Quella della Playstation Experience è stata una prova di forza targata Sony che, inizialmente, non è riuscita perfettamente nel suo intento. Se da una parte, infatti, molti fan ne hanno apprezzato l’idea generale e la possibilità di scoprire nuovi titoli in dirittura d’arrivo sulle loro console, tanti altri non sono riusciti a digerire un evento sostanzialmente privo di novità davvero rilevanti e forse fin troppo incentrato verso titoli indie, con solo qualche occasionale annuncio a cercare di rattoppare il tutto. Con la Playstation Experience del 2016, però, Sony è riuscita in buona parte a riscattarsi offrendo a tutti i suoi utenti una conferenza di gran lunga superiore a quelle del passato, sia nei ritmi che nei contenuti.
Non solo numerosi nuovi trailer che hanno offerto sia video in computer grafica che veri e propri gameplay succedutisi uno dopo l’altro senza che avessimo neanche il tempo di metabolizzare quanto appena visionato, insomma, ma anche qualche imprevedibile annuncio che è stato capace di far esultare di gioia ben più che un videogiocatore. Ecco quindi che, tra il prevedibile DLC single-player di Uncharted 4 ed un inatteso Knack 2, la conferenza a tema Playstation si è infine conclusa nel migliore dei modi, mettendo in mostra un gioco che, come specificato durante lo stesso evento, è ancora nelle sue fasi iniziali di sviluppo. Prima una lussureggiante foresta, poi delle case in rovina ed infine, un noto segno impresso su di un segnale stradale; il pubblico non ha bisogno di altro per capire e la sala viene improvvisamente pervasa da uno stato di pura euforia, The Last of Us: part 2 è appena diventato realtà.
Vi è un motivo ben preciso se, oramai, sia i videogiocatori che Sony stessa ritengono Naughty Dog come la punta di diamante dell’intrattenimento videoludico targato Playstation, e ciò va ricercato nella loro quasi surreale ed innegabile capacità nel riuscire a creare dei veri e propri capolavori, in grado di dettare nuovi standard all’interno dell’intera industria videoludica. Da Crash Bandicoot a Jak and Daxter, fino ad arrivare al più recente Uncharted, questa talentuosa software house non ha mai sbagliato un colpo, ma è stato The Last of Us in particolare a rappresentare, senza alcun’ombra di dubbio, il punto più alto mai raggiunto da parte del team.
Partendo da una trama di fondo generalmente semplice, che ci vedeva proiettati all’interno di un mondo di gioco dove una devastante piaga ha ormai distrutto buona parte della civiltà umana, ciò che andava a farla da padrone nel titolo era la caratterizzazione e contestualizzazione dei diversi personaggi di gioco, tutti realizzati in maniera sublime e capaci dì farsi sempre amare od odiare. Indipendentemente che ci si ritrovasse nel pieno di una fuga disperata o intenti ad accarezzare flebilmente una giraffa, l’espressività emotiva emanata da ogni più insignificante sopravvissuto ci permetteva di comprenderne e condividerne perfettamente tormenti, speranze e paure, con i due protagonisti a fare, ovviamente, la parte da leone.
Il vero cuore pulsante dell’intera esperienza videoludica offerta da The Last of Us era, infatti, rappresentato dal complesso rapporto che Joel ed Ellie sarebbero andati a tessere nel corso della loro lunga e pericolosa avventura. Due personalità ben diversificate e sempre pronte allo scontro, dai punti di vista differenti e dalle opinioni completamente discordanti; da una parte, un uomo che ha ormai perso la speranza e che vive seguendo la legge del più forte mentre, dall’altro lato, una giovane ragazza ancora non avvezza agli orrori di un mondo tanto terrificante e disposta a cercare un qualsivoglia lato positivo in ogni persona.
Quella di The Last of Us è, insomma, una storia che si è insinuata con forza preponderante nei cuori dei videogiocatori, i quali si sono però ben presto ritrovati all’interno di due categorie di pensiero ben distinte, tra chi chiedeva a gran voce un nuovo capitolo del brand in grado di portare avanti le vicende dei nostri due ben conosciuti sopravvissuti e chi, al contrario, ritenendo ormai archiviata la lunga epopea di Joel ed Ellie, sperava di ritrovarsi con dei protagonisti totalmente inediti. Visionando il breve trailer rilasciato per The Last of Us: part 2, risulta ovviamente ben chiaro come gli sviluppatori abbiano preferito optare per la prima opzione, mettendoci davanti ad una versione di Ellie decisamente più matura e traumatizzata di quanto non ricordassimo. I toni del titolo sono chiari fin dai primi istanti di video e le stesse parole che Ellie andrà a pronunciare riusciranno ad immergerci subito nel mood generale che Naughty Dog ha voluto proporre.
In tal senso, è sicuramente interessante notare come Druckmann e Baker, durante il panel pomeridiano dedicato al gioco, abbiano voluto spiegare come la colonna portante dell’intera esperienza che farà da sfondo a quanto andremo a vedere sia riassumibile in un forte e cocente sentimento d’odio, al contrario di quel senso di rapporto paterno che permeava vistosamente il primo capitolo del brand. Che quest’ira profonda sia dovuta ad un qualche avvenimento palesatosi a cavallo tra i due titoli o, magari, proprio a quella rivelazione finale che riuscì a lasciarci tutti con il cuore in gola in The Last of Us, è ancora troppo presto per poterlo dire, ma siamo sicuri del fatto che Naughty Dog ci regalerà una nuova esperienza narrativa di grande impatto e capace di conquistarci in ogni sua sfaccettatura.
Se da un punto di vista puramente narrativo la situazione è insomma quantomeno enigmatica, le carte in tavola non cambiano una volta che si dà uno sguardo al possibile gameplay che andrà a rappresentare l’ossatura dell’esperienza di gioco offerta dal titolo. Come anticipato dagli stessi sviluppatori, la struttura di gioco verrà svelata solo in futuro, ma il team ha voluto assicurare che l’opera presenterà numerosi cambiamenti rispetto al passato per meglio adattarsi ad Ellie, che rappresenta oramai a tutti gli effetti il personaggio che andremo a controllare nel corso di tutta, o quasi, l’avventura. È indubbio che la nostra scaltra ragazza abbia uno stile di combattimento fortemente votato allo stealth e pesantemente diversificato in confronto all’atteggiamento più violento di Joel, come specificato da Naugty Dog stessa, ma al contempo ciò non deve farvi cadere nell’errore di pensare che il titolo non offrirà intense sparatorie e nuove possibilità in termini di crafting in grado di variegare ottimamente le diverse situazioni di gioco che ci verranno proposte. Infine, non va assolutamente presa sottogamba l’incognita dell’architettura offerta da Playstation 4.
Sia chiaro, non fraintendeteci, conoscendo Naughty Dog siamo sicuri che il comparto tecnico ed artistico che The Last of Us: part 2 sfoggerà si rivelerà essere a dir poco sublime; ciò che invece speriamo di vedere, è una migliore gestione dell’intelligenza artificiale alleata e nemica, forse l’unica vera pecca del primo capitolo, con avversari che siano in grado di metterci davvero in difficoltà ed un possibile Joel più conscio del mondo di gioco che lo circonda, il tutto al fine di evitare situazioni al limite dell’imbarazzante in cui i nostri compagni risultino totalmente invisibili ai nemici che ci circondano. Insomma, è ancora troppo presto per poter dare un qualsivoglia giudizio anche solo approssimativo dell’opera, ma conoscendo il team di sviluppo al lavoro sul tutto e tenendo conto delle parole pronunciate da Druckmann, il quale ha voluto chiarire di non essere interessato a ripercorrere le orme del primo titolo, al fine di dare piuttosto a questa Parte II una sua personalità, non possiamo fare a meno che essere speranzosi per un prodotto che, già da ora, si prospetta come palpabile capolavoro dell’industria videoludica odierna.