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Anteprima

Stifled – Provato, l’horror che dà estrema importanza al suono

Se la maggior parte dei titoli horror ha da tempo puntato principalmente sul comparto visivo per instillare un profondo senso di terrore nei videogiocatori, negli ultimi tempi all’interno del panorama indipendente più di qualche software house ha deciso di percorrere una strada totalmente diversa nel tentativo di differenziarsi in qualche modo dalla restante massa. Tra questi vi è Stifled, sviluppato da Gattai Games e comparso qualche mese fa negli affollati lidi di Steam Greenlight. Se spesso ciò non è sinonimo di qualità, in questo caso vale la pena per gli estimatori del genere di tenere gli occhi ben aperti su quella che potrebbe essere una delle più interessanti novità del prossimo futuro.

Un approccio originale

L’idea alla base del titolo è al tempo stesso semplice ed interessante. Persa la capacità di vedere a causa della completa oscurità che permea gli ambienti di gioco, a guidare i progressi dell’utente saranno le onde sonore da lui prodotte e trasposte nel titolo tramite il microfono delle cuffie in suo possesso. Onde che variando di potenza permetteranno una visione (comunque molto schematica) più o meno ampia dell’ambiente circostante (è tuttavia possibile anche l’utilizzo della barra spaziatrice in caso non si sia in possesso dei mezzi consigliati dagli sviluppatori). Oltre alla nostra voce anche i movimenti ed i passi del personaggio all’interno del gioco ci forniranno una vaga idea degli scenari, variando in base alle superfici sulle quali progrediremo e permettendoci anche una minima sorta di strategia sui percorsi da utilizzare nel nostro avanzamento.

Stifled

Il titolo riesce poi ad introdurre efficacemente il giocatore alla propria originalità, ponendolo al centro di un incidente stradale risultato in un’autovettura capovolta nel bel mezzo degli alberi. Ben poco viene tuttavia detto sul contesto generale in cui ci troviamo e sulle premesse che fanno da fondamento all’introduzione, visto che gli sviluppatori hanno probabilmente preferito un inizio in medias res, decidendo di lasciare i pochi barlumi di luce in mano ad una misteriosa lettera indirizzata al protagonista e alla moglie. Sarà probabilmente proprio la ricerca di quest’ultima ad alimentare gli sforzi del personaggio principale e le relative vicende che, nel corso della breve prova a nostra disposizione, sembrano essere ben più che paurose.

Oscurità e terrore

Certo è che proprio a causa della sua particolare struttura Stifled necessita di un attento lavoro sulle atmosfere vista la generale povertà degli ambienti. Alla lunga infatti le caratteristiche intrinseche del gioco costringono l’utente ad una generale ripetitività che potrebbe stancare anche i più interessati. Sarà quindi necessaria sulla lunga distanza una maggiore profondità ed articolazione delle meccaniche di gioco, visto che i rari momenti che passeremo in aree illuminate sono inframmezzati da ben più lunghe sequenze in cui a farci compagnia nel buio pesto saranno solamente i nostri squittii di paura e le grida assordanti dei nemici, impegnati a inseguirci per porre fine alla nostra esistenza. La quasi perenne presenza di una minimalistica schermata nera che si limita semplicemente a delineare i contorni degli elementi intorno al giocatore, pur presentando una forte identità e riconoscibilità, presuppone infatti l’utilizzo di alcune accortezze che rendano meno monotona l’esperienza visiva dell’utente. Stratagemmi che però non siamo riusciti ad identificare in questa prova, che vista la brevità non ci permette di fornire un responso completo, per il quale bisognerà aspettare la release od ulteriori anteprime.

Stifled

La difficoltà fondamentale di Stifled risiede proprio nella sua struttura e nelle sue meccaniche, che ci costringono a fare rumore per avere almeno una minima idea di ciò che ci circonda ma al tempo stesso ci impongono spesso il silenzio per cercare di evitare le grinfie della perfida mostruosità alle nostre calcagna.

Non esistono infatti armi od oggetti utili a difendersi dalle minacce del gioco e le uniche possibilità di scampare alla morte sono una fuga disperata o l’utilizzo degli ambienti per attirare lontano il nemico. Sarà quindi possibile gettare pietre o bottiglie in particolari direzioni in modo da guadagnare qualche secondo per allontanarsi in silenzio mantenendo la più totale incolumità.

Commento finale

Sono insomma incredibili le potenzialità del prodotto di Gattai Games, che può letteralmente imporsi come una grande ventata di novità in un ambiente, quello dei survival horror, che recentemente ha sofferto di alti e bassi proprio a causa di una generale mancanza di originalità. Al netto delle buone impressioni che Stifled ha lasciato in noi rimangono però alcuni dubbi e perplessità sulla formula generale del gioco, prona ad un alto tasso di ripetitività, e sulla componente narrativa, finora avvolta nel più completo mistero. Saranno proprio questi due aspetti ad essere presi maggiormente sotto esame dai giocatori in sede di acquisto e recensione. In attese di prove più corpose e di futuri annunci sulla sua commercializzazione non possiamo tuttavia non ritenerci soddisfatti dell’approccio utilizzato dalla software house, che non ha avuto paura di imboccare una strada per ora raramente battuta nel mercato videoludico.

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