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Anteprima

Dying Light – Provato

Dagli sviluppatori e dal publisher di Dead Island, vede la luce Dying Light, un survival horror in prima persona. Lo abbiamo provato alla Gamescom 2014 e, ovviamente, vi riportiamo le nostre considerazioni. Ad un primo sguardo sembra di trovarsi dinanzi all’ennesimo survival horror in compagnia dei tanto amati zombie, ma ci si accorge ben presto che in Dying Light è presente una profondità e una libertà di movimento, nonché di azioni, davvero notevole, il tutto condito da fughe precipitose e da zombie di dimensioni crescenti. Nel titolo dovremo farci strada, utilizzando qualsiasi oggetto che avremo tra le mani, così da aprici un varco tra le orde di non morti dallo sguardo decisamente poco sveglio, ma non per questo poco temibile. Non è tutto facile come, invece, potrebbe sembrare.

Corri… scappa… ci sono gli zombie!

Controller alla mano, iniziamo a destreggiarci con i comandi basilari all’interno di una stanza in compagnia del nostro secondo giocatore. L’obiettivo della missione cooperativa consiste nel raccogliere alcune componenti per assemblare una bomba e creare un diversivo. A cosa serva non è stato rivelato, ciò che sappiamo per certo è che raccogliere i vari componenti è meno immediato di quanto si possa pensare, in quanto non sono radunati tutti insieme e nemmeno si trovano sullo stesso piano. La ricerca di oggetti utili e fasi di combattimento si alternano, rendendo il gameplay vario e fluido.

Dying Light hands on provato

Tutta la fase di gioco è arricchita da delle mini-sfide tra i giocatori, che possono essere accettate o meno e che hanno come scopo, per esempio, quello di uccidere più zombie possibili in un determinato tempo, un tocco decisamente simpatico che rende la componente cooperativa ancora più movimentata! La missione si svolge senza particolari intoppi, gli zombie sono lenti, pochi e facili da abbattere, i nostri personaggi si muovono velocemente e agilmente tra i vari ostacoli presenti nell’edificio. All’interno di quest’ultimo non ci siamo mai trovati di fronte a corridoi vuoti ma piuttosto ad ambientazioni studiate in cui nulla è lasciato al caso, nemmeno gli ostacoli architettonici.

Libertà di movimento e… di fuga!

Una volta usciti dal palazzo cominciano ad emergere le caratteristiche parkour di questo titolo. Dopo aver preso confidenza con i comandi di gioco, superiamo qualsiasi cosa ci si pari davanti. Tutto ciò è possibile grazie alla libertà di movimento che prevede la presenza di salti, scivolate e tutto quello che può servire per muoversi alla massima velocità nel mondo di Dying LightImprovvisamente ci rendiamo conto che la luce del sole sta sparendo all’orizzonte e dopo pochi minuti ci ritroviamo al buio. Buio vero. Nel titolo Techland è presente un sistema giorno e notte che suddivide le fasi di gioco, difatti se di giorno possiamo permetterci il lusso di camminare tranquillamente per le strade, con l’avanzare dell’oscurità è bene iniziare a correre, correre molto velocemente! Accendiamo le torce, le ombre intorno a noi si fanno sempre più invasive ed iniziamo la corsa verso la base, mentre gli zombie con il buio diventano più aggressivi e potenti, quindi sarà meglio non buttarsi nella mischia!

Hunter: da predatori a prede – Multiplayer

Improvvisamente un avviso ci notifica la presenza di un Hunter! Nel mondo di Dying Light non c’è differenza tra single player e multiplayer e un altro giocatore può invadere il nostro tranquillo angolo di mondo post-apocalittico per darci la caccia nelle sembianze di uno zombie potente, veloce e letale! L’invasione è possibile solamente durante le fasi notturne e in queste occasioni prevede la presenza di sei vite in totale, condivise tra i vari giocatori umani, i quali hanno lo scopo di uccidere l’Hunter con l’utilizzo delle torce UV. La luce ultravioletta, infatti, lo rallenta rendendolo vulnerabile e lo fa bruciare e tornare nel mondo delle tenebre. Puntando la torcia verso il mostro, questo si proteggerà il muso, permettendoci di colpirlo fino all’abbattimento o costringendolo alla ritirata. Facile, direte voi. Invece non è proprio così! Mentre fuggiamo da questa bestia della notte, dovremo anche distruggere degli alveari, per impedire la nascita di nuovi Hunter. Ogni alveare contiene tre “bozzoli”, che andranno distrutti il prima possibile onde evitare la comparsa in gioco di ulteriori nemici, in queste fasi piuttosto concitate la collaborazione è la chiave per sopravvivere.

Dying Light hands on provato

Non sperate di correre come lupi solitari verso l’Hunter e riuscire nell’impresa, l’Hunter uccide con due zampate ben assestate, è più veloce di voi e quasi invisibile quando non è illuminato da una fonte luminosa! L’unico modo per individuarlo è usare un radar che ci dirà per pochi secondi la posizione del mostro sulla minimappa. Questo può essere usato senza problemi, ma ovviamente fermarsi a guardare la mappa non è proprio l’idea migliore, soprattutto se circondati dalle tenebre. Tutto va fatto in maniera frenetica: radar, mappa, correre, saltare, accendere la luce UV e poi di nuovo radar, mappa e sopravvivere. Le strategie per riuscire nella missione possono essere molte, si può correre insieme verso gli obiettivi e aiutarsi a vicenda per sconfiggere l’Hunter, oppure la classica tattica del “io faccio l’esca e tu completi la  missione”. In ogni caso, l’unico modo per vincere è cooperare. Dopo aver perso quattro vite, riuscendo a sconfiggere l’Hunter un bel po’ di volte,  giungiamo alla vittoria distruggendo l’ultimo bozzolo, con un sospiro di sollievo e un bel sorriso di soddisfazione!

Una grande sorpresa

Dying Light è stata una gradita sorpresa, il comparto tecnico è di ottimo livello, il passaggio da giorno a notte non è solo un fattore “estetico”, ma costringe anche a cambiare totalmente strategia di gioco. Infine la frenesia, soprattutto nella fasi più concitate, vi farà sudare qualche camicia!Dovendo scegliere due parole per descrivere questo gioco potremmo dire: adrenalina e divertimento.

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