La conferenza Sony a Los Angeles è stata, senza ombra di dubbio, tra le più convincenti dell’E3 2016. Tra le bombe dell’evento merita di essere citato il nuovo God of War, a cui abbiamo già dedicato un’anteprima. In questa sede, da appassionato del survival zombie, vorrei parlare di Days Gone: si tratta di una nuova e interessante IP esclusiva Playstation 4.
Il titolo è attualmente in sviluppo e non si conosce ancora una data di uscita. Conoscendo i tempi di Sony e il trend dei giochi mostrati agli E3 degli ultimi anni, è probabile che Days Gone arriverà sui nostri scaffali non prima di un anno e mezzo o due anni, quindi dalla fine del 2017 in poi.
Di cosa si tratta, in sostanza? Di un videogioco action in terza persona, open world e dalle componenti – oltre che sparatutto e sopravvivenza – fortemente esplorative. Saremo chiamati a vestire i panni di un sopravvissuto errante che, in un mondo devastato da un virus sconosciuto, dovrà avere la meglio contro orde di non morti e non solo.
Il gameplay, estrapolato dalla demo mostrata all’E3 2016, ha mostrato una sequenza di gioco abbastanza inusuale e di un impatto decisamente notevole, soprattutto per un videogioco. Gli elementi da open world si capiscono già dai primi istanti: dalla vastità dell’ambiente di gioco e dalla minimappa, presente in basso a sinistra e raffigurante diverse missioni o punti nevralgici disseminati nel mondo di Days Gone.
Come nei canoni del genere ritroviamo sequenze di crafting durante le fasi di esplorazione, sia per il recupero di munizioni per le proprie armi – in questo gameplay ne contiamo quattro tipologie: pistola, fucile d’assalto, arma da mischia e da lancio – sia per il potenziamento di esse. Ambienti interni ed esterni sono in funzione della componente esplorativa: entrando in una cucina è possibile reperire cibo o medicazioni, nei pressi di un tavolo da lavoro invece troveremo proiettili utili per le armi.
Come avviene in quasi tutte le storie di apocalisse zombie, non sono soltanto i morti viventi a costituire un pericolo per i protagonisti, ma anche i viventi stessi. Mercenari e briganti che tenteranno di prendere tutto ciò che è vostro e che per questo vanno affrontati. Dopo un breve inseguimento di questo misterioso nemico, il protagonista si ritrova bersaglio di un’immensa orda di zombie e qui inizia la parte più interessante della demo.
Se fino a quel momento Days Gone non mi aveva impressionato se non per l’evocativa e degradata ambientazione, a fronte di un gameplay apparentemente divertente, ma poco innovativo, la sequenza di fuga dall’enorme mandria di zombie è una meraviglia. Si tratta di una delle fasi più ansiogene che questo genere ricordi: gli zombie sono inarrestabili e al protagonista non resta altro da fare se non scappare qua e là per far scattare trappole che servono solo a rallentarli.
Qui emerge tutta la potenza tecnica e grafica di Days Gone: l’impatto visivo è superlativo sin dall’inizio, ma è la presenza di simili masse su schermo a determinare i muscoli del motore grafico del titolo.
Il main concept di Days Gone non è certo una perla d’innovazione, questo però non deve essere per forza un punto a suo sfavore. È impossibile prescindere questo nuovo titolo dal pluriacclamato The Last Of Us. In questo senso Days Gone può essere considerato l’erede spirituale del capolavoro di Naughty Dog – pur continuando personalmente a sostenere e sperare che le avventure di Ellie e Joel non siano ancora finite.
The Last Of Us lo ritroviamo soprattutto nell’atmosfera country e nell’estetica delle ambientazioni. Days Gone è chiamato, dunque, al non facile compito di eguagliare The Last Of Us non tanto in termini tecnici – i mezzi a disposizione sembrano già superiori – ma per sceneggiatura, trama e spessore dei personaggi. È indubbio che i rapporti umani saranno alla base anche di Days Gone, lo si evince anche dal trailer di annuncio, ma sarà tutto da vedere se la storia raccontata da Bend Studio sarà all’altezza delle pietre miliari del genere apocalisse zombie e non mi riferisco soltanto al settore videoludico.
Osservando la demo è chiaro quanto anche un prodotto come The Walking Dead abbia influenzato l’estetica di Days Gone. Se il comparto artistico è chiaramente ispirato a TLOU, ritroviamo anche numerosi elementi che attingono allo show di AMC: a partire dall’aspetto del protagonista, che per certi versi mi ricorda il Daryl di Norman Reedus, ma anche ai toni esageratamente splatter del titolo – certi scorci, come quello dell’esercito zombie, sono un chiaro richiamo ad alcune delle scene più iconiche della serie tv ispirata al fumetto di Bob Kirkman.
In conclusione, Days Gone è un titolo che potrà avere solo uno tra due risultati: essere un capolavoro assoluto o un flop totale. Il successo di questa esclusiva Playstation 4, che non brilla per innovazione tecnica almeno in apparenza, dipenderà esclusivamente dal comparto narrativo. Non sarà facile, visti gli eccellenti suoi predecessori, pietre miliari di questo genere. L’attesa è ancora lunga e fino alla release, Bend Studio ha tutto il tempo di rivelarci più di qualche sorpresa.