare alle loro spalle. Tecnica che funziona ben poco, se è vero che dobbiamo essere ben più vicini di quando camminiamo normalmente per farci scoprire, anche abbassandoci con il non morto intento a fissare altrove, verremo comunque attaccati. Abbiamo un piano di riserva: menare le mani. Siamo disarmati e le nostre uniche armi a disposizione sono le nostre braccia cubiche. Correre non avrebbe senso, la nostra stamina si consuma velocemente e gli zombie continuerebbero comunque a seguirci. Sarebbe morte certa, non c’è via di fuga. Stando attenti a non rimanere fermi, ma piuttosto continuando ad indietreggiare, tiriamo svariati pugni fino a liberarci la strada. Possiamo quindi esplorare la zona che si rivela piena di oggetti utili.
Troviamo la nostra prima arma da fuoco, non possiamo non provarla. Fucile alla mano scarichiamo diversi colpi all’ultimo militare rimasto. Non l’avessimo mai fatto. I film, come gli stessi videogiochi, ci insegnano come i non morti siano attratti dai rumori. Veniamo quindi assaliti da una decina di essi. Riusciamo, non senza ferite, ad uccidere l’orda. Abbiamo imparato la lezione: rinunciare alle armi da fuoco, se non strettamente necessario. Ed è da questo momento che abbiamo preferito raccogliere le armi bianche, evitando di riempire i pochi slot a disposizione con fucili e munizioni. Tra l’altro, piuttosto difficili da trovare, oltre ad essere ingombranti. Inizialmente abbiamo infatti solo quattro slot disponibili, che vanno ad aumentare trovando ed indossando uno zaino. È quindi saggio buttare le bocche da fuoco in favore di una mazza, o ancora meglio, una katana. Scelta che va presa in base ai danni inflitti, la velocità d’attacco e il peso. Il quale va sommato a quello totale del nostro inventario, raggiunto il massimo consentito non potremo più raccogliere nulla.
Torniamo alla nostra partita, nel precedente scontro abbiamo perso punti vita. Poco distante da noi intravediamo una tenda medica. Ci medichiamo immediatamente per poi raccogliere delle vitamine. Nel momento in cui veniamo morsi o se mangiamo cibo avariato veniamo contaminati. Per svuotare l’apposito indicatore è necessario prendere le suddette vitamine. Arrivati al 100% l’energia comincerà a scendere fino alla nostra morte. Lo stesso discorso vale per la fame e la sete. È per questo saggio rifornirci di cibo e bevande prima di partire per il prossimo viaggio. Non è raro morire proprio perché ci siamo dimenticati dei nostri bisogni primari. Per rimediare possiamo sfruttare i punti abilità guadagnati uccidendo zombie spendendoli nell’albero delle abilità, magari proprio alla voce “sopravvivenza”. O “guerriero”, per infliggere più danni corpo a corpo, allo stesso tempo subendone di meno. Unturned presenta anche una meccanica di costruzione, possiamo infatti sfruttare il crafting per creare i materiali che ci servono. Dalla più semplice benda per curare le ferite fino ai muri, le fondamenta e i pilastri utili a creare una base con un sistema simile a quello visto in Rust.
Insomma, se all’apparenza Unturned sembra un gioco semplice e scialbo, in realtà si rivela essere un survival profondo. Seppur riprendendo meccaniche già viste altrove come il crafting e i vari elementi legati alla sopravvivenza, queste funzionano ed intrattengono. Se non per lo stile grafico, non esistono effettivamente reali stravolgimenti nel genere, ma l’autore ha avuto la buona volontà di rilasciare il titolo gratuitamente. Decisamente una scelta non scontata. Queste sono le nostre prime impressioni dopo qualche ora di gioco, ci sarebbe molto altro di cui parlare, di cui approfondire, ma lo faremo quando Nelson rilascerà la versione definitiva della sua proposta survival. Intanto, continueremo a testarlo man mano che verranno rilasciati aggiornamenti, in attesa dei server ufficiali, ad oggi ancora assenti.