Mass Effect è una delle poche cose davvero rappresentative del videogioco nella sua interezza artistica, una grande opera di culto che grazie alla guida di un’azienda brillante, creatrice di capolavori come BioWare, è stata capace di rivoluzionare il medium dandogli una profondità e uno spessore ancora oggi irraggiungibili; è stato l’arrivo di un evento unico, irripetibile, rimasto indelebilmente impresso non solo nel mondo dei videogiochi, ma proprio nella cultura generale.
I tre titoli che compongono questa grande storia fantascientifica rappresentano un ciclo, lungo, faticoso, sfaccettato ma fondamentalmente conclusivo, capace di chiudere definitivamente i conti con le epiche vicende di Shepard e dei suoi compagni. Allora, perché Mass Effect: Andromeda?
E’ proprio questa la domanda che tantissimi si sono posti quando ci si è trovati davanti a questo annuncio. D’altro canto, nessuno pensava che questa saga avesse ancora altro da dire, i ponti con il passato erano chiusi ed eravamo pronti a passare avanti, affrontando nuove avventure e nuovi prospetti per questa azienda così lucente nel firmamento dei videogiochi.
Invece eccoci qui, di nuovo, come quattro anni fa, a parlare di un nuovo capitolo, tra chi incita ad una nuova era di prosperità per la serie e chi voleva farla finita già da tempo; tutti stanno dando adito alle proprie idee, discutendo e pensando a cosa ci può riservare questo quarto capitolo. Quindi, è arrivata anche per noi l’ora di parlarne.
Credo che le prime, naturali domande, nascano dalla volontà di conoscere le motivazioni che hanno portato al concepimento di questo nuovo capitolo e le risposte facili potrebbero essere tranquillamente a portata di mano; si può additare tutto questo alla volontà di lucrare ulteriormente su un’IP così altisonante, creando un nuovo gioco fatto ad hoc per soddisfare gli appassionati ma senza offrire nulla di realmente nuovo a ciò che abbiamo visto in precedenza.
Il che potrebbe essere fattibile, considerando quanto Electronic Arts abbia fatto del guadagno e della sua potenza economica una forte politica aziendale, “costringendo” BioWare a sviluppare un titolo atto ad espandere il franchise. Personalmente è uno dei pensieri che mi hanno colpito sin da subito, però, nonostante sia ancora abbastanza convinto di questa idea, credo che ci sia o comunque ci possa essere più di un risvolto positivo proprio grazie a questo.
Prima di parlare della storia di questo nuovo capitolo, argomento comunque importante al fine di comprendere quanto fatto da BioWare in questa occasione, bisogna necessariamente fare una grossa menzione a come è stato strutturato questo titolo, soprattutto per quanto riguarda la fruibilità futura al grande pubblico.
Pensiamoci, BioWare ha davanti a sé un’enorme possibilità, seppur rischiosa e irta di pericoli: creare qualcosa di completamente nuovo, diverso e lontano dal passato, sempre nello stesso universo, ma modificando a proprio piacimento le carte in tavola. Creando una nuova storia.
E’ proprio qui il perno principale della questione, il fattore scatenante di queste scelte così estreme ma comunque comprensibili. Avere la possibilità di mediare sé stessi e far conoscere una propria creatura cara a più persone possibili è una sensazione spesso incredibile per un artista, e quindi come possiamo, in questo caso, accusare EA e BioWare per aver preso questa decisione? Perché negare a delle menti creative la possibilità di espandere il proprio lavoro, accrescere il proprio pubblico e farsi apprezzare ulteriormente?
Riallacciandoci al discorso prettamente narrativo, uno dei motivi che rafforzano la scelta di una distribuzione multi-piattaforma è proprio la storia di base, che sarà completamente slegata rispetto al passato.
Il fatto che tutti gli eventi presenti in Andromeda non saranno strettamente legati all’universo della trilogia principale, permetterà ai nuovi giocatori di apprezzare meglio il contesto generale, senza perdersi o confondersi con riferimenti o collegamenti diretti a qualcosa di completamente sconosciuto per loro; i fan di vecchia data invece potrebbero vedere questa nuova era di Mass Effect con occhi completamente diversi, rimanendo affascinati da qualcosa di nuovo, mai visto prima, ridando vita a qualcosa che oramai poteva sembrare morto da tempo.
Dal lato pratico, abbiamo sulla bilancia tanti dubbi quante speranze in questo senso: se da un lato l’idea di una nuova storia che viva di una forte indipendenza sia galvanizzante e stimoli la discussione sulle innumerevoli percorsi che essa potrà prendere, dall’altro sarà molto difficile riuscire ad offrire un livello di coinvolgimento emotivo degno della prima trilogia, nonostante sappiamo già che questo Andromeda segnerà l’inizio di una nuova saga.
Riuscire a soddisfare gli esigenti palati dei giocatori sarà impresa ardua, tra nuovi personaggi e una trama di cui ancora sappiamo fin troppo poco.
Anche in termini di gameplay i dubbi non mancano; anche in questo frangente sappiamo troppo poco e non sappiamo quali grandi innovazioni verranno proposte ad una formula di gioco così ben oleata e completa. L’unica cosa che sappiamo è che qui sarà presente una maggiore enfasi sull’open world, idea sicuramente interessante, ma che non basta a fornire una visione generale del tutto.
Sono comunque passati ben quattro anni dall’ultimo capitolo, quindi possiamo confidare che il team di sviluppo abbia usato questo tempo a dovere al fine di generare qualcosa di buono.
Insomma, il quadro generale è, nonostante tutto, ancora troppo oscuro in alcune parti per essere definito realmente, in parte anche per il fatto che questo gioco è una mossa rischiosa e si porta dietro tutti i rischi del caso. Ci sono però alcune cose che sappiamo per certo e che vorrei fossero ben chiare e rilevanti nel discorso portato avanti fino a qui: Mass Effect: Andromeda è un nuovo inizio, senza ombra di dubbio e lo è con tutti i suoi crismi. BioWare lo sa molto bene.
La posta in gioco qui è molto alta e bisognerà lottare con le unghie e con i denti per averla vinta, chiunque sia coinvolto in tutto questo ne ha piena coscienza e confido ne stia facendo buon uso e insegnamento. Indipendentemente dalle critiche, dagli insulti, dai rancori o dai dubbi, una nuova era sta per arrivare e toccherà agli sviluppatori, nonché ai giocatori, a farla splendere riconoscendo, se ci sarà bisogno, il suo vero valore.