Doom è un pezzo di storia videoludica che non può lasciare indifferenti e sul quale tutti, almeno una volta abbiamo messo le mani ma che da ormai dieci anni era scomparso da questo mondo. ID Software ha sorpreso tutti nel corso dell’E3 2015 annunciandone il ritorno in una veste speciale. Come avevamo ricordato nella nostra precedente anteprima scritta proprio dopo l’evento di Los Angeles, il Doom del 2016 non riporterà alcun numero dopo di esso o sottotitolo ad indicare un vera e propria rinascita, nonché reboot, del brand.
In questi mesi lo sviluppo del titolo sembra essere proseguito esattamente come la software house aveva progettato e dopo mesi di attesa anche io, sfruttando l’occasione della open beta, sono riuscito a mettere le mani sul multiplayer online di questo gioco. Una open beta risicata, disponibile per appena tre giorni, ma che è stato abbastanza per mostrare i punti fondamentali della modalità online.
Doom 3 è stato il capitolo che si è allontanato maggiormente dalla frenesia classica del brand, ma nel comparto online era rimasto saldo al dinamismo e agli scontri ricchi d’azione. In questo Doom possiamo notare come il mood generale di questa modalità sia rimasto pressoché invariato con tante armi a disposizione, bonus speciali e maledizioni che permettono di evocare oscuri demoni ma al tempo stesso introduce numerose novità.
Tuttavia è passato ormai tanto tempo dai giorni d’oro del precedente capitolo e forse il paragone migliore che si può utilizzare per descrivere il multiplayer online di Doom è: il perfetto connubio tra Halo e Nosgoth. Quest’ultimo, chi non lo conoscesse, è un gioco free-to-play di natura sparatutto nel quale è possibile controllare diversi mostri e demoni all’interno di un’arena – purtroppo il progetto è stato ufficialmente chiuso -.
Nonostante i salti potenziati, il sistema di personalizzazione e di progressione dei personaggi, lo stile degli anni ’90 è decisamente ritornato con questo Doom, anche se in rete già fioccano i feedback negativi. Forse perché ci siamo dimenticati come fosse prima, forse perché titoli così altisonanti rendono sempre le aspettative troppo alte o forse perché non ci accontentiamo mai, ma il prodotto di ID Software, che sarà finito e definitivo solo dal 13 maggio, non sembra uscire più tanto dal proprio tracciato.
Ciò che coglie subito alla vista è l’ambientazione delle mappe in stile Doom al 100%, a metà tra le stazioni spaziali futuristiche e grotte protagoniste di mistici riti demoniaci. In queste, il design a più livelli di altezze permette una vastissima opportunità di movimento e possibilità di ingaggio grazie anche alla presenza di numerosi varchi dimensionali che permettono il rapido spostamento nelle mappe, ascensori gravitazionali e un jetpack posto sull’armatura dei combattenti che gli permette di compiere ampi balzi in alto.
Oltre alle “classiche armi futuristiche”, che poi andremo ad esaminare nello specifico, bisogna prima di tutto parlare dei bonus demoniaci disponibili nelle varie mappe. Come già visto in altri titoli, nell’area di gioco saranno presenti speciali altari che si attiveranno in specifici momenti della partita e rilasceranno una runa; se raccolta la runa permette di avere un buff temporaneo ad una delle proprie caratteristiche oppure tramutarsi in un vero e proprio demone.
Tale trasformazione è ovviamente ambita da tutti i giocatori in partita poiché permette di rivoluzionare il proprio gameplay assumendo forme diaboliche e ottenendo una forza nonché una resistenza straordinaria. Nelle mie partite è stato possibile provare solo il Revenant, uno dei personaggi più iconici della serie con le sembianze di uno scheletro dotato di un potente jetpack e due distruttivi lanciarazzi posti sulle sue spalle.
Il grande potere racchiuso dentro le rune le rendono una risorsa importante e positiva, ma al tempo stesso negativa, una volta raccolta le proprie abilità migliorano ma al tempo stesso si è presi di mira da tutto il team avversario poiché la sconfitta del demone prima dello scadere del tempo della runa permette di raccoglierla nuovamente.
Il PEGI 18 su Doom non è da sottovalutare, solo nella modalità multiplayer abbiamo potuto notare una vasta gamma di azioni speciali e alquanto brutali eseguite in diverse occasioni per mettere fine alla vita dei nemici. Esplosioni, budella che fuoriescono in ogni direzione e massicci spruzzi di sangue non mancheranno mai nella produzione ID Software e del resto erano piccoli elementi che non potevano assolutamente mancare.
Queste cascate di sangue unite all’atmosfera cupa, ai vari demoni e alla frenesia del titolo sapranno divertire notevolmente chiunque posi lo sguardo su questo gioco. Ho provato la versione Xbox One della beta e il risultato a livello tecnico è appagante, con 60 FPS più o meno stabili e una qualità grafica generale assolutamente degna di nota nonostante il downgrade per stabilizzare il framerate.
All’interno delle partite non ci si ferma praticamente mai e questo grazie anche al fatto che non è necessario ricaricare le armi o fermarsi a raccogliere munizioni o altri oggetti. Questi ultimi saranno posizionati sotto forma di casse di tre colori diversi (blu per la vita, verde per l’armatura e gialle per le munizioni) che vengono raccolte automaticamente al nostro passaggio. Le armi, quasi tutte futuristiche e con vari sistemi di fuoco avranno raramente bisogno di un tempo di ricarica ed in ogni caso questa sarà sempre effettuata in modo automatico.
La scelta di quale delle tante bocche da fuoco utilizzare è vitale poiché il bilanciamento delle stesse non è sempre accurato ed alcune sono molto più utili ed efficaci di altre.
Le armi non rappresenteranno l’unico equipaggiamento dei nostri soldati infatti, oltre alla possente armatura, questi porteranno con loro anche oggetti di morte aggiuntivi e speciali come granate, teletrasporti portatili w via dicendo, ma soprattutto perk speciali attivabili dopo la morte e prima del successivo respawn in grado di offrire qualche piccolo bonus di armatura o di controllo della mappa.
In questo modo ci si può subito rimettere in pista dopo una sconfitta ma nel complesso, a meno che non si sia davvero esperti, è difficile sopravvivere per un lungo periodo di tempo. Questo non è per forza un male e rende gli scontri sempre veloci e dinamici. La precisione non è essenziale in Doom, ma è fondamentale la rapidità di azione, combinare i vari tipi di attacco delle armi o sostituire le bocche da fuoco è essenziale per la vitoria.
In definitiva Doom sembra aver raggiunto un ottimo compromesso tra gli shooter arena anni ’90 e gli sparatutto in prima persona odierni, a mio parere paragonarlo ad un Call of Duty qualsiasi è errato poiché offre un esperienza di gioco completamente diversa anche se il confronto con Halo è vicino ma, ripeto, diverso. Staremo a vedere cosa ID Software modificherà in questo ultimo mese prima dell’uscita del gioco che ricordiamo essere prevista per il 13 maggio su console Xbox One, PlayStation 4 e PC.